Milano, Venerdì 22 Febbraio 2013
È qui. Era lì, accanto a me. Mi stringeva amorevolmente fra le sue braccia, mentre con una mano mi accarezzava dolcemente i capelli ed ogni tanto incominciava a giocherellare con alcuni dei miei ciuffi che saltavano fuori dall'ordine creato per ore dal gel.
"Io volio provare a rivedere i tuoi hair disordinati." Sussurrò al mio orecchio facendomi rabbrividire appena.
Tuttavia, decisi di ignorare le sue parole. Restai immobile con la testa poggiata sulla sua spalla e il mio corpo contro il suo. Lo sentii sospirare e ricominciò a fare ciò che aveva interrotto. Io continuai ad osservare un punto indeterminato della stanza. Ogni tanto spostavo il mio sguardo sul caminetto, spento come noi, altre volte verso il soffitto ed altre ancora sul tavolino poco distante. Avrei voluto baciarlo tutto il tempo, ma non ne avevo il coraggio, non più almeno. Baciarlo sarebbe forse risultata un'altra umiliazione, ed io ero profondamente stanco di essere umiliato dalla gente, e lo ero anche di delusioni su delusioni.
È vero, avevo desiderato quel momento, come sempre d'altronde, con tutto il mio cuore e per troppe volte, ma l'orgoglio quella volta non riusciva a mettersi da parte. Non riusciva ad andarsene e a smettere di offuscarmi la mente. Forse, ero solo arrabbiato. Anzi, lo ero, e pure tanto. Ma cosa avrei dovuto fare? Ero stanco di fingere davanti e dietro le telecamere. La verità che prima avvolgeva il nostro rapporto non poteva nascondersi in modo talmente semplice. Ero stanco delle cose dette e non dette.
"Marco," si avvicinò un po' di più a me distogliendomi di nuovo dai miei pensieri. "io ti sta pregando, amore. Please, cerca di esere sincero con me e dimi che cosa c'è che no va." Cosa c'è che non va? Tutto. C'è tutto che non va. E no, non è esagerare. Perché sei tu il mio tutto e tu non vai. Sei tu quello che non va qui e, dato che siamo una cosa sola, neanche io riesco ad andare.
"Niente." Mi limitai a dire abbassando lo sguardo e incominciando ad impegnare le mie dita in un intreccio continuo senza senso.
"Cerca de esere sincero almeno un po' o prova a fingere melio." Affermò infastidito spiazzandomi. Cosa? L'ha detto sul serio?
"Cosa?" Mi alzai di scatto ponendo fine al contatto tra i nostri corpi, spostandomi all'altro estremo del divano.
Fissai attentamente i suoi occhi cercando di capire se mi stesse o meno prendendo in giro. Erano semplicemente un insieme di rabbia e delusione, anche se, scavando un po' più in profondità, potei vedere la sua malinconia, che forse mi ero ripromesso e mi ero ordinato di non vedere, per non oscurare la mia, perché lui sarebbe sempre stato qualcosa che sarebbe riuscito a sopraffare le mie emozioni. Quell'uomo era la mia forza, ma allo stesso tempo rappresentava il mio più grande punto debole.
"Yes, tu sta rovinando tuto, e perché? Para niente. Non me parla e finge di non avere qualcosa, male però. No eres un buono actor, Marco."
"No, no, aspetta. Tu" e marcai bene questa parola, simbolo che forse stavo sul serio per perdere la pazienza. "dici a me di essere sincero?! Sei serio, Mika? Io starei fingendo? Io starei mentendo? Sei tu e stai cercando di accusarmi per darmi la colpa, ma, ti giuro, non ci riuscirai. È solo tua la colpa. Invece di cercare di capire cos'ho esattamente, cerca di capire il motivo per cui sto così." Dissi alzando leggermente il tono della voce.
Indirizzò i suoi occhi contro i miei, ma non con la dolcezza con cui di solito quel contatto si creava, ma bensì con una strana nota amara. Irrigidì immediatamente la mandibola, le sue labbra si sollevarono appena a sinistra, dove di solito si veniva a creare la sua dolce fossetta, che quella volta tutt'altro risultò, e i suoi occhi si chiusero appena. Deglutì in un movimento quasi impercettibile, come se stesse cercando qualcosa di plausibile da dire effettivamente. Io non sarei un buon attore, eh.
Più si comportava in quel modo, più la mia rabbia saliva diventando incredibilmente invadente sulla gabbia toracica, in cui si creava una sensazione di pesantezza e, subito dopo, una di eccessiva leggerezza, che di certo non alleggeriva la dose provocandosi più e più volte, ma andava a generare automaticamente un'ulteriore sensazione di dolore.
"Marco, io no sa perché tu sta così e è quelo che io vuole capire, ma se tu no mi aiuta, io no poso riuscirci. Sono serio, no riesce a trovare una reason particolare. Se tu me parlasse..."
"Parlarti?" Lo interruppi ammutolendolo, ormai sul punto di scoppiare. "Parlarti?! Okay, ti parlo e ti parlerò molto chiaramente, ma parlerò una sola volta e voglio che tu sia sincero." Mi fissò senza fiatare, forse indeciso sul rispondere o meno. "Okay?!" Cercai di incitarlo a dire qualcosa, ma si limitò semplicemente ad annuire per, poi, abbassare la testa ed incrociare le braccia dietro la schiena. Era la posizione che assumeva quando si sentiva indifeso e non sapeva esattamente cosa fare. Così, pensando a quello che significavano quei gesti, cercai di allontanare ogni possibile piccolo cedimenti, che probabilmente avrebbero fatto crollare ogni mio tentativo di andare fino in fondo alla questione e di capire il perché di quel cambiamento radicale nel nostro rapporto. E non posso permettermelo. Non posso permetterglielo. "Sono stanco, Mika. Sono stanco. Mi sono stancato già da tempo. Ma non di noi, sia ben chiaro. Mi sono stancato di me e di te, che facciamo vite separate. Tu hai dei segreti con me," Lo vidi aprire bocca appena, ma lo bloccai prima che potesse negare qualsiasi cosa. "e non venirmi a dire che non è vero, perché lo sai che è così. Qualcosa si è spezzato, ma non capisco cosa. Da quando Andy è tornato a far parte della tua vita, non sei più lo stesso. Sembri un altro." Pronunciai quest'ultime parole guardandolo attentamente negli occhi, che cominciai a vedere leggermente luccicare e, per la ripromessa che mi ero fatto, posi fine a quel contatto. "Sei più vicino ad un estraneo, piuttosto che al mio Michael." L'amarezza traspariva in ogni singola sillaba, ma non potevo continuare a mentire a me stesso. "Ti prego, devi dirmi la verità. La vera verità, senza titubanze. Ho bisogno di sapere."
"Tell me." Un piccolo soffio uscì dalle sue labbra, quasi un soffio strozzato.
"Sei andato a letto con Andy in questi mesi?" Domandai tutto d'un fiato cercando di non far trasparire alcuna emozione che avrebbe potuto farmi tradire da solo.
"What?! Are you fucking impazzito, Marco??" Alzai la testa di scatto incontrando di nuovo il suo sguardo, che sembrava davvero sorpreso ed arrabbiato. Non potei che sentirmi in parte sollevato da quella reazione. Cercai di carpire qualcosa di più, qualcosa che potesse darmi una conferma di ciò che stava dicendo e che stava per dire. "Come può pensare tu una cosa del genere? Io no farei mai te this." Tirai un piccolo sospiro di sollievo e chiusi gli occhi, lasciandomi cadere rumorosamente di peso sul divano, tonfo a cui seguì un interminabile intervallo di tempo imbarazzante e silenzioso. Mi massaggiai lentamente le tempie desiderando di sparire il prima possibile. Invece, sentii Mika sedersi lentamente accanto a me e la sua mano ricominciare ad accarezzare delicatamente i miei capelli, in un gesto che mi diede l'impressione di essere di nuovo noi. "Marco, io ti amo." Un sorriso amaro comparì sul mio viso.
Forse, ero io a non riuscire a vederci a causa della grande sensazione di rancore che avevo cominciato a nutrire nei suoi confronti. Ero arrabbiato perché non era mai lì con me e, quando poteva, io non potevo stare lì con lui.
"Allora perché ti sei comportato così? Perché eri così freddo? Così indeciso?" Cercai di ricacciare quelle minacciose lacrime e quella fastidiosa e graffiante sensazione alla gola giù.
"Marco, listen to me," Lo sentii sistemarsi meglio sul divano e girarsi verso di me e girarmi verso di lui facendo sì che entrambi fossimo dritti l'uno davanti all'altro. Riaprii gli occhi togliendo quelle barriere che avevo messo per non mostrarmi fragile come in realtà ero. "è vero che io ha potuto sembrare un po' distacato, un po' fredo, ma l'unica reason is... is che... A-Andy..." Quella piccola sensazione di pace, che finalmente si era riuscita a venire a creare dentro di me, se ne andò fosse stata come niente.
"Andy?" Lo pregai di continuare con tutto me stesso: col tono della mia voce, con gli occhi disperati, con le mie mani che stringevano il più forte possibile le sue.
"Lui sì, voleva ricominciare tuto di nuovo. Ha provato a kiss me, a convincerme, ma io ha deto lui de no."
"Allora perché ti sei comportato così?" Non ha senso.
"Well, io era embarazzato. No sapeva che fare. Dopo quasi quatro years, io ha lasciato lui... Me sono sentito in colpa quando me ha deto tuto quelo che ha pasato, Marco. Io no ha pensato più di tanto a quelo che poteva pensare e passare. Mi sono vergognato de me stesso e volevo rimediare, ma aveva anche paura che rimediando avrei potuto sbagliare something."
"Tipo farti di nuovo coinvolgere da lui?" Probabilmente gli diedi l'impressione che l'unica cosa che effettivamente mi importasse era di farmi male, ma non potevo rimanere con altri dubbi.
Volevo cercare di capire il più possibile e non avere più segreti. Anche se aveva paura di avere un cedimento, nonostante il dolore, volevo saperlo. Certo, significava che l'amore che provava per me stava vacillando, però non volevo rimanere all'oscuro di una cosa del genere.
Tuttavia, portò immediatamente il suo sguardo sul mio. Forse era un effetto della luce, ma vidi i suoi meravigliosi occhi tremare e scavare dentro i miei. Un piccolo sorriso si fece spazio sul suo viso e poggiò la sua mano sulla mia guancia, accarezzando dolcemente col pollice il mio labbro inferiore.
"No, questo no. I'm in love with you, I really do." Lo disse con tono deciso, che più deciso non poteva essere.
Era quella voce ferma e decisa che di solito aveva solo quando diceva di amarmi. Sentii il mio corpo scaricare via tutta la tensione accumulata e feci la cosa più giusta che potessi fare e la cosa che più desideravo. Mi spinsi contro di lui mettendo avidamente di nuovo in contatto le nostre labbra, dopo troppo tempo con un'intensità del tutto diversa. Era un'intensità piena di amore vero e senza più paure. Sentii l'ennesima scarica di adrenalina percependo nuovamente il suo sapore nella mia bocca. Posai la mano a mia volta sul suo viso e lo tirai verso di me. Avevo bisogno di sentirlo il più vicino possibile a me. Avevo bisogno diventare, anche solo per qualche secondo, una cosa sola insieme a lui. Rabbrividii percependo il suo respiro affannato contro il mio quando ponemmo fine a quel contatto a dir poco disperato. Posò delicatamente la sua fronte contro la mia e mi rivolse uno di quei suoi sorrisi a cui nessuno può resistere. Quelli in cui tutto il suo viso sorride: i suoi occhi, le sue labbra, le sue guance... un sorriso vero.
Martedì, 23 Aprile
Negli ultimi due mesi, grazie alla positività del momento e alla tranquillità che riusciva a darmi Michael, avevo terminato finalmente il nuovo album. Era un periodo relativamente sereno, nonostante interviste, promozioni e quant'altro.
Mika aveva terminato da poco più di una settimana il suo tour e sarebbe tornato a Milano di lì a poche ore. Ovviamente, non vedevo l'ora di averlo qui, soprattutto ripensando alle parole che poco prima aveva pronunciato lui stesso al telefono: "ho una sorpresa". E io amo le sorprese. Soprattutto le sue.
Mi stesi sul letto cercando di rilassarmi e subito mi misi a pancia in giù ed infilai una mano sotto il materasso prendendo la sua foto che tenevo sempre in quello spazio. Avrei voluto incorniciarla e metterla sul comodino, ma non potevo farlo e lo odiavo. Avrei voluto avere delle foto sul telefono, ma, come mi aveva detto Marta, non era prudente tenerle lì. Odiavo tenere tutto così segreto e non essere chi ero. Anche se tutte queste sensazioni malinconiche se ne andavano appena posavo lo sguardo su quella foto, sul suo sorriso e mi concentravo su tutti i piacevoli effetti collaterali che ne seguivano.
Fortunatamente, e stranamente, la situazione si era stabilizzata fra di noi e, prima di iniziare il mio tour a Maggio, volevo proporgli di tornare a Roma e magari, se gli fosse andato, di andare a Londra per un po'. Così sarebbe riuscito anche a trovare un clima ancora più familiare.
"Amore!" Sentii la porta di casa chiudersi, poco dopo il suono melodioso della sua voce proveniente dal corridoio.
Persi un battito e riposi automaticamente quella foto sotto il materasso alzandomi di scatto dal letto, ma, proprio mentre stavo per uscire dalla stanza, andai a scontrarmi contro il suo meraviglioso corpo. Impacciato, cercai di indietreggiare. Tuttavia, le sue braccia mi avvolsero stringendomi. Affondai il viso nel suo petto e strinsi forte fra le mie mani la sua giacca impregnata dal suo profumo. Avevo bisogno di sentirlo vicino e di avere la conferma che fosse là con me, finalmente.
Alzai appena il viso avvicinandomi al suo collo che accarezzai con la punta del naso e, con mia grande soddisfazione, lo sentii rabbrividire sotto quei piccoli contatti. Poco dopo, posai la mia bocca sulla sua pelle liscia e vi lasciai un delicato bacio. Non potei fare a meno di sorridere sentendolo sospirare appena. Infine, incatenai i miei occhi ai suoi. Non sorrideva, era semplicemente come incantato. Così, intrecciai le mie dita fra i suoi capelli riportandolo nella mia dimensione, sentendolo sobbalzare leggermente, e finalmente un sorriso illuminò il suo volto. E quando sorrideva ero io ad incantarmi.
"Ciao." Sussurrai appena osservandolo attentamente.
"Hi, amore barbuto." Sussurrò divertito a sua volta avvicinandosi a me. Fece scontrare delicatamente i nostri nasi e mosse appena il viso solleticandomi per, poi, avvicinarsi e posare le sue labbra sulle mie. Era un bacio semplice e, forse, era proprio quella la cosa capace di farmi impazzire. "Vuole sapere la surprise?" Domandò subito dopo che si fu staccato.
"Certo!" Esclamai entusiasta ponendo fine completamente al contatto fra i nostri corpi e prendendolo per mano per guidarlo dentro la camera. Incominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore e a sorridere. Ed io, a mia volta, cercai di non farmi distrarre da quel giochetto e lo incitai a continuare. "E dai, non farmi stare sulle spine." Lo pregai prendendolo per mano.
"Okay, okay..." Disse divertito sistemandosi meglio sul letto.
"Non fermarti, continua!" Mi stava facendo morire di curiosità di proposito e lo avrei volentieri ammazzato in quel momento. No, dopo. Prima voglio sapere la sorpresa.
"Io ha acetato un lavoro." I suoi occhi erano visibilmente felici, ma allo stesso tempo soddisfatti per quello che mi stava facendo.
"Cioè?" Chiesi confuso.
"Sky me vuole come giudice de X Factor Italy." Disse improvvisamente sorridendo come poche volte aveva fatto. Aspetta... cosa?!
"C-cosa??" Chiesi incredulo osservando attentamente i suoi occhi sperando che non mi stesse prendendo in giro.
"Me hanno chiesto and io ha deto sì. Così I can restare e posiamo stare più insieme, Marco. T-tu è felice?" Mi domandò quasi incerto.
"F-felice? Amore, ma me lo chiedi pure?!" Mi catapultai letteralmente fra le sue braccia facendolo stendere completamente sul materasso. Non potei fare a meno di riempire ogni centimetro del suo viso di baci, cercando di sistemarmi il meglio possibile su di lui. Alzò leggermente il busto rendendomi ancora più difficile sia respirare che ragionare. Averlo qui avrebbe reso molto più facile la situazione. "Cavolo, quanto ti amo." Affermai tra un bacio e un altro facendolo ridere.
Improvvisamente decise di sollevarmi per, poi, rigettarmi sul materasso e mettersi lui su di me avvinghiandosi al mio collo, procurandomi un'inevitabile scarica di piacere. Passai le mie mani lungo il suo corpo tonico avvicinandolo ulteriormente. Quando si fermò, però, riaprii gli occhi e lo vidi allungarsi verso il pavimento per prendere un foglio. Ma ebbi a malapena tre secondi per capire che, tuttavia, di un foglio non si trattava affatto. Oh, no.
"Ehi, that's me." Esclamò. Oh, bene. Almeno riesce ancora a riconoscersi, dai. Mi sentii invaso dall'imbarazzo e cercai di distogliere lo sguardo dai suoi occhi. "Perché tu ha una mia foto?" Mi chiese divertito.
"B-beh... è sempre lì quella. Q-quando mi manchi, i-io... beh, vedi... oh, andiamo, che hai capito." Quasi offeso mi rigirai sul letto affondando il viso nel cuscino. Voglio sparire.
"Marco, ehi, che tu fa." Nella sua voce si poteva ancora distinguere quella nota di divertimento che non fece altro che peggiorare la situazione. "Ehi." Continuò scuotendomi leggermente, ma lo ignorai. Mi irrigidii ancora di più sentendo le sue labbra posarsi provocatoriamente dietro il mio collo. "Tu è così adorable." Sussurrò lasciandomi una scia di baci, che mi stavano portando piano piano verso il cedimento.
"Smettila." Dissi con voce ovattata cercando di fare finta che mi desse fastidio. "Preferivo quando mi prendevi in giro per la storia della matita." Lo sentii ridere ancora più rumorosamente ed io ne approfittai per infilare la testa sotto il cuscino.
"Oh, come on." Scocciato e divertito allo stesso tempo, decise di girarmi poco delicatamente verso di lui, ma non lo degnai neanche un attimo di uno sguardo. "Look at this." Mi decisi ad alzare così gli occhi e a guardarlo mentre tirava fuori dalla giacca il suo portafoglio, da cui prese quello che sembrava un pezzo di carta piegato. Mi mostrò sorridente la mia foto che si portava sempre dietro ed il mio cuore non riuscì a far altro se non battere come poche volte in quegli ultimi mesi aveva fatto. Sorrisi divertito buttando la testa sul cuscino e lo tirai a me riunendo nuovamente le nostre labbra. Ma come si fa?!
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Love Never Fails
Fanfiction[MIKA & Marco Mengoni] Marco incontrò per la prima volta Mika, nel 2008, quando lavorava ancora nel bar di Frascati; molto prima di raggiungere il successo, poco più di un anno e mezzo dopo. Iniziò ad apprezzarlo come cantante, ma soprattutto come l...