2011 pt.2

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Roma, Sabato 26 Febbraio 2011


Fui svegliato, nel cuore della notte, da dei leggeri movimenti del letto a da alcuni lamenti, che provenivano dalla mia sinistra. Mika. Mi alzai di scatto col busto, per vedere cosa stesse succedendo. Grazie alla luce della luna, che filtrava dalla finestra, riuscii a notate che era leggermente sudato, mentre continuava a muovere la testa a scatti da una parte all'altra, come a voler scacciare via alcuni brutti pensieri, e farfugliava qualcosa di difficile comprensione e delle frasi sconnesse. Mi avvicinai a lui preoccupato muovendolo delicatamente per una spalla, nel tentativo di svegliarlo.
"Mika, ehi." Continuai, senza ricevere alcuna risposta.
"M-Marco... Andy... career... Marta... love..." Lo guardai per un attimo stranito distinguendo le altre persone e quei nomi. "Don't touch him!" Disse a voce un po' più alta.
Allora, mi posizionai a cavalcioni su di lui cercando di fermare quei movimenti bruschi, che aveva iniziato a fare.
"Mika." Lo richiamami portando le mie mani sulle sue guance, anch'esse umide. Non capivo se stesse piangendo o meno, sinceramente, ma stavo cominciando seriamente a preoccuparmi. Non riuscivo a capire cosa gli stesse accadendo e cosa stesse sognando. Non aveva mai fatto così prima d'allora. Non sapevo neanche avesse mai fatto altri incubi, quando aveva dormito con me. "Michael." Ritentai alzando leggermente la voce e scuotendolo per le spalle.
"N-no... don't do that, ple... please." Posò le sue mani sul mio petto e cominciò ad allontanarmi, come se qualcuno nel sogno gli stesse davvero facendo del male.
"Mika!" Esclamai ancora più ad alta voce, quella volta, scuotendolo ancora più forte. O questo o uno schiaffo.
"Please!" Urlò spalancando gli occhi ed alzandosi col busto per avvolgermi fra le sue braccia terrorizzato, respirando affannosamente.
"È tutto finito. Era solo un incubo." Lo rassicurai cominciando ad accarezzargli i capelli, anch'essi leggermente bagnati, e cullandolo dolcemente.
"B-but, it was so real." Iniziò a singhiozzare ed io cominciai a stringerlo il più possibile a me, cercando di controllare il suo corpo scosso dagli spasmi.
"Era solo un brutto sogno." Gli sussurrai dolcemente all'orecchio. Cominciò a farfugliare qualcos'altro a bassa voce, che non riuscii a capire. "Cosa?" Domandai dopo che ebbe finito.
"No me lasciare." Disse semplicemente affondando il suo viso nell'incavo del mio collo.
"Oh, amore. Come ti vengono in mente certe cose. Non succederà mai." Lo rassicurai e lo sentii sospirare profondamente nel tentativo di far tornare il respiro, fino a quel momento accelerato, regolare. Mi staccai leggermente da lui, per cercare di guardarlo meglio negli occhi, smarriti e privi, un'altra volta, di quella luce che tanto li caratterizzava. "Va meglio?" Gli chiesi accarezzandogli con una mano la guancia e con l'altra la fronte, scostando le ciocche bagnate che vi cadevano. Annuì abbassando la testa, come se avesse paura di qualsiasi cosa io potessi dirgli. "Ehi." Tentai di richiamare la sua attenzione. "Ti va di raccontarmi?" Domandai avvicinandomi al suo viso e asciugandogli con i palmi le guance.
"Mmh." Mugugnò riabbassando la testa e muovendola leggermente a destra e sinistra.
"Ti sentiresti meglio." Cercai di convincerlo, inutilmente però. Continuava a sviare il mio sguardo ed a torturarsi le mani nervosamente. "Amore." Lo vidi alzare lentamente la testa per, poi però, vedere il suo labbro inferiore tremare leggermente. Sospirai stringendolo di nuovo fra le mie braccia.
Sentivo un tale peso al petto non riuscendo a capire cosa lo spaventasse in quel modo e lo facesse stare così male. Volevo capirne di più ed aiutarlo, ma non sembrava volermelo lasciare fare. Mi resi conto che effettivamente, nonostante volesse da sempre far credere di essere quello più forte fra i due, era estremamente fragile in certi momenti. Non lo avevo visto spesso piangere, ma negli ultimi tempi aveva cominciato a farlo più di frequente, e non riuscivo a capire il perché. Era talmente ostinato a voler aiutare ed a far sfogare me, che non ne voleva sapere di farmelo fare con lui. Anche se era più grande, questo non significava che io dovessi essere il bambino di cui prendersi cura, e lui il padre premuroso.
Poggiai il mento sulla sua spalla per, poi, lasciargli dei piccoli baci sul collo. Era un gesto che pensavo potesse calmarlo, almeno un pochino.
"Ha sognato Andrew e Marta." Esordì improvvisamente senza staccarsi da me. "Loro son venuti qui con altri people che non conosce e minacciato us. They wanted to hurt you." Continuò stringendomi forte. Come può aver fatto un incubo del genere? Possibile sia rimasto turbato a tal punto dall'incontro di ieri?
"Non devi preoccuparti. Non succederà niente, né a te né a me, okay? Era solo un brutto sogno." Lo sentii annuire sulla mia spalla, mentre continuavo a cullarlo.
"I don't wanna lose you, Marco." Chiusi gli occhi sentendo, di nuovo, quella frase.
"Non accadrà." Tentai di rassicurarlo, ancora. "Ti amo." Gli dissi staccandomi da lui, per guardarlo negli occhi, che sembravano essere un po' più tranquilli.
Finalmente mi fece un piccolo sorriso, e, solo in quel momento, riuscii realmente a rilassarmi. Mi prese le mani e mi tirò delicatamente a sé, unendo le sue labbra alle mie. Fu un bacio dolce e delicato, semplice ed innocente. Uno di quelli che solo lui nell'intero Universo poteva dare. Poco dopo, riavvolse, di nuovo, il mio corpo fra le sue braccia e poggiò ancora il suo viso sulla mia spalla.
"Crazie." Sussurrò facendomi sorridere, e lo strinsi, a mia volta.
Non avrei saputo quantificare i minuti che passammo in quella posizione, e nonostante non fosse esattamente una delle più comode, sarei potuto rimanere il quel modo per anni. Quando però lo sentii allentare la presa dai miei fianchi e respirare un po' più rumorosamente, mi distesi leggermente accompagnandolo fino a farlo sdraiare e poggiare la testa sul cuscino, facendo attenzione a non svegliarlo. Rimasi ad osservare il suo viso angelico, con un'espressione di certo più rilassata di quella di prima. Gli lasciai un bacio sulla fronte, ormai asciutta, e gli sistemai le coperte per, poi, sollevarmi e sdraiarmi al suo fianco. Avvolsi la sua vita con un braccio e mi avvicinai un po' di più, cercando di vegliare sui suoi sogni.

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