2010 pt.4

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Roma, Lunedì 11 Gennaio 2010


Michael se n'era andato da appena una settimana e già mi mancava terribilmente. Non riuscimmo, quasi mai, neanche a sentirci per telefono.
Ogni giorno però avevo il bisogno di sentire la sua voce ed il suo affetto. Mi ero abituato, in così poco tempo, ad averlo in giro per casa, mentre mi provocava, riempiva di attenzioni le mie labbra e si prendeva cura di me.
Mi stavo impegnando davvero a mantenere la promessa che gli avevo fatto, però la mia incapacità nel cucinare e la sua mancanza contribuivano a renderla un'ardua impresa.
Non riuscivo neanche a smettere di fumare e bere. Era più forte di me. Sentirsi talmente amati, anche per così poco tempo, essere stato abbandonato a me stesso, ed essere rimasto completamente solo, improvvisamente, mi buttò in un pericoloso vortice di tristezza.
Aprendo l'ennesima bottiglia di birra, cominciai a pensare e fantasticare di vederlo entrare, più sorridente che mai, da quella porta, rimasta chiusa per ben sette giorni. Prima di partire, gli diedi le chiavi dell'appartamento per qualsiasi evenienza. Forse stavo correndo troppo, ma quelle chiavi per me rappresentavano un appiglio ed una possibilità di rivederlo.

Mi piaceva sentire il sapore dell'alcol entrare nel mio corpo e rilassarmi. Era come farsi una leggera anestesia, inizialmente, fino a quando non ci si addormenta, evitando ricordi e dolore. Ecco, la mia testa si addormentava e lasciava indietro ogni pensiero, per lasciare spazio al relax.
In quell'ennesimo periodo di solitudine, avrei tanto voluto concentrarmi sulla musica per distrarmi, ma mi mancava l'ispirazione e, di lì a poco, avrei dovuto cominciare anche a lavorare ad un disco.
La suoneria del mio cellulare riecheggiò nella stanza, rompendo il silenzio che invadeva la casa da tanto tempo. Quando vidi il suo nome lampeggiare sullo schermo, il mio cuore si bloccò e mi precipitai istintivamente a rispondere.
"Mika!" Esclamai entusiasta.
"Come ha fatto a sapere che ero io?" Chiese con un pizzico di delusione.
"Ho il tuo numero, tontolone." Lo presi in giro divertito.
"Oh, that's true. Anyway... come stai?"
"Bene, tu? Come procede il tour?"
"Good! Mi sto di... divertando anche se sono un po' tired."
"Mi spiace. Allora, vai a riposare, dai."
"No, volevo sentirte. Mi manca." Mi morsi il labbro inferiore sentendo quelle parole.
"Anche tu." Sussurrai, quasi senza fiato dalla felicità.
"Sta mangiando?"
"Sì, tranquillo."
"When I'll come back I wanna see you fat!" Esclamò. Ah, la sua risata.
"Certo." Dissi ridendo anche io, con un pizzico di ironia. "Tu stai bene?"
"Yeah! Sopratuto ora che io ha sentito te." Sorrisi imbarazzato, anche se non poteva vedermi. Era quello ciò che mi mancava di più nella vita: far sentire bene qualcuno. "Scusami, but I gotta go. Take care."
"Grazie, anche tu."
"And mangia!" Urlò.
"Anche tu!" Ripetei ancora, ridendo.
"Io mangia anche tropo, honey! Bye."
"C-ciao."
Sembrava sereno, e sapere che andava tutto bene rese anche me particolarmente tranquillo. Dovevo mantenere la promessa che avevo fatto. Fino a quel momento, pur mangiando un po' di più, la presi molto alla leggera, ma volevo renderlo orgoglioso di me.


Martedì, 20 Aprile


In quei, quasi, tre mesi mesi e mezzo, Mika ero riuscito a sentirlo davvero di rado. Il ventuno aprile, sarebbe dovuto tornare in Italia per un concerto a Milano, ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era al fatto che ancora non mi aveva chiamato. Aveva detto che ci saremmo visti in quei giorni e, invece, non sapevo ancora niente.
Passai l'ennesima notte sveglio ad aspettare che lo schermo di quel maledetto cellulare si illuminasse. Niente. Era come se si fosse dimenticato di me e faceva male anche solo pensarlo. Mi tenni lontano dall'alcol quel giorno. Volevo restare lucido, così mi limitai ad un paio di sigarette. Michael mi dava la voglia e la spinta giusta per essere migliore, sia per lui che per me. Quanto poteva essere speciale una persona che riusciva a fare una cosa del genere? Troppo.

Sentii improvvisamente un rumore provenire dal salone, che mi fece sussultare sul letto. Spaventato, spensi la luce, presi il telecomando del televisore e mi alzai cercando di fare il meno rumore possibile.
Quando arrivai nella stanza non riuscii a vedere e sentire niente, se non il battito del mio cuore, pronto a balzare fuori dal petto.
"Are you serious? Un telecomando?" Mi spaventai sentendo una voce dietro di me, ma sorrisi, poco dopo, riconoscendo quale voce fosse.
Mi girai mostrando il più grande sorriso mai fatto e mi gettai al suo collo, più felice che mai.
"Mika!" Urlai al suo orecchio, mentre mi teneva stretto a sé.
Quanto mi erano mancate le sue braccia stringermi. Quanto mi era mancato lui.
"Che ci fa sveglio a quest'ora?"
"Aspettavo una tua chiamata."
"Oh, well, I'm here!" Mi strinse ancora più forte per, poi, lasciarmi a terra. "Good! You're ingrassato!" Affermò osservandomi.
"Ingrassato, addirittura? Ho preso una decina di chili, ma..."
"Yeah! That's great! Big boy, you are beautiful!" Canticchiò allegro. "I'm happy." Aggiunse abbracciandomi.
Affondai il viso nell'incavo del suo collo, annusando il suo profumo di talco che tanto amavo. Ci lasciai un piccolo bacio per, poi, incantarmi guardando i suoi occhi e portare le mie mani sulle sue guance ed accarezzarle, sotto il suo sguardo sorridente e curioso.
Poco dopo, però, nel silenzio lo vidi cambiare espressione, diventando quasi privo di emozioni.
"Ehi, va tutto bene?" Gli domandai preoccupato.
"Eh? Oh, yes. Sorry." Fece un sorriso sforzato abbassando lo sguardo sulla mia mano, prendendola e cominciando a giocherellarci.
"Sei sicuro?" Annuì poco convinto. "Lo sai che di me ti puoi fidare, giusto?" Annuì ancora una volta, a macchinetta. "Allora che succede?" Incrociò finalmente nuovamente i suoi occhi con i miei.
Lo guardai con aria interrogativa, fino a quando aprì la bocca per dire qualcosa, chiudendola però poco dopo, sospirando.
Senza parlare, avvicinò il suo viso al mio soffiando sulle mie labbra per, poi, unirle alle sue. Ma che gli prende? Il ritmo diventò sempre più frenetico e sentii mancarmi il respiro. Cercai di riprendere fiato, e lui ne approfittò per infilare nella mia bocca la sua lingua, facendola entrare in contatto con la mia. Morse dolcemente il mio labbro inferiore, facendomi scappare un gemito. Portò le sue mani sui miei fianchi e, poi, alla mia schiena accarezzandola, iniziando ad indietreggiare verso la camera da letto. Sentii i miei polpacci andare a contatto con i piedi del letto, sul quale mi lasciai adagiare da lui. Quando si sdraiò su di me, lo sentii ancora incerto sul da farsi, ma, poco dopo, lo sentii muoversi lentamente su di me, strusciando il suo corpo sul mio e facendo entrare in contatto in nostri bacini. Spostò la sua bocca sul mio collo per mordicchialo, facendomi sfuggire un altro gemito e buttare leggermente la testa all'indietro.
"Stop me now, Marco. Please, perché dopo non so se potrà farlo. I don't wanna costringere te." Disse, affannato, ponendo fine al contatto fra le nostre bocche e poggiando delicatamente la sua fronte sulla mia. Gli accarezzai dolcemente la guancia per, poi, ricongiungere le nostre labbra. Sembrava ancora teso, ma poi iniziò a lasciarsi andare rilassandosi. "Are you sure?" Chiese staccandosi, ancora.
"Sì, Michael. Voglio fare l'amore con te." Gli sussurrai guardandolo negli occhi, facendolo sorridere per, poi, poggiare le labbra sul suo collo.
Sospirò, come a prendere coraggio per portare le sue mani al bordo dei miei pantaloni abbassandoli leggermente, accarezzandomi i fianchi. Fino a poco tempo prima, pur desiderandolo fortemente, non avrei mai avuto il coraggio di dirgli una cosa del genere. Michael aveva stravolto la mia vita. Mi aveva dato una ragione per cui continuare a vivere. Mi faceva sentire amato più di chiunque altro.
Mi riportò alla realtà, quando mi prese il viso tra le mani e cominciò a lasciarci dei lievi baci, portando poi una mano sotto la maglia sul mio stomaco, accarezzandolo per, poi, andarlo a mordicchiare.
"There is ciccia." Affermò divertito.
"Esagerato." Risi per, poi, avventarmi di nuovo sulle sue labbra, accarezzando con una mano i suoi morbidi capelli e sbottonare con l'altra la sua camicia. Quando intravidi il suo corpo asciutto, ma tonico, cominciai a solleticarlo delicatamente con le dita.
"Ehi, stop it!" Sorrise sulle mie labbra, muovendosi bruscamente, facendo scontrare ancora i nostri bacini.
Non sapevo fino a quando avrei potuto resistere, sentendolo muoversi in continuazione su di me. Mi sfilò velocemente la maglietta e cominciò ad osservarmi, per un tempo che mi sembrò infinito. Gli faccio schifo. Ripresi la maglietta cercando di coprirmi, ma mi bloccò.
"No! Sei bellissimo..." Soffiò sul mio viso.
Sentii gli occhi diventare lucidi e le sue labbra posarsi sulla mia guancia, dando via ad una scia di baci ed avanzò, pian piano, fino a bloccarsi al bordo dei pantaloni per risalire e portare le mie mani al bordo dei suoi, per aiutarmi a sbottonarli e sfilarli. Mi levò i miei e, a mia volta, gli sfilai timidamente la camicia.
Lo studiai per qualche secondo cercando di mantenere impresso quel momento. Era perfetto. Il suo corpo era perfetto. Lui era perfetto.
Si adagiò su di me facendo scontrare le nostre intimità. A quel minimo contatto non riuscii a non chiudere gli occhi, mentre Mika ricominciò la sua falcata verso il punto più sensibile del mio corpo.
"Michael!" Esclamai con voce strozzata sentendo le sue labbra posarsi sul mio membro. "Oh, ti prego..." Ansimai affondando le mani fra i suoi capelli, accompagnandolo con dei movimenti di bacino.
Nella stanza si sentivano solo i miei sospiri. Sentivo di poter impazzire da un momento all'altro sotto il suo tocco. "M-Mi..." Mi azzittì gettandosi sulle mie labbra continuando a stuzzicarmi con la mano. Artigliai la sua spalla e le lenzuola, in preda all'eccitazione.
Quando si fermò lo fulminai con lo sguardo, facendolo ridere. La sua risata mi fece venire istantaneamente la pelle d'oca.
Non so come e con che coraggio portai la mia mano sulla sua erezione, seguito da un suo urlo strozzato. Impegnò ancora le mie labbra in un bacio, che diventava sempre più intenso.
"Oh, Marco, please..." Sussurrò interrompendo per un secondo il bacio con un espressione tra il sofferente ed il compiaciuto.
Vederlo con la testa leggermente buttata all'indietro e la bocca semiaperta, che emetteva dei suoni gutturali, non mi fece più ragionare. Lo afferrai per la vita e lo gettai sul letto, posizionandomi su di lui, che mi osservava con espressione sorpresa. Per tutta risposta, decise di invertire nuovamente posizioni, ritrovandomelo sopra, mentre continuava a scontrare volontariamente le nostre erezioni.
"Michael, devo dirti una cosa." Parlai cercando di riprendere fiato.
"Digame." Disse accarezzandomi la guancia.
"Sei il primo." Dichiarai tutto d'un fiato per, poi, vedere la sua espressione sorpresa, che divenne poco dopo commossa.
"Anche tu... and you will be the only one." Vidi una lacrima fare la sua comparsa sulla sua guancia, che prontamente mi curai di asciugare. "Ti amo." Sussurrò guardandomi, poco prima di entrare in me e cominciare a muoversi lentamente.
Mai in vita mia, neanche una volta, riuscii a sentirmi così completo ed amato nello stesso tempo. Non faceva neanche male come credevo. Michael aveva un capacità di essere dolce e passionale allo stesso tempo e riusciva a farmi dimenticare del dolore e concentrare solo su di lui. Non smise mai di guardarmi negli occhi o di lasciarmi dei teneri baci sul collo, mentre alternava spinte più lente ad alcune più veloci. Nella stanza si sentivano solo i nostri sospiri di piacere, gli schiocchi dei baci e, ogni tanto, delle amorevoli parole sussurrate uno all'orecchio dell'altro.
"Michael..." Ansimai, raggiunto quasi il limite.
"Marco..." Aumentò la velocità ansimando nel mio orecchio, facendomi perdere ogni contatto con la realtà. "I'm co... oh, God!" Si accasciò sudato su di me, senza neanche essere riuscito a finire la frase.
Lo osservai, mentre riposava sul mio petto e teneva la bocca aperta, la fronte imperlata di sudore ed i ciuffetti davanti bagnati, che accarezzai e sistemai. Tentammo entrambi di riprendere fiato, esausti. "Ti amo." Dicemmo all'unisono, poco dopo, per poi scambiarci un sorriso. "Are you okay?" Mi chiese premuroso alzando la testa per guardarmi. "Sto sempre bene, da quando ci sei tu nella mia vita, Michael." Mi sorrise, ancora una volta, timido mordendosi il labbro inferiore e si porse verso di me per darmi l'ultimo bacio, prima di crollare insieme fra le braccia di Morfeo.

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