2011 pt.10

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Montalto di Castro, Giovedì 27 Ottobre 2011

La serata era stata perfetta, dico davvero. Osservare tutte quelle sue adorabili espressioni, che riuscivano a farmi capire appieno ogni sua minima emozione, era stato qualcosa di così immensamente dolce e meraviglioso. Eravamo riusciti a passare un momento di intimità fuori dalle mura di una casa, senza cambiare i nostri comportamenti ed atteggiamenti, ed era veramente incredibile. Non avevo dovuto resistere, neanche una volta, dal baciare quelle sue labbra perfette, se volevo, o da prendergli delicatamente quella sua mano dal tocco vellutato. E poi, ripeto, con quel completo era qualcosa di talmente angelico, ma anche qualcosa di talmente attraente. Solo lui poteva far combaciare così bene l'essere completamente innocente e l'essere dannatamente provocante. Vederlo sorridere in quel modo ad ogni cosa che gli mostravo era stata una tale emozione. Sapete, quei sorrisi così dolci che fa ogni volta che è in imbarazzo, oppure incredulo? Beh, erano quelli ed erano i più belli. E quando si portava la mano alla guancia e distoglieva lo sguardo, cercando di nascondere l'ennesimo piccolo disagio, ne vogliamo parlare? Andiamo. E poi, ancora, quella sua risata cristallina? Sarei potuto restare lì ad ascoltarla per ore, incantato, senza mai stancarmi.
Quando, però, smetteva di essere il mio adorabile timido Michael, si trasformava poi nel mio Michael passionale, ed era ancora più fottutamente perfetto. Richiudendo gli occhi, potevo ancora sentire i suoi respiri e sospiri sulla mia pelle, le sue braccia e le sue mani che vagavano senza meta sul mio corpo, e le sue morbide labbra sulle mie. Fare l'amore quella sera era stato qualcosa di indescrivibile. Era riuscito incredibilmente a farmi sentire ancora più amato di quanto già facesse, cosa che non credevo fosse assolutamente possibile ulteriormente.
Ripensandoci ancora, mi mordicchiai il labbro inferiore, un po' in imbarazzo ma anche, e soprattutto, incantato da quei ricordi, per fortuna non molto lontani. Sorrisi leggermente, quando sentii le sue mani avvolgere lievemente i miei fianchi ed il suo respiro caldo scontrarsi delicatamente contro il mio collo.
"Good morning." Sussurrò dolcemente lasciandoci un piccolo bacio. "Che sta facendo?" Mi domandò stringendomi, ancora di più, a sé.
"Stavo preparando del caffè, tu lo vuoi?" Gli domandai girando la testa, per incatenare i miei occhi ai suoi, illuminati da una strana luce quella mattina.
"Yes, thanks." Soffiò sulle mie labbra per, poi, posarci le sue coinvolgendole in un bacio dal ritmo incomprensibile inizialmente. Mi girò verso di lui facendomi lasciare la caffettiera, approfondendo quel contatto. Quando cominciò a fare un po' più di pressione, indietreggiai fino a scontrarmi col bacino contro il bancone della cucina, sul quale mi adagiò dopo avermi sollevato leggermente. Le sue mani cominciarono nuovamente a vagare velocemente sul mio corpo facendomi salire dei piacevoli brividi lungo la schiena. Posai la mia mano sulla sua guancia e l'altra sul suo fianco e, dopo che ebbi allargato appena le gambe, lo tirai a me fra esse, quasi bruscamente sentendolo sussultare leggermente. Sorrisi sulle sue labbra per, poi, staccarmi lentamente, non molto tempo dopo. Voglio sempre un risveglio così. Ti prego. Accarezzò dolcemente anche lui la mia guancia, lasciandoci poi un lieve bacio per, poi, avvicinarsi al mio orecchio. "You know, io speso la matina, when I'm alone, I'm molto antipatico. Soy un monstro," Sorrisi divertito da quella frase e da quel miscuglio di lingue. "but, when I'm with you, me sento così straordinariamente bene." Straordinariamente? Okay, non so se essere più intenerito dalla frase, o dal fatto che sia riuscito a pronunciare una parola del genere. Mi mordicchiò il lobo facendomi sospirare leggermente ed intrecciare le mie dita fra i piccoli riccioli che si era lasciato, per fortuna. Riportai il mio sguardo su di lui, che mi continuava a guardare dolcemente, con quei suoi due occhioni, che nessun altro essere umano poteva possedere. Ammesso che Mika fosse un essere umano. Nah, probabilmente era semplicemente un angelo. "Crazie per ieri." Disse avvolgendomi fra le sue braccia.
"Grazie a te." Dissi, a mia volta, abbracciandolo e poggiando il viso sulla sua spalla lo sentii sorridere per, poi, fare la stessa cosa.

Venerdì, 28 Ottobre

Merda. Chiusi la telefonata con Marta passandomi distrattamente e disperatamente una mano fra i capelli. Ed ora come faccio? Come facevo a dire a Michael che dovevo tornare a Roma, per le prove del tour e che l'avrei lasciato solo, dopo che gli avevo promesso che avremmo passato del tempo insieme, senza problemi? Non potevo farlo. Non in quel momento, almeno.
Lo osservai, ancora per un po', fuori dalla finestra mentre giocava e coccolava beatamente Mel, che non vedeva l'ora di prendere delle sane coccole dal suo amato padrone. Quando mi vide, mi sorrise, poi però si alzò di scatto. Forse ho una faccia strana. Cazzo. Mi diressi dentro casa cercando di fare ordine nella mia testa, per dirgli quello che avevo da dire.
"Marco, are you okay?" Mi chiese con tono preoccupato avvicinandosi a me.
"Sì, certo, però..." Lo presi per mano facendolo sedere, di nuovo, insieme a me sul divano. "Michael," Gli presi delicatamente anche l'altra osservandole mentre mi accarezzavano amorevolmente. Feci un respiro profondo cercando di darmi coraggio. "io purtroppo devo tornare a Roma per il tour di cui ti ho parlato." Dissi tutto d'un fiato, poco dopo.
"Oh..." Farfugliò con un pizzico di delusione abbassando lo sguardo per, poi, fare un leggero sorriso. "It's okay. Torniamo."
"Se vuoi tu puoi restare, però." Affermai velocemente osservando la sua espressione, che divenne confusa a quelle parole.
"What?" Alzò di scatto la testa. "No, no. Crazie, ma io volio stare with you." Strinse ancora più forte le mie mani.
"Però, non potremo vederci molto durante la giornata. Questo lo sai, giusto?" Annuì dispiaciuto sistemandosi sul divano.
"Quando dobiamo andare?" Domandò puntando i suoi occhi su di me.
"Questo pomeriggio." Sospirai riprendendo la sua mano, poggiata sulla sua gamba.
"Oh, okay. Va a fare valigie." Disse alzandosi. "Viene?" Mi sorrise dolcemente cercando di rassicurarmi.
"Amore, scusami." Dissi mortificato accarezzandomi nervosamente il braccio.
"Ehi, don't worry." Disse, a sua volta, premuroso, alzandomi il viso, portando un dito sotto il mio mento, avvicinando le mie labbra alle sue, sulle quali sorrisi abbracciandolo dolcemente. È fantastico.

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