Roma, Mercoledì 26 Settembre 2012
Da quando il nuovo album di Mika era uscito, non avevo più avuto l'opportunità di vederlo per più di ventiquattro ore. Detestavo davvero questi periodi in cui i nuovi dischi uscivano. Significavano interviste, promozioni e tour. Insomma, significavano un nostro inevitabile allontanamento. Io volevo godere di ogni momento insieme a lui, ma sapendo che non lo avrei rivisto più per un bel po' non riuscivo a farlo appieno, e probabilmente avrei dovuto fare esattamente il contrario. Stare insieme a Michael era fantastico, ma il pensiero di non averlo al mio fianco per non poco tempo mi tormentava, snaturando ogni momento passato insieme. Sembravo di cattivo umore, anzi lo ero, perché senza di lui non riuscivo a stare ormai. Un piccolo puntino su un grande foglio bianco, dalle mille sfumature, ed il fatto ancora più sorprendente era che erano tutte sfumature estremamente vivaci, che riuscivano a descrivere e dare felicità ed amore.
Mentre lo osservavo dormire, cercavo di memorizzarmi sempre di più la sua immagine, cercando di farla restare permanente nella mia mente. Probabilmente, già lo era e quella era solo una scusa per continuare a guardarlo in modo alquanto maniacale. Ma quei suoi occhioni chiusi, quelle labbra a forma di cuoricino schiuse, a far intravedere quei suoi due adorabili incisivi, la guancia leggermente gonfia, poiché schiacciata contro il cuscino, ed il suo braccio che andava ad avvolgere calorosamente la mia vita e la sua mano che stringeva appena il mio fianco, erano qualcosa che doveva permanere nella mia mente, perché spesso mi sarei ritrovato la notte a desiderarlo accanto a me. Rendendomi conto del fatto che fosse un po' troppo scoperto, però, gli sistemai meglio la coperta per, poi, accarezzargli delicatamente il viso che, da rilassato, si contrasse lievemente. Quando dormiva si rendeva conto di tutto, io, invece, proprio no. Molto spesso, poteva lanciarmi qualsiasi cosa addosso, e non me ne sarei reso affatto conto. Anche se, secondo me, quel suo stato di dormiveglia era stato dovuto, in particolare, dalle sue paure più profonde. Scacciai via quei pensieri, concentrandomi su quell'angelo addormentato che riempiva le mie giornate di tranquillità e gioia. Con Melachi che dormiva beatamente fra le sue gambe e la testa pesantemente posata sulla sua coscia, riusciva ad essere una visione sorprendentemente ancora più dolce.
Mi sembrava incredibile che, il giorno appena prima del concerto che avrebbe aperto ufficialmente il tour, fosse riuscito a trovare del tempo per tornare a Roma da me per, poi, ripartire qualche ora più tardi. E si poteva dire che, alla fine, fosse venuto a passare solo la notte con me. Ed era bellissimo poterlo sfiorare con dolcezza. Non c'era stato bisogno di fare l'amore quella volta. Volevamo solo dormire uno al fianco dell'altro, per l'ultima volta per tanto tempo. Abbracciati. Uniti.
Ormai mancavano poche ore al suo volo, quindi andai a posare la mia mano sul suo viso accarezzando dolcemente con il pollice il suo labbro inferiore sporgente e con gli altri polpastrelli andai a toccare delicatamente il profilo del suo collo ed il suo orecchio, mentre col palmo riscaldavo la sua guancia rilassata. Sentii qualche mugugno e qualche lamento uscire dalla sua bocca, sulla quale posai la mia azzittendolo. Menta. L'unico uomo che sapeva di menta appena sveglio. Le freschezza mi invase ed il suo sapore dolciastro e pungente, ma piacevole, andò a prendere posto della secchezza e l'amarognolo mattutini. Lo vidi serrare gli occhi ed aprirli lentamente e, una volta resosi conto di chi aveva davanti, lo sentii sorridere e sistemarsi meglio sul letto cominciando a ricambiare velocemente al bacio. Il fruscio delle coperte, accompagnato dai nostri piccoli tentativi di riprendere fiato, fu seguito da un rapido movimento da parte di Michael, che si portò su di me, senza mai interrompere il contatto, ed affondò le sue dita fra i miei capelli. Gli strinsi fortemente i fianchi, per tenerlo stretto, fino a quando cominciai a vagare su quel suo corpo perfetto. Con una mano salii fino ai suoi riccioli corti, sentendone tuttavia la consistenza delicata e morbida, mentre l'altra la infilai sotto la maglietta del suo pigiama, toccando la sua pelle alquanto calda. Ma non bollente, è dolcemente calda, come se riuscisse a rilassare. Scese lentamente verso il mio collo facendomi fare un altro piccolo sospiro di piacere, fino a risalire sulle mie labbra. Un altro paio di schiocchi e lo vidi staccarsi delicatamente da me, riaprendo finalmente i suoi occhi.
"Buongiorno." Disse semplicemente sorridendomi ed accarezzandomi dolcemente la guancia con un paio di dita.
"Buongiorno." Ripetei sussurrando, ma le parole mi morirono come in gola, quando mi ricordai che quel risveglio per molto tempo non lo avrei più avuto.
"Are you okay?" No.
"Sì," Mentii andando nuovamente contro i miei pensieri. "sono solo ancora un po' scombussolato da questo meraviglioso inizio di giornata." Aggiunsi vedendolo sorridere ancora e posare la sua fronte contro la mia. Mi mossi appena facendo sfiorare i nostri nasi, fino a quando sentii la sua mano stringermi e tirarmi appena la maglietta. Lo guardai confuso e spaventato mi affrettai a chiedergli spiegazioni. "Stai bene?" Annuì prendendo la mia e darle un trattamento più delicato.
"Vuole solo sentire ancora il sapore delle tue labra." Rispose per, poi, riunirle esaudendo magicamente un altro mio desiderio.
"V-vorrei accompagnarti all'aeroporto, ma..." Tentai di iniziare a spiegare una volta posto fine anche a quel meraviglioso contatto.
"Don't worry," Mi interruppe accarezzando il mio labbro superiore. "I know. Tu ha registrazioni."
Potei notare, tuttavia, un piccolo velo di malinconia ed un piccolo velo di delusione nei suoi occhi e nel suo tono di voce, ma decisi di non appesantire quel momento. Mi limitai a stringerlo fra le mie braccia ascoltando i battiti del nostro cuore andare all'unisono ed i nostri respiri diventare, man a mano, regolari.
Eravamo esattamente nella stessa situazione di undici mesi prima: uno di fronte all'altro con occhi dalla tristezza velata da un piccolo sorriso forzato. La cosa peggiore, però, era che saremmo stati di nuovo in quel modo solo qualche mese dopo, successivamente all'uscita del mio di album, già in fase di elaborazione. Mi prese delicatamente per mano facendomi portare timidamente lo sguardo su di lui. Gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente dandole una cornice appena accentuata dalle sue fossette. Feci la stessa cosa, ma di certo senza la perfezione che tanto lo caratterizzava. Sembravamo due persone che si stavano per dare l'addio, ma di fatto per fortuna così non era. Tuttavia, il pensiero che non l'avrei visto come volevo per mesi e mesi, mi dava quella terribile impressione. Ma insomma, c'è di peggio, no? C'è gente che deve salutare i propri cari mentre vanno in guerra! Eppure, faceva così male lo stesso, ogni santissima volta.
"Marco, io ti deve dire un po' di cose, prima de partir." Esordì con sguardo incredibilmente serio. Oh Santo Dio, ti prego, fa che non sia qualcosa di brutto.
"Dimmi." Dissi, a mia volta, non vedendo alcun proseguimento da parte sua, stringendo ulteriormente le sue mani.
"In realtà, sono due cose solo, but molto importanti." Affermò con tono pacato, ma riuscii a notare, tuttavia, un piccolo filo di nervosismo e preoccupazione nelle sue corde vocali. Abbassai le spalle perplesso e lo invitai a continuare con un semplice cenno di capo. Sospirò come a prendere coraggio chiudendo qualche secondo gli occhi per, poi, riaprirli e cominciare a parlare. "Il tour inizia domani, come tu sa, but tu no sa quando finisce. Well... it dovrebe finire quasi seguramente in July." Eh?!
"Luglio?!" Esclamai sorpreso abbandonando la sua presa.
"D-don..." Si bloccò di colpo non sapendo neanche lui cosa dire effettivamente. Ma che potrebbe dire, alla fine?
"Mika, un tour è pesante da intraprendere, e lo so che per te non è assolutamente la prima volta, ma è quasi un anno!" Aprì la bocca per ribattere con qualcosa di certo senza senso, ma lo interruppi ancora prima che potesse cominciare a farlo. "E noi?" Già. E noi?
"Noi no cambiamo comunque." Rispose ricongiungendo rapidamente le nostre mani. "Io ha tre date en Italia, per ora ufficiali, anche a Roma e a Milano." Aggiunse accarezzandomi dolcemente una guancia. Crede sul serio che due giorni su non so quanti sarebbero bastati? "Oh, please, Marco no guardarme così." Non sapevo che faccia avessi fatto esattamente, ma non mi interessava in quel momento. "E poi, ce saranno dele pause in qualsiasi caso di qualche giorno o qualche week, so noi posiamo stare insieme." Mi lasciai in parte convincere da quelle parole. Abbassai la testa sentendo, non molto tempo dopo, Michael alzarmela delicatamente e rivolgermi un sorriso comprensivo per, poi, avvolgermi dolcemente nel calore delle sue braccia, tra le quali riuscivo a sentirmi completamente a casa. Lo strinsi ulteriormente a me, come a volermi impregnare completamente del suo inebriante profumo. Quando sciolse l'abbraccio, però, mi ricordai che c'era qualcos'altro che doveva dirmi, e, per quanto cercassi di prepararmi al peggio, l'ansia cresceva e cresceva sempre di più. "L'altra cosa è che my cameraman resta Andy." Disse tutto d'un fiato.
"An... A-Andy?" Ripetei come paralizzato.
Non poteva essere vero. Non poteva aver deciso di farsi accompagnare per mesi e mesi dal suo ex compagno. Già riuscivo a vederli sempre in contatto, mentre Andrew se lo mangiava con gli occhi e Mika, ingenuo com'era, si sarebbe lasciato abbindolare un'altra volta. Ed io? È la fine. È la mia fine. Sarei stato lontano da lui ed a colmare la mia mancanza ci sarebbe stato proprio quel cameraman. Ma come poteva aver preso una decisione del genere? Insomma, io non contavo assolutamente niente allora.
"Amore, no preoccuparte, io sa quelo che fa." Cercò di rassicurarmi, anche se risultò assolutamente inutile.
"Michael, quello è il tuo ex." Dissi semplicemente con tono e sguardo estremamente dubbioso.
"Yes, but tu è mio ragazzo, okay? No te deve preoccupare." Ritentò facendomi uno dei suoi sorrisi rassicuranti, che, però, quella volta non riuscì ad avere molti effetti su di me.
"Non credi di chiedermi un po' troppo?" Replicai leggermente indispettito.
"Listen, he is mio amico, capisci?" Incrociai le braccia al petto, ancora più contrariato di prima." A-and è stato my first true love." Sputò fuori come se fosse stata la cosa più normale e giusta da dire in quel momento. Tuttavia, risultò assolutamente la più sbagliata. Ero geloso, e forse questo lui lo sapeva, ma era anche la verità. Però, mi dava comunque fastidio pensare che per lui, io non ero stato il primo vero amore. Non ero stato il primo ragazzo. Non ero stato il primo a toccare le sue labbra. Non ero stato il primo con cui aveva fatto l'amore. Non ero stato io il primo a farlo sentire completo. Invece, lui per me era stato tutte quelle cose meravigliose. Rilassai il viso, come a fargli assumere un'espressione quasi delusa, e forse di fatto lo ero, ma vidi il suo assumerne una preoccupata, mentre afferrava nuovamente le mie mani, slacciandole e togliendole da quella posizione. "Sorry." Fu quasi un sussurro il suo.
"Non preoccuparti." Feci un piccolo sorriso forzato chinando appena la testa da un lato, guardando a terra, quasi intimidito.
Sapeva di aver sbagliato e sapeva di avermi ferito, ma cercai di non darlo a vedere in ogni caso. Stava per partire per un tour e doveva stare tranquillo. Stava bene, finalmente. Alla fine, mi ero riuscito a far spiegare cosa avesse esattamente: affaticamento cronico e febbre da stress. Assurdo, davvero. Tutta quella situazione gli aveva dato una tensione, da causargli ciò. Ma grazie alle direttive del medico, che oltre al riposo gli aveva detto di tenersi in forma e di seguire anche determinate abitudini alimentari. Non so il perché, l'unica cosa su cui mi ero riuscito a concentrare in quei momenti era sul viso di Mika, rilassato e felice dopo troppo tempo.
"Marco..."
"Promettimi solo che ci sentiremo ogni volta che potrai." Lo interruppi, prima ancora che potesse cominciare a dire qualcosa che mi avrebbe fatto cambiare ulteriormente stato d'animo.
"Te lo prometo." Soffiò avvicinandosi alle mie labbra e posandoci le sue, in modo delicato, ma quasi disperato.
Fu un contatto, piccolo ma intenso. Non mandammo le nostre lingue ad esplorare le nostre bocche. Eravamo forse entrambi in imbarazzo, lui per quello che aveva detto ed io per lo stesso identico motivo, ma andava bene così.
"Beh, allora, ci vediamo presto." Dissi appena posi fine al nostro contatto. Mi sorrise semplicemente per, poi, prendere lo zaino che si era portato dietro ed uscire, ma lo bloccai prendendogli una mano facendo riportare i suoi occhi su di me. "Ti amo." Glielo dovevo dire, glielo dovevo ricordare assolutamente.
"Anche io." Disse, a sua volta, accarezzandomi dolcemente il dorso con un dito e scomparire dietro la porta.
Forse, però, speravo in un altro bacio, magari con più sentimento. Non un bacio a stampo, ma uno dei nostri baci, quelli che parlavano per noi e sapevano di noi, quelli che univano non solo le nostre labbra, ma anche i nostri cuori, che battevano così forte insieme che sembravano una cosa sola. Siamo una cosa sola.
Sabato, 10 Novembre
In quei giorni ero venuto a sapere che Mika sarebbe venuto a Roma per un concerto all'Atlantico, ma l'avevo scoperto solo grazie a Cris, che l'aveva letto da qualche parte su internet. Lui non mi aveva neanche chiamato per avvisarmi ed io c'ero rimasto non poco male. Stavo cercando di capirlo, ma la promessa? Beh, forse non ha tempo, idiota. Ma neanche un messaggio?
Quelle sei settimane senza di lui erano state troppo difficili, e, per quanto cercassi di non pensare a lui ed Andrew in continuo contatto, non ce la facevo. Ogni volta che la paura si faceva sentire di più, gli scrivevo oppure provavo a chiamarlo, molte volte senza ricevere una risposta immediata. Alcune volte le ricevevo con ore ed ore di ritardo. Non volevo essere asfissiante ed opprimente, ma ero terrorizzato all'idea di saperli l'uno avvinghiato all'altro, dopo tanto tempo. Sarebbe bastato un piccolo sguardo ed Andy sarebbe riuscito a perdersi negli occhi di Mika, e viceversa. Si vedranno, si avvicineranno e senza accorgersene saranno l'uno sulle labbra dell'altro. Oh, no.
Non è poi per sempre
Voglio vivere ogni istante
Eri tu.
Lui non è speciale...
"Marco, Marco, fermati!" Sentii la voce di uno dei tecnici chiamarmi e la base della canzone interrompersi subito dopo.
"Che c'è?" Domandai confuso togliendomi appena le cuffie e scostandomi dal microfono. "Allora?" Continuai non ricevendo alcuna risposta da dietro il vetro, dal quale vedevo Marta con il capo chino, a guardare per terra.
"Hai detto 'lui non è speciale'." Mi informò dopo un piccolo momento di esitazione riavvicinandosi all'altoparlante. Merda.
"Oh, scusate." Dissi in imbarazzo portandomi una mano dietro al collo grattandolo nervosamente.
"Okay, ricominciamo." Affermò semplicemente portando lo sguardo sulla mia manager che, a sua volta, mi guardò con occhi estremamente dispiaciuti.
Le feci un piccolo sorriso per rassicurarla e tornai a concentrarmi sulla musica che ricominciò a risuonarmi in cuffia, nel suo suono melodioso e rilassante, anche se, ad un certo punto, tutto diventava tranne che rilassante. Mi resi conto, solo in quel momento, di aver scritto una canzone troppo pesante, anche se dolce. Ma dovevo concentrarmi sul mio lavoro, e cercare di non pensare a quello che stava succedendo ed ai miei pensieri, molto probabilmente sbagliati, almeno spero. Perché però non ti ha avvisato?! Quella domanda mi tormentava fin troppo, e sarebbe stata una alla quale non avrei avuto alcuna risposta concreta per un bel po'. Oh, lui ti ama Marco. Sei colui per cui ha detto al mondo di essere gay, non per Andrew, diamine. Beh, forse lui non l'ha forzato... Oh, basta!
Milano, Venerdì 30 Novembre
Michael era stato ospite della semifinale di X Factor, ed inutile dire che ero non poco nervoso che potesse accadere la stessa identica cosa che era successa a noi con qualcuno dei ragazzi. Sei un idiota. Quella volta, tuttavia, mi aveva avvisato inviandomi un messaggio, tra un'intervista e l'altra, e non vedevo l'ora di averlo a pochi centimetri da me dopo così tanto tempo. Stavo aspettando che venisse nel mio appartamento che avevo preso in affitto a Milano, per passare la notte lì e ripartire poche ore dopo. Appena lo vidi entrare mi catapultai da lui buttandomi fra le sue braccia senza esitazioni, mettendo da parte tutta la delusione che si era fatta spazio in me in quei giorni.
"E-ehi." Lo sentii ridere divertito, mentre mi continuava a passarmi amorevolmente una mano fra i capelli dandomi una piacevole sensazione di pace e tranquillità, che in quelle settimane quasi mai avevo provato. Mi lasciò un leggero bacio sulla testa stringendomi ancora di più a sé, sollevandomi appena da terra. "Come sta?" Mi domandò facendomi sorridere. Non imparerà mai.
"Ora bene," Chiusi gli occhi aggrappandomi alla sua giacca di pelle nera ed affondando il naso nel suo collo profumato, coperto da una sciarpa. "tu?" Alzai il viso incontrando il suo sguardo comprensivo e stanco notando, tuttavia, anche i suoi capelli brillanti e corti, dei suoi riccioli neanche l'ombra.
"Fine, but, Marco, what's wrong?" Mi chiese notando probabilmente il mio cambio di espressione.
"N-niente, m-ma i tuoi ricci?" Sentivo che stava cambiando, anche troppo forse.
"Oh, nothing. Today voleva farli così." Rispose rivolgendomi uno dei suoi sorrisi che solitamente riuscivano a tranquillizzarmi. "So..." Sussurrò avvicinando il suo viso al mio facendo sfiorare delicatamente i nostri nasi.
"Perché qualche settimana fa non mi hai detto che avresti avuto un concerto a Roma?" Gli chiesi abbassando la testa e posandogli una mano sul petto, ad allontanarlo, prima che potesse unire le nostre labbra.
"M-Marco, I... credeva che tu doveva lavorare." Disse sbrigativo, dopo avermi mostrato un piccolo e fastidioso momento di titubanza nel rispondere.
"Tu" Alzai la testa di scatto deluso da quelle parole. "credi davvero che non avrei trovato un po' di tempo per vedere l'uomo che amo, dopo quasi due mesi?" A quelle parole abbassò le spalle aprendo appena la bocca, indeciso su cosa dirmi, ma la richiuse pochi secondi dopo, come rassegnato.
"I'm sorry." Si scusò in un sussurro quasi impercettibile prendendo la mia mano. "Te mi è mancato tanto." La strinse delicatamente accarezzandone il dorso per, poi, intrecciare le nostre dita e prendere l'altra.
"A-anche tu." Cercai di stringere a mia volta le sue dimenticandomi un attimo di quello che era successo e cercando di cominciare a godere di ogni secondo di quel breve momento. "Com'è andata stasera?" Gli domandai cambiando argomento.
"Fine, me sono divertito. Ha dovuto parlare sempre inglese, ma io capiva tutto, anche cose imbarazanti." Disse ridacchiando. "Ha fato anche giudice de nuovo, come quando io ha stato ospite a X Factor quando tu era in competizione!" Esclamò entusiasta. "Te ricorda?" Ma è scemo?
"Certo." Dissi divertito. "Insomma, ho avuto la possibilità di rivederti in quell'occasione." Aggiunsi passando delicatamente un dito sul suo viso e mi rivolse un timido sorriso lasciando un piccolo bacio sulla mia mano.
"You know, hanno cantato una tua canzone questa sera." Mi informò mostrandomi ancora di più i suoi incisivi e le sue meravigliose fossette.
"Ah, sì?" Chiesi curioso. Che onore.
"Yes, 'In un giorno qualunque'. It's amazing, mi ha sempre piaciuta." Quasi saltò dicendo quella frase.
"L-la conosci?" Balbettai sorpreso provocando un automatico cambio di espressione del suo volto.
"Sure." Corrugò la fronte ed incrociò le braccia al petto come offeso. "Io ascolta quasi sempre tue canzoni, amore." Cosa?!
"Cosa?!" Domandai ancora più sorpreso di prima facendolo arrossire di colpo.
"W-well, y-yes, you know, when me manca tua voice e... e io mete tue canzoni." Abbassò lo sguardo cominciando a stuzzicarsi una piccola pellicina sul pollice.
Lasciai che la secchezza che teneva unite le mie labbra, fosse sostituita dal dolce sapore delle sue. Mi gettai su di lui, incrociando le braccia dietro al suo collo. Sentii le sue avvolgermi dolcemente la vita e tirarmi a sé. Mi era mancato sentire il calore del suo corpo contro il mio. Mi era mancato il suo profumo. Mi era mancata la sua voce. Mi è mancato lui. Fino a quel momento mi ero sentito come una batteria scarica, che stava riprendendo l'energia di cui necessitava dall'unica cosa che poteva restituirgliela.
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Love Never Fails
Fanfiction[MIKA & Marco Mengoni] Marco incontrò per la prima volta Mika, nel 2008, quando lavorava ancora nel bar di Frascati; molto prima di raggiungere il successo, poco più di un anno e mezzo dopo. Iniziò ad apprezzarlo come cantante, ma soprattutto come l...