2010 pt.6

659 29 5
                                    

Roma, Martedì 17 Agosto 2010


"Il tour del cantante anglo-libanese, Mika, sta per volgere al termine, ma il suo team ha dichiarato la scelta di aggiungere altre due tappe italiane, sold out in poco tempo, dopo il successo di Milano, Roma e Udine, oggi ed il 19 Agosto, rispettivamente a Cagliari e Rimini."
La voce del giornalista alla televisione invase la stanza, distogliendomi per un attimo dalla lettura di un libro, che facevo finta di leggere. In realtà, guardavo le pagine, leggevo le parole ma non riuscivo a ricavarne neanche una frase di senso compiuto. Saperlo ancora in Italia mi faceva un certo effetto. Avrei tanto voluto prendere il primo aereo e dirgli che lo amavo alla follia e che non potevo più stare un secondo di più senza di lui. Ma queste cose capitano solo nei film, no? Non avevo il coraggio, perché ero sicuro che una volta arrivato lì, non avrei concluso niente, tornando a casa peggio di prima. Tuttavia, neanche lui si era degnato di cercarmi più. Zero. Zero assoluto. Avevo il telefono intasato solo da chiamate e messaggi della mia manager o di quel rompiscatole di Matteo. L'unico nome, che volevo veder illuminare il display del mio cellulare, non c'era. Si è dimenticato di me. Ma che mi aspettavo? Sono solo uno dei tanti.

Dopo tanto tempo, finalmente, ero riuscito a rivedere Cristie.
"Mi sei mancato tanto, Marcolino bello." Disse stringendomi forte fra le sue braccia. Come vorrei risentire anche quelle di Mika.
"Anche tu, Cris." Mi sforzai di sorriderle.
"Ma non credere, ti ho seguito per tutto questo tempo." Affermò premurosa.
"Davvero?"
"Certo! E sono orgogliosa. Però, ti devo dire una cosa." Vidi il suo viso diventare, improvvisamente, serio.
"Dimmi." Dissi, a mia volta, confuso sedendomi, seguito da lei. Portò la sua mano sul mio viso, ad accarezzare delicatamente la mia guancia. "Ma che fai?" Domandai tra il divertito ed il confuso.
"Che ti sei fatto, Marco?"
"Di che parli?" Rimasi perplesso da quella domanda.
"Perché sei così... magro?" Chiese preoccupata.
La guardai per un attimo negli occhi, ma mi staccai da essi poco dopo, accorgendomi di non poter reggere il suo sguardo, quasi inquisitorio.
"I-io..." Mi bloccai, non sapendo cosa dire.
"Ti ho visto qualche mese fa e sembravi stare bene. Avevi preso qualche chilo, no? Che è successo?"
"Cris, semplicemente n-non ho fame," Mi alzai innervosito dal divano. "ed i ritmi negli ultimi tempi sono stati un po' troppo frenetici."
"Andiamo, Marco, ma per chi mi hai presa? Ti conosco dall'elementari. E, anche se non ci siamo visti spesso ultimamente, riconosco ancora quando menti." Si avvicinò a me, cercando un contatto visivo. Non piangere. "È successo qualcosa?" Ritentò.
Avevo bisogno di sfogarmi, di fare qualcosa, di liberarmi da tutti quei pensieri, quel dolore, quella delusione che continuava a tormentarmi e distruggermi dentro da mesi.
Annuii debolmente e cominciai a raccontarle la mia vita. Sì, perché io avevo iniziato a vivere solo dall'arrivo di Michael, ma, poi, ero morto quando se n'era andato.

"Marco..." Mi accarezzò dolcemente i capelli, tenendomi stretto a sé. "So che fa male, ma non avresti dovuto lasciarti andare in questo modo."
"M-mi manca, C-Cris, mi manca terribilmente." Mi lamentai con voce strozzata dal pianto.
"Allora va da lui." Esclamò.
"Non posso. Lui non mi ama." Quell'ultima frase così dolorosa, ma anche così vera, mi fece scoppiare ancora di più in lacrime, facendomi venire il mal di stomaco e quel maledetto peso al petto, come se qualcuno avesse stretto forte tra le mani il mio cuore, impedendomi di respirare.
"Secondo me, dovresti ascoltare quello che ha da dirti."
"Se avesse davvero avuto la minima intenzione di non far finire così il nostro rapporto, non avrebbe mollato al quarto tentativo." Farfugliai affondando il viso sulle sue gambe. Sospirò stringendomi ancora di più a sé.
"Ti va se resto con te, per un po' di tempo?" Mi chiese, dopo un breve momento di silenzio. Le sorrisi riconoscente, guardandola negli occhi. "Bene. Allora, vado a preparare la cena."
Mi sentii, ancora una volta, un bambino che aveva bisogno di cure e in parte mi dispiaceva che si disturbasse tanto. Era anche giunto il momento di cominciare a non dipendere più dalla gente e, soprattutto, a non dipendere da Michael.

Love Never FailsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora