2011 pt.7

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Roma, Lunedì 12 Settembre 2011


"Guarda qua." Dissi entusiasta a Mika buttandomi sul divano accanto a lui, porgendogli il nuovo album.
"Perché no si vede tv, Marco?" Mi domandò continuando a pigiare i tasti del telecomando in modo molto concentrato, ignorando la mia affermazione precedente.
"Ho smesso di pagare il canone, ma alcuni canali si dovrebbero vedere." Gli risposi perplesso abbassando la mano.
"Perché tu ha smeso?" Proseguì a chiedermi cercando qualche canale che si vedesse.
"Mi sono stufato e dovevo concentrami su altro." Gli dissi guardandolo con aria estremamente confusa. Ma perché...
"Oh, okay." Continuò a guardare lo schermo nero. Mi alzai deluso dal divano con l'intenzione di tornarmene nel mio studio, ma sentii la sua mano afferrare il mio braccio e tirarmi bruscamente a sé, facendomi cadere su di lui di peso. "Let me tell you, honey. You are a fucking sexy idiot." Affermò divertito per, poi, portarsi a pochi centimetri dalle mie labbra.
"Io?!" Esclamai guardandolo arrabbiato, cercando di rialzarmi, ma risultò difficile, visto il fatto che mi continuò a bloccare tenendomi stretto. "Lasciami, lasciami!" Urlai quando cominciò a farmi il solletico, cercando di prendere il cd, che tenevo lontano da lui il più possibile, allungando il braccio.
"Oh, come on!" Cercò di afferrarlo senza riuscirci, anche se non riuscii bene a capire il perché, visto la sua smisurata altezza.
"Sei stato un maleducato." Continuai a dimenarmi, finché mi prese per i fianchi sollevandomi leggermente e ritirandomi sul divano per, poi, mettersi sopra di me, bloccando con gambe e braccia qualsiasi mio tentativo di fuga.
"E tu eres tropo facile da inganare." Sussurrò provocante sulle mie labbra e buttandosi a capo fitto su di loro. Tuttavia, le serrai cercando di resistere il più possibile, ma, quando fece un lamento contrariato e mi morse senza troppa cura quello inferiore con i suoi incisivi, facendomi fare un piccolo gemito, ne approfittò per intrufolarsi nella mia bocca.
"Stronzo..." Farfugliai infastidito lasciandolo fare. Lo sentii sorridere soddisfatto, fino a quando improvvisamente afferrò il disco staccandosi da me e rimettendosi a sedere sul bordo del divano, osservandolo in silenzio. Non gli piace? "Ehm, che ne pensi?" Domandai incerto posizionandomi dietro di lui, per avvolgerlo meglio tra le mie braccia e tra le gambe.
"This photo." Disse indicando la foto di copertina, portandosi poi il dito sul labbro inferiore, pensieroso.
"N-non ti piace?" Girò immediatamente la testa portando il suo sguardo su di me. Come biasimarlo?
"No, it's perfect. Your eyes are so... perfect." Rispose sorridendomi, facendomi arrossire leggermente. Abbassai lo sguardo imbarazzato poggiando la testa sulla sua schiena. Mi accarezzò dolcemente i capelli tirandoli indietro. Dio, questo gesto...
"G-grazie." Dopo tutto quel tempo riuscivo ancora ad imbarazzarmi in quel modo, diamine...
"Why Solo 2.0?" Mi domandò, dopo un po'.
"Solo, perché come tema ho deciso di trattare la solitudine, ma in tutte le sue sfaccettature, anche quelle positive." Gli spiegai prendendogli una mano. "2.0 perché, in termini moderni, è un aggiornamento." Continuai.
"Agiorname... what?" Mi chiese confuso girandosi di nuovo, aprendo il cd e prendendo il libretto al suo interno.
"Un cambiamento." Risposi divertito accarezzandogli la guancia. "Pone fine al vecchio Marco." Mi sorrise dolcemente avvicinandosi a me, rimettendo di nuovo in contatto le nostre labbra.
"A me piace Marco. Tu no è cambiato."
"Quel Marco che soffriva, per qualsiasi cosa, ha cominciando ad andarsene piano piano, quando sei arrivato tu." Si morse timidamente il labbro inferiore per, poi, stringermi forte a sé.
"So, posiamo stare finalmente together per un po'?" Mi domandò poggiando il suo viso sulla mia spalla.
"Ecco, Mika, io a fine Novembre inizio un tour promozionale." Si staccò immediatamente da me sistemandosi sul divano, per guardarmi meglio.
Quell'espressione un po' spaventata e sorpresa, che mi fece perdere l'ennesimo battito per la paura di quello che avrebbe potuto dirmi, si trasformò in un leggero sorriso, poco dopo.
"Manca tanto. Andare te venire a Londra con me?" Mi guardò negli occhi, con i suoi che improvvisamente risultarono di un colore leggermente grigio.
"Possiamo andare a Londra, Parigi, Los Angeles, Dublino, dove vuoi. A me basta stare con te."
"I love you." Disse dolcemente baciandomi ancora, vagando esperto sulle mie labbra. "Tonight." Lo guardai confuso, per un secondo, aggrottando la fronte. "Ha meso 'Tonight' nel disco." Spiegò.
"Sì, ho deciso di inserirla. Mi piace ed è tua." Ricominciai a giocare nervosamente con le sue dita affusolate.
"And you?" Distolse il mio sguardo dalle sue mani, alzandomi il viso. "Are you mine?" Sembrava un bambino in cerca di conferme.
"Non dubitarne mai." Lo rassicurai baciandolo, di nuovo, sentendolo poi sorridere soddisfatto. Mi spostò delicatamente e mi fece distendere mentre cercava di approfondire, ancora di più, quel contatto. "Amore," Lo richiamai staccandomi. "devo dirti una cosa." Mi invitò a proseguire con lo sguardo.
"Are you pregnant?" Chiese scherzoso poggiando le mani sulla mia pancia.
"Idiota." Lo presi in giro dandogli uno schiaffetto dietro la testa. "Stai perdendo dimestichezza con l'italiano." Dissi ridendo leggermente dall'espressione contrariata assunta dal suo volto.
"Io no ha mai avuto visions mistiche su italiano." Affermò confuso arricciando il naso.
"Ma..." Scoppiai in una fragorosa risata. "partendo dal fatto che non si possono avere visioni mistiche sull'italiano, che io sappia." Continuai a ridere prendendomi gioco di lui, che continuava ad osservarmi con sguardo minaccioso. "Hai bisogno di qualche altra lezione di italiano." Gli accarezzai dolcemente i riccioli stringendoli lievemente in un pugno, dopo aver smesso.
"Oh, yes. I know it." Si avvicinò al mio viso soffiando sulle mie labbra per, poi, spostarsi a dare dei piccoli baci sul mio collo. Al diavolo il suo italiano. Lo amo così com'è.
Presi il suo viso fra le mani tirandolo delicatamente a me, cominciando a baciarlo con sempre più foga. Quando la sua lingua andò ad accarezzare dolcemente la mia, cercai di ribaltare le posizioni, ma me lo impedì nuovamente.
"Tutta la palestra che sto facendo, non serve a niente, evidentemente." Dissi affannato staccandomi.
"Ssh." Mi azzittì leccandomi dietro l'orecchio, scendendo fino al collo. Sospirai a quel contatto affondando ancora le mie dita fra i suoi riccioli perfetti. Quando sentimmo il campanello suonare, però, respirai rumorosamente adirato e contrariato buttando la testa all'indietro sul bracciolo del divano, mentre Mika si staccò di malavoglia da me alzandosi. "Aspetava someone? Cris?" Mi domandò andando verso la porta.
"Veramente, no." Mi riabbassai velocemente la maglietta, che non mi ero neanche accorto mi avesse sollevato.
"Io no poso aprire, alora, Marco." Disse allontanandosi, andando in camera da letto. Era molto prudente su certe cose, e non mi dispiaceva più di tanto.
Solo quando lo vidi scomparire dietro la porta, aprii a chi aveva suonato.
"M-Marta." La chiamai paralizzato. Da quando era successo quello che era successo, Mika non l'aveva più rivista e non sapevo come avrebbe potuto reagire. "Che ci fai qui?" Le domandai abbassando la voce, uscendo ed accostando la porta.
"Marco, stanno facendo una gran pressione sulla tua omosessualità." Disse senza troppe cerimonie.
"Non sarebbe la prima volta. E poi, avevamo deciso che non avrei detto niente, quindi qual è il problema?" Chiesi confuso. "Sanno di Mika?" Continuai, subito dopo, facendomi gelare, da solo, il sangue a quelle mie parole.
"No, tranquillo. Il problema è che ne ho parlato con alcuni dello staff e loro..."
"Che hai fatto?!" La interruppi con espressione che vagava fra lo sconvolto ed il furioso.
"Fammi finire. Ho detto loro che hai un compagno, non che è Mika." Si giustificò.
"Non c'era bisogno di dirlo, comunque!" Esclamai contrariato sbraitando. "Più persone sanno, più io e Mika rischiamo, diamine!"
"Ecco perché, mi hanno dato un consiglio, non proprio da scartare alla prima." Consiglio?
"Spiegati meglio." La incitai, di nuovo, a continuare.
"Beh, quando io e te siamo in pubblico, insieme, dovremmo sembrare, sì, beh, più che amici..." Disse guardandomi negli occhi. Cosa? E se questo compromettesse il mio rapporto con Michael? Dio, no...
"I-io non lo so, Marta. Dovrei parlarne con lui." Dissi guardandomi nervosamente le mani.
"Fallo. Poi vediamo." Sembrava essersi calmata, da quando ero andato ad affrontarla a casa sua. Aveva abbassato la cresta, come si dice solitamente.
"Io non voglio prendere in giro i miei fan, però." Continuai ancora più contrariato di prima.
"Tu e Mika non potete uscire allo scoperto." Ha ragione, però...
"Scelta più sua, che mia." Affermai deluso. "V-vuoi entrare?" Le chiesi aprendo leggermente la porta.
"C'è Mika?" Mi domandò titubante.
"Sì..."
"Allora, meglio di no. Fammi sapere." Rispose semplicemente andandosene. Dio, se è strana.

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