2011 pt.11

711 22 6
                                    

Roma, Mercoledì 30 Novembre 2011

Una volta terminato il concerto, non potevo che esserne soddisfatto, anche quella volta, e corsi letteralmente via, appena mi fu possibile. Durante la giornata non ero riuscito a vedere Mika, come avevo tuttavia programmato di fare, prima della serata. Ma i vari impegni non me l'avevano permesso. Di conseguenza, non potevo resistere un minuto di più senza di lui, sapendo soprattutto che era a pochi metri da me.
Appena scesi dalla macchina, pronto a correre a casa, però sentii la mano di Marta bloccarmi bruscamente, fermando il mio intento. La guardai confuso ed adirato, finché non la vidi abbracciarmi e posare le sue labbra sul mio collo, facendomi irrigidire. Ma che cazz...
"Fai finta di ridere." Mi sussurrò sbrigativa continuando a fare quello che stava facendo. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata. E se Mika, per qualche fatale motivo, ci avesse visto? Gli avevo mandato un messaggio dicendogli che sarei stato a casa in meno di cinque minuti. Cazzo. Cercai di mantenere la calma e, senza farle domande, cominciai a fare come mi aveva detto. "Okay." Si staccò improvvisamente da me lasciandomi di stucco. "C'era qualcuno, lì dietro." La guardai, ancora più confuso di prima, ricordando poi cosa mi aveva detto di fare, quando ci trovavamo insieme in pubblico. "Buona notte. Riposa." Disse semplicemente lasciandomi un altro bacio sulla guancia e risalendo in macchina.
"N-notte." Dissi, a mia volta, paralizzato. Alzai lentamente la testa verso la finestra di casa, quasi impaurito dal fatto che potesse aver visto tutto. Non vedendo però niente, mi rilassai tirando un sospiro di sollievo. Non potevo aspettare l'arrivo dell'ascensore, così presi tutto ciò che avevo e corsi su per le scale, sorridente più che mai. "Michael!" Esclamai spalancando la porta e lasciando cadere le valigie a terra, senza molto tatto, ma chissene frega. Ma tutto quell'entusiasmo scomparve, quando lo vidi appoggiato al muro con il volto completamente inespressivo. No, non l'ha visto. "E-ehi. Sono qui." Continuai avanzando nervosamente. Lo vidi, a sua volta, avvicinarsi a me, quasi con fare minaccioso, e non sapevo che pensare in quel momento. La mia mente era come improvvisamente svuotata da ogni pensiero, cacciato via da un sensazione innata di paura e confusione. Anche i suoi occhi erano spenti, e di certo non erano per soli quattro fottutissimi giorni senza vedermi. "M-Mik..." Prima che potessi richiamarlo cercando di fargli dire qualcosa, poggiò le sue mani sulle mie spalle per, poi, spingermi nuovamente bruscamente contro porta. "Ma che..." Tentai di iniziare a parlare, ancora più disorientato di prima, ma venni interrotto da un'altra strattonata da parte sua. Il mio cuore ormai aveva iniziato a battere così velocemente da farmi venire il mal di testa, facendomi perdere la forza anche nelle gambe. Se non ci fossero stata le sue mani a sorreggermi, probabilmente mi sarei ritrovato inevitabilmente col sedere per terra.
"Trope persone stano tocando te, Marco. Già uno, che isn't me, ha baciato queste labra. Sono mine, Marco. Tu sei mine, okay?" Sussurrò con rabbia a pochi centimetri dal mio viso, avventandosi su di esse, senza controllo facendomi mancare il respiro ed aggrappare allo stipite della porta.
Tuttavia, riuscii a distinguere l'odore ed il sapore dell'alcol sulle sue labbra. Dio, no. Sapevo che bevesse, ogni tanto, ma non credevo si potesse mai ubriacare, soprattutto dopo il discorso che mi aveva fatto. Capii, anche da quella frase, che ancora non aveva digerito il bacio di Matteo, né tanto meno sopportava quello che Marta ed il mio staff stavano tentando di far credere alla gente. Ma sapevo anche che non poteva essere per quelle cose, che si era comportato in quel modo. Non poteva essersi ubriacato in meno di due minuti.
"M-Mika." Farfugliai ansimando sulla sua bocca, cercando di allontanarlo leggermente e riprendere fiato, inutilmente. "Michael." Ritentai posando le mie mani sui suoi fianchi scansandolo appena, per vedere meglio il suo viso e sentii un tale tuffo dentro di me a quella vista. Era contratto in un'espressione talmente sofferta, i suoi occhi lucidi e socchiusi, che cercavano di controllare le lacrime, pronte a scendere su quelle sue guance rosse, e le sue labbra piccole e tremolanti. Non posso reggere una cosa del genere. "Ma che ti prende?" Gli domandai preoccupato e confuso accarezzandogli dolcemente i capelli. "Perché hai bevuto?" Continuai senza, però, ricevere risposta. Mi afferrò per la vita stringendomi, forse un po' troppo, ed attaccandosi al mio collo, mordendolo facendomi quasi male. Quando mi ritrovai, senza rendermene conto sul letto, con Mika che premeva con forza contro il mio corpo, mi gettai nel panico più totale. "M-Michael, no. F-fermati. Basta." Lo pregai inutilmente. Più lo osservavo e più capivo le sue intenzioni e non mi piacevano per niente. Non volevo farlo, non così e sapevo che neanche lui l'avrebbe voluto fare in uno stato del genere. "Michael!" Lo richiamai urlandogli contro scansandolo, con le poche forze che riuscivo ad avere. "Smettila." Mi imposi alzandomi dal letto barcollando.
Cercai di ributtare giù le lacrime e quel fastidioso e tagliente nodo alla gola. Non pensavo potesse arrivare ad un punto del genere. Lo guardai mentre continuava ad osservarmi in modo completamente inespressivo. Rimasi stretto alla tenda cercando di reggermi in piedi, mentre lo fissavo paralizzato ed in parte deluso. E, nonostante stesse per fare qualcosa di orribile, anche se non credevo ne avrebbe avuto il coraggio, era estremamente doloroso vederlo così.
Non era di certo il ritorno a casa che mi aspettavo. No, anzi, direi. Mi aspettavo di sentire sì, le sue braccia avvolgere il mio corpo e le sue labbra toccare le mie, ma assolutamente non con quella prepotenza ed aggressività.
"M-Marco, I..." Come si fosse ripreso improvvisamente, cominciò a parlare con tono quasi calmo.
"Fatti una bella dormita." Dissi pieno di rabbia uscendo e sbattendo la porta della stanza violentemente.
Non volevo trattarlo in quel modo, perché sapevo che non lo aveva fatto di sua spontanea volontà, ma ero arrabbiato. Perché ubriacarsi? Perché assalirmi in quel modo? Io quando mi ero ubriacato, non lo avevo mai assalito e non ero mai diventato così aggressivo... Okay, forse una volta con Matteo, ma non cambia nulla, perché io avevo le mie ragioni e non lo avevo trattato mai in quel modo. Non mi era mai passata neanche quella stupida idea per la testa.

Love Never FailsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora