Londra, Domenica 16 Ottobre 2011
Da quando era uscito il disco, le cose andavano bene, anche se ovviamente tra promozioni ed interviste varie, Mika non ero riuscito a vederlo più di tanto. Ma sapevo che dopo quel breve periodo, avrei potuto passare del tempo di sana tranquillità con lui. Di fatto, appena ne avevamo avuto la possibilità, ero partito insieme a lui per Londra.
Era passata la mezzanotte ed era ancora seduto lì, nel suo studio, a fissare tristemente un punto imprecisato dello schermo del suo computer da ore. Ma che gli prende? Teneva i gomiti impiantato sulla sua scrivania sollevando il viso con le mani, che, ogni tanto, portava sulla tastiera pronto a scrivere qualcosa, ma poi sbuffando scoraggiato ritornava nella posizione precedente. Io lo continuavo ad osservare attentamente, in silenzio, cercando di capire cosa avesse. Sapevo che quando si metteva al pc, era per scrivere, ma non lo faceva ed era visibilmente preoccupato. Come al solito, non si apriva molto su certi argomenti e la cosa mi faceva incazzare, e non poco aggiungerei, perché lui di me sapeva davvero tutto e gli raccontavo cosa mi turbasse, quando dovevo farlo. Invece, lui, testone com'era sempre stato, fingeva un sorriso quando mi passava davanti e quando se ne ritornava da solo soffriva completamente nel silenzio più totale. Ma non sapeva che io lo vedevo, ogni tanto, aprendo leggermente la porta del suo studio, per vedere cosa stesse facendo, ma alla fine restava sempre allo stesso modo e con la stessa identica espressione preoccupata.
Il tutto era cominciato da quella telefonata da parte della casa discografica. Nei suoi atteggiamenti e nelle sue decisioni, Mika era sempre stato molto impulsivo e deciso. Se si metteva qualcosa in testa, era quella, e nessuno riusciva a fargli cambiare idea. Rispettavo queste cose e sopratutto i suoi spazi, per carità, ma vederlo soffrire, e non saperne l'esatto motivo, faceva male, davvero troppo male.
Avevo deciso: presi in affitto una casetta isolata poco fuori Viterbo, dove avrebbe potuto rilassarsi ed avremmo potuto passare un po' di tempo tranquilli ed isolati completamente dal mondo. No cellulari. No preoccupazioni. Solo noi.
"Michael, amore, vieni a letto?" Gli domandai dolcemente chinandomi ad abbracciarlo da dietro, lasciandogli un leggero bacio sul collo.
"Mh, Marco, deve finire." Rispose portandosi sullo schienale accarezzandomi la mano.
"Sei davanti a questo pc da ore." Dissi con tono inquisitorio aggrottando la fronte e passando dolcemente le mie mani sul suo petto.
"Yes, I know, but..." Tentò di continuare a spiegare, ma decisi di fermarlo prima che iniziasse a parlare troppo.
"Basta, dai." Sussurrai amorevolmente chiudendo il pc e baciandolo ancora sulla tempia, sentendolo sospirare lievemente, poco dopo, in segno di resa.
Lo sollevai da quella maledetta sedia e lo presi per mano trascinandolo con me nella camera da letto.
"Crazie." Farfugliò in modo ovattato schiacciando il viso contro il cuscino.
"Neanche ti cambi?" Gli chiesi prendendo ad accarezzare i suoi capelli riccioluti.
"Oh, ha dimenticato. Sorry." Disse per, poi dirigersi verso il bagno, dopo aver preso il pigiama.
Quando tornò in camera, si poggiò lentamente sul materasso dandomi un bacio a fior di labbra per, poi, mettersi di spalle. Lo abbracciai nuovamente da dietro mettendo, poi, sulla sua gamba una mano, sulla quale mise, a sua volta, la sua.
"Buona notte." Dissi a bassa voce alzandomi col busto, poggiando il gomito sul materasso, per dargli un altro lieve bacio sulla guancia.
"Night." Disse semplicemente facendo un piccolo sorriso.
Non volevo forzarlo a parlare e, poi, era visibilmente stanco. Doveva riposare. Avevamo tempo per discutere della cosa.
Durante la notte, mentre lo osservavo dormire, con quella sua adorabile espressione da bambino innocente sul viso, fui tentato più volte di alzarmi ed andare a controllare il suo computer. Capire se e che cosa aveva scritto, oppure entrare nella sua casella e-mail. Alla fine, a me ne arrivavano alcune dalla mia casa discografica, quando dovevano ricordarmi qualcosa di importante. Forse per lui era lo stesso, no? Tuttavia, mi sarei sentito in colpa. Non potevo farlo, sul serio. Avrei dovuto parlarne con lui, appena se la sarebbe sentita.
Continuai ad osservarlo incantato. Per fortuna, nella notte, si rigirava più di una volta e potevo vederlo bene mentre dormiva. Quegli occhioni, anche se chiusi, erano perfetti, la guancia un po' schiacciata contro il cuscino e le sue labbra schiuse, a mostrare i suoi meravigliosi dentoni. Portai la mia mano poco sotto il suo occhio destro, ad accarezzare quella piccola cicatrice, che gli avevano inflitto e di cui, nonostante tutto, sentivo di essere la causa. Vidi il suo viso contrarsi leggermente a quel contatto, come se gli facesse ancora male.
"Mmh." Mugugnò stiracchiandosi e, poi, sbadigliando. "Ciao, amore." Oh, il ritorno del diabete. Parte... ho perso il conto, vabbé.
"Ehi." Sussurrai mettendogli un ciuffetto ribelle dietro all'orecchio.
"Che ci fa sveglio?" Mi chiese sistemandosi meglio sul letto.
"Mi sono svegliato poco fa." Mentii. "Tu dormi, sono solo le quattro."
"No riesce a dormire, Marco?" Domandò preoccupato.
"Te l'ho detto, mi sono svegliato non molto tempo fa. Appena ti addormenti, mi addormento anch'io." Dissi sorridendogli dolcemente.
Si avvicinò a me abbracciandomi e posando il suo viso nell'incavo del mio collo, lasciandoci un leggero bacio. Sorrisi cominciando ad accarezzargli la nuca, cercando di farlo rilassare.
"Buongiorno bell'addormentato." Gli sussurrai all'orecchio, dopo essere salito a cavalcioni su di lui, mentre dormiva beatamente a pancia in giù. Lo sentii muoversi e farfugliare qualcosa di sconnesso ed incomprensibile. Per cercare di svegliarlo, presi a baciargli e mordicchiargli dolcemente il collo. "Ti conviene alzarti." Cantilenai passando al lobo, senza avere molti risultati, anzi nessuno proprio. "Se sei così rincoglionito, posso fare di te ciò che voglio, quindi?" Gli chiesi con tono malizioso accarezzandogli la schiena.
"Mh, se ci tiene." Farfugliò mantenendo gli occhi chiusi.
"Non sarebbe male, ma quando facciamo l'amore, mi piace guardati negli occhi." Sussurrai. "E possibilmente, vederti minimamente preso." Finii scherzoso facendogli fare una piccola risata. Si girò improvvisamente sotto di me facendomi sussultare lievemente e piantare le mani sul materasso. "Ehi." Dissi semplicemente portandone una sulla sua guancia.
"Ehi." Ripeté alzandosi col busto facendo incontrare, poi, le mie labbra con le sue, beandole di quel dolce contatto un'altra volta. I loro schiocchi, che si sentivano nella stanza, furono accompagnati, poco dopo, dal fruscio delle lenzuola, sulle quali ci muovevamo lentamente e dolcemente. "Ti amo." Disse, dopo essersi staccato. Il fatto che fosse effettivamente l'unica frase che riuscisse a dire bene, mi faceva ogni volta salire un brivido lungo alla schiena, accompagnato dal fatto che lo diceva col cuore, con gli occhi, con ogni singolo muscolo del suo viso e del suo corpo perfetto. "Che ha?" Mi chiese divertito accarezzandomi i capelli, non vedendo alcuna risposta da parte mia, essendomi incantato a guardarlo. Possibile che mi capiti ogni singola volta?!
"Niente, sei bellissimo. Ti amo anch'io." Dissi e lo vidi mordicchiarsi timidamente il labbro inferiore. Oh, quando lo fa, potrei morire. "Senti, avrei una cosa da proporti." Mi incitò a continuare con espressione interrogativa. "Che ne dici di prenderci una piccola vacanza?" Mi guardò ancora più confuso di prima facendomi ridere leggermente. Ah, le sue faccine buffe sono la cosa più bella di questo mondo. "Ho affittato un piccolo casale isolato a Montalto di Castro, vicino Viterbo, per un paio di settimane. Io e te, nessun altro. Niente cellulari, niente lavoro. Solo io e te e la piccola Mel." Vidi il suo volto illuminarsi ed i suoi occhi guardare i miei, quasi sognanti. "Ti va?" Domandai sorridente.
"I'd love to." Fece un altro meraviglioso sorriso per, poi, avvolgere con le sue braccia il mio corpo, riscaldandolo con l'amore, che solo lui poteva trasmettermi. "Thank you, but why?" Domandò, poco dopo.
"Ti vedo molto stressato dal lavoro ultimamente, Michael." Approfittai di quella domanda, per iniziare a parlare della situazione che si era venuta a creare. Sospirò rumorosamente abbassando lo sguardo e prendendo la mia mano, iniziando a giocherellare con le dita. "Vuoi parlarne?" Gli chiesi cercando i suoi occhi.
"Marco, io no riesce a scrivere nothing." Disse in imbarazzo. "It's like, I don't know, tuto quelo that c'era in my head for the new album... tuto cancelato. Non riesca a meter ordine neanche un'idea." Proseguì, ma sentii la sua voce spezzarsi e diventare strozzata, un paio di volte. Gli continuai ad accarezzare la guancia, ascoltandolo in silenzio. "Me sente so stupid."
"Non dirlo neanche per scherzo." Lo rimproverai. Sapevo quanto soffrisse, ma quei generi di momenti ci sarebbero stati più di una volta, ma per lui era di certo la prima. "Hai bisogno solo di tempo." Lo rassicurai.
"No, my casa discographic mi fa presione e hanno ragione. They want to help me facendo write to someone else some songs, but, you know, I love to write my truth. Ha basato mia career musicale su sincerità. Quelo che io write it's me. Io ha avuto problemi con altre people, because they wanted to impore me cosa write, ma io no volio. My fans devono sapere who I am, and they capirano. Capirano my childhood, che mio lavoro ha aiutato me a aprirmi, che io volio aiutare them too, che io amo loro, e capiranno che io amo un uomo." Disse quell'ultima frase guardandomi intensamente negli occhi, con i suoi leggermente lucidi e più scuri del solito.
Ci soffriva, e pure tanto. Ma era meraviglioso quello che voleva ed era riuscito a fare con la SUA musica. Lui era meraviglioso. Vidi solcargli lentamente il viso una lacrima, che mi curai di asciugare con un dito.
"Si sistemerà tutto." Sussurrai stringendolo forte a me. È solo un momento.
Montalto di Castro, Sabato 22
Quando riuscimmo ad arrivare al casale, volevo vedere attentamente l'espressione e capire ogni sentimento di Michael. Volevo capire bene se gli piacesse, oppure no. Era importante per me.
"Oh, my God! Amazing!" Esclamò a bocca aperta lasciando improvvisamente le valigie a terra. Mi abbracciò facendomi mancare il respiro e cadere le valigie, ma chissene frega, mi sollevò e fece dei piccoli giri dicendo qualcosa di difficile comprensione. Sentii di volare fra le sue braccia. "Crazie, crazie!" Risi per quella sua reazione, così infantile, ma così dannatamente dolce. Ero felice gli fosse piaciuta, almeno da fuori. Era molto rustica e mi piaceva come cosa, e soprattutto era completamente isolata. L'immensità verde del prato che ci si estendeva davanti, nel quale Melachi avrebbe potuto divertirsi senza problemi, gli dava un'aria estremamente intima, lontana da occhi indiscreti. Sarà fantastico. Quando mi posò a terra, sorrisi e lo presi per mano, cercando di raccattare le poche valigie e borse che ci eravamo portati. "Wow." Sussurrò, appena entrati osservando il salotto e, soprattutto, il piano di sopra che si intravedeva da sotto le scale, essendo uno spazio abbastanza aperto.
"T-ti piace?" Domandai emozionato.
"Of course! God, I love you!" Ributtò per terra le valigie e fece nuovamente cadere le mie, prendendomi alla sprovvista quando si gettò sulle mie labbra, facendomi sbattere contro il muro. Dio, lo amo ancora di più quando fa così. Cominciò a trascinarmi contro esso salendo, senza mai staccarsi da me.
"Che fai?" Sospirai sorridendo, facendo finta di non capire le sue intenzioni.
"Inauguration." Sussurrò con sguardo malizioso per, poi, mettere in contatto la sua bocca con il mio collo. Affondai le mie dita fra i suoi riccioli tirandoli leggermente dietro, facendolo mugugnare contrariato. "Where the fuck is the bedroom?" Chiese staccandosi di malavoglia. Sorrisi soddisfatto vedendo la sua impazienza e lo ripresi per mano, trascinandolo con me. Ricordando la volta in cui ero venuto a vederla, spalancai la porta della camera, mentre Michael continuava a tenermi stretto con le mani sui miei fianchi ed esplorava, per l'ennesima meravigliosa volta, la mia bocca. Respirai affannato sopra la sua cercando di riprendere fiato e controllarmi ancora un altro po'. Arrivati ai piedi del letto, gli sfilai senza troppe cerimonie la maglia, che copriva fin troppo il suo corpo perfetto, e mi ci adagiò delicatamente attaccandosi ancora al mio collo. Gemetti ancora di piacere quando lo andò a mordicchiare dolcemente.
"M-Mika." Sospirai quando lo ritrovai completamente sopra di me, mentre si muoveva sinuosamente e sensualmente affondando le sue dita nel mio ciuffo, continuando a darmi piacevoli torture. Poggiai il mento sulla sua spalla aggrappandomi a lui. Aveva quella maledetta capacità di farmi impazzire ad ogni minimo gesto o movimento. Portò le sue mani ai bordi della mia maglietta e me la sfilò tornando velocemente a fare quello che aveva interrotto. Poco dopo, le sentii vagare sul mio corpo, fino ad arrivare all'elastico dei pantaloni giocandoci, per un po'. Lo sentii sorridere, quando mi sentì farfugliare contrariato incitandolo a sfilarmeli, diventati ormai troppo stretti a causa del suo giochetto, che tanto gli piaceva, e piaceva a me, lo ammetto. Mi rimpossessai delle sue labbra, coinvolgendolo in un bacio sempre più frenetico. "Michael, sbrigati." Sussurrai affannato su di esse. Soddisfatto delle mie suppliche, me li sfilò chinandosi leggermente a baciarmi poco sopra l'elastico dei boxer per, poi, risalire lentamente lasciando dei leggeri baci, facendomi andare fuori di testa. Alcune volte, sembrava addirittura maligno. Gli piaceva vedermi in balia dei suoi gesti. Eh, beh. Me li abbassò lentamente sorridendomi sadico. Gli accarezzai la guancia, leggermente ruvida dalla barba, che gli dava un aspetto ancora più irresistibile, incantato, anche se decisamente impaziente. Mi inarcai verso di lui, quando sentii le sue labbra entrare in contatto col mio membro avvolgendolo nel loro calore. Gettai la testa all'indietro e decisi, poco dopo, di accompagnarlo leggermente nei movimenti. "Mika..." Ansimai cercando di controllarmi, contraendo i muscoli per non cedere, arrivato quasi al limite. Si gettò sulle mie labbra continuando a giocare con la mano. "Ti prego..." Farfugliai ritraendomi un po' col bacino, senza avere molto successo. Eh, no. Se voleva fare come l'ultima volta, si sbagliava di grosso. Ribaltai immediatamente le posizioni attaccandomi al suo collo, e gli sfilai velocemente i pantaloni, senza neanche sbottonarli, ed i boxer gettandoli in un punto imprecisato della stanza, sotto il suo sguardo soddisfatto per l'effetto che mi continuava a fare ogni volta. Mi sistemai fra le sue gambe e, dopo essermi chinato leggermente a baciare la sua erezione facendolo sussultare, portai la mia sulla sua apertura cercando di fargli il meno male possibile. Quando gemette e cominciò a respirare più affannosamente, si inarcò verso di me e ne approfittai per stringerlo fra le mie braccia accarezzandogli dolcemente la testa. Si aggrappò a me e mi fermai aspettando che si abituasse alla mia presenza. Quando mi girai verso il suo viso, però lo vidi contratto in un'espressione fin troppo sofferente. "Michael, i-io... mi dispiace. Se vuoi smet..." Cercai di iniziare a parlare mortificato. Fa male vederlo così, troppo male.
"N-no, it's okay." Si attaccò alle mie labbra e si spinse leggermente verso di me, come a darmi il via libera.
Cominciai a muovermi lentamente facendo attenzione a capire ogni sua emozione. Fare l'amore con lui era meraviglioso, e volevo che per lui fosse la stessa cosa. Avevo paura che invece così non fosse. Anzi, probabilmente non lo era. Non capivo bene perché non riuscissi ad essere dolce come lui lo era con me, e mi sentivo tremendamente in colpa. Lo feci distendere sul letto, sperando che in quella posizione gli facessi meno male. Presi ad accarezzare il suo membro cercando di fargli provare il più piacere possibile e distoglierlo dal dolore, e lo vidi sospirare più rumorosamente e buttare la testa all'indietro aggrappandosi con una mano alle lenzuola, che cominciai a stringere insieme a lui, dando delle spinte un po' più veloci e decise, alternate ad alcune più lente. "M-Marco." Ansimò facendo un piccolo sorriso, distendendosi ancora di più, facendomi impazzire ulteriormente.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, ci lasciammo andare al piacere assoluto insieme, venendo simultaneamente. Restai attaccato a lui, e mi ci distesi sopra cercando di riprendere fiato. I nostri respiri ed in nostri battiti accelerati si univano nel silenzio della stanza, dando inizio ad una musica talmente intima.
Gli accarezzai i riccioli, leggermente bagnati, e gli lascia un bacio sulla guancia stringendolo a me.
"Stai bene?" Domandai affannato vicino al suo orecchio, sentendolo tremare, poco dopo.
"Sure." Disse prendendo la mia mano, stringendola forte e portandola sul suo torace, sul quale sentii il battito tornare, pian piano, quasi regolare.
"Doccia?" Gli chiesi con sguardo malizioso facendolo ridere.
"Tu è insaziabile." Mi prese in giro.
"Senti chi parla. E poi, sei un pervertito. Sarebbe una cosa innocente." Affermai lasciandogli un piccolo bacio dietro l'orecchio.
"If lo dice tu." Continuò divertito.
Finalmente, riuscivamo a stare soli in santa pace, senza pressioni, né problemi. E devo dire, che la nostra piccola vacanza era iniziata anche abbastanza bene, dai.
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Love Never Fails
Fanfiction[MIKA & Marco Mengoni] Marco incontrò per la prima volta Mika, nel 2008, quando lavorava ancora nel bar di Frascati; molto prima di raggiungere il successo, poco più di un anno e mezzo dopo. Iniziò ad apprezzarlo come cantante, ma soprattutto come l...