2011 pt.12

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Londra, Sabato 31 Dicembre 2011


La prima parte del Solo Tour ormai era giunta al termine, già dal 17 Dicembre, a dir la verità, però ero dovuto andare a Milano, per un po', per chiarire e stabilire dove e quando si sarebbe svolta la seconda parte. Le cose andavano bene, tutto sommato, anche se sentivo tremendamente la mancanza di Mika. Insomma, un mese senza di lui era stato davvero uno strazio. Ancora di più, essendo al corrente del fatto che questo suo blocco non ne voleva sapere di lasciarlo in pace. In un primo periodo, avevo chiesto a Cris se, ogni tanto, quando sarebbe stata libera, potesse e gli andasse di passare un po' di tempo con lui. Così, per distrarlo un pochino. Tuttavia, la cosa che mi rincuorò ulteriormente fu che lui stesso l'aveva già chiamata. Stavano legando sempre di più, e la cosa non poteva che farmi felice. Però, non molto tempo dopo, Michael era stato costretto a tornare a Londra, chiamato dalla sua casa discografica. Come se non bastasse, quelli là gli continuano a fare tutte queste pressioni.
I giorni passavano e, ogni volta che lo sentivo per telefono, sembrava essere sempre più preoccupato e la cosa non mi piaceva. Non mi piaceva, affatto. Non volevo facesse come l'ultima volta che ci eravamo visti, così decisi di prendere il primo aereo disponibile, per partire e passare il capodanno insieme a lui. Non sapevo chi avrei trovato a casa sua per la serata sinceramente, ed avevo un po' paura, che però veniva completamente eliminata dal fatto che, forse, magari stando un po' di tempo con me avrebbe potuto rilassarsi. Magari.
Le mie mani cominciarono stranamente a tremare a pochi centimetri dal campanello. Morivo dalla voglia di rivederlo, ma ero preoccupato di poterlo ritrovare come l'altra volta. Non avevo paura di lui, era innocuo, ma proprio non volevo rivederlo in quello stato. Ma proprio il pensiero che potessi ritrovarlo in quel modo, mi spinse a prendere un bel respiro profondo e poggiare appena un dito su quel bottone rosso, aspettando che arrivasse ad aprire.
"Just a second!" Lo sentii urlare dall'altra parte della porta, facendomi ridere appena sentendo la sua voce improvvisamente squillante e le falcate con cui cercava di attraversare la stanza. Ha risposto, però. Sta bene. "Hi, sorry." Disse distrattamente abbottonandosi i pantaloni. Mi si mozzò il fiato e rimasi di sasso vedendolo con la camicia aperta e la cravatta allentata al collo, che gli davano un aspetto talmente... selvaggio. Si può dire, no? Quando alzò il viso, dopo che ebbe finito, però non potei trattenere un'altra piccola risata dalla faccia che fece. "A-amore." Balbettò tramutando quell'espressione sorpresa in uno di quei sorrisi che solo lui poteva fare.
"Ciao, ricciolino." Lo salutai come se non lo avessi visto per poche ore, invece di un fottutissimo ed interminabile mese.
"Oh, no, please. No chiamarme così." Disse, a sua volta, chiudendosi alcuni bottoni della camicia. L'ha capito? E da quando sa cosa significhi 'ricciolino'? Ah, vabbé...
"Okay. Allora, ciao, puffetto." Continuai a prenderlo in giro facendogli contrarre il viso in un'espressione confusa ed arricciare il naso. Ah, quanto mi è mancato vederglielo fare.
"What the fuck is a puf..." Tentò di iniziare a parlare disorientato.
"Oh, sta' zitto e baciami, diamine." Lo interruppi spingendolo dentro casa e richiudendomi la porta alle spalle, avventandomi sulle sue labbra, che non facevo mie da troppo tempo. Lo sentii sorridere sulle mie, mentre mi portava le sue mani sulle guance accarezzandole delicatamente e tirandomi ancora di più a sé, facendo scontrare i nostri nasi, tagliandomi ogni possibilità di respirare. Cercai di riprendere fiato, ma come al solito, ogni volta che ci provavo, infilò la sua lingua nella mia bocca, ad accarezzare la mia dolcemente. "Mi sei mancato." Dissi affannato staccandomi, per un attimo.
"Anche tu." Ansimò ricominciandosi a muovere avidamente su di me. "Come" Pose nuovamente fine a quel meraviglioso contatto, facendomi mugugnare contrariato. "ha" Aho, e basta. "fato" Mo' m'arrabbio. "a venir?" Mi domandò sorridendo, cercando il mio sguardo.
"Ho finito, per ora." Continuai a respirare velocemente bramando di nuovo quelle sue labbra, alle quali tentai di riavvicinarmi.
"Che significa?" Proseguì a chiedermi allontanandomi leggermente, tenendo le sue mani sulle mie spalle.
"Come che significa?" Gli chiesi, a mia volta, confuso ed impaziente facendolo indietreggiare verso il divano.
"Quanto te ferma?" Specificò divertito, e forse anche un po' soddisfatto, dal mio atteggiamento. No, senza 'forse'.
"Ricomincio a Febbraio." Risposi sorridendogli dolcemente.
"F-febraio?" Balbettò incredulo spostando le sue mani sui miei fianchi, accarezzandoli per, poi, tirarmi a sé, facendo aderire perfettamente i nostri corpi. Annuii avvicinandomi al suo viso, sfiorando ancora il suo naso col mio. "No me prende en giro, right?" Soffiò sulle mie labbra facendomi salire un altro piacevole brivido lungo la schiena.
"Perché dovrei." Gli dissi fissando quei suoi occhi, in cui avrei potuto perdermi ogni santissima volta.
"It's... it's fantastico." Si buttò di peso sul divano, facendomi mettere a cavalcioni su di lui, continuando a fissarmi completamente incredulo.
"Lo so." Affermai semplicemente avvicinando il mio viso al suo e baciandolo un'altra volta.
"Will you restare here, with me?" Mi domandò posando nuovamente la mano sulla mia guancia.
"Se mi vorrai." Risposi abbassando la testa imbarazzato ed incominciando a giocare con le sue mani, accoglienti e calorose. Non vorrei costringerlo a tenermi qui.
"Sure. So, will you hug me?" Oh, un bambino proprio.
"Ogni volta che vorrai." Ti abbraccerei ogni singolo secondo della giornata.
"And then, will you kiss me?" Soffiò sulla mia pelle alzandomi il viso dolcemente e mi persi per l'ennesima volta i quegli occhi infiniti, che quella volta erano riusciti ad assumere un color cioccolato. Ma come fa...
"Quando vuoi." Dissi incantato poggiando una mano sul suo petto, leggermente scoperto, fortunatamente, ancora dalla camicia sbottonata.
"A-and will we fare l'amore together, again?" Lo vidi mordicchiarsi timidamente il labbro inferiore a quella frase per, poi, abbassare nervosamente gli occhi e passare le sue mani sulle mie gambe, riscaldandole.
"Ogni volta che ne avremo bisogno, Michael." Sorrisi amorevolmente vedendolo, poi, rialzare di scatto gli occhi, nei quali riuscii a distinguere improvvisamente un pizzico di commozione. "Anche adesso." Aggiunsi in un sussurro sulle sue labbra, avventandomi nuovamente su di esse, pochi attimi dopo.
Quando cominciai a muovermi su di lui, un po' volontariamente, un po' involontariamente, tra un bacio e l'altro, sentendolo sospirare, rimasi sorpreso nel sentire le sue mani tentare di allontanarmi velocemente da lui.
"W-wait, Marco." Farfugliò cercando di staccarsi da me, ma cercai di continuare ad ignorare quegli strani tentativi. Ma che gli prende? "Wait." Rise leggermente facendomi interrompere quel contatto, leggermente deluso.
"Che succede?" Gli domandai preoccupato da quella sua improvvisa interruzione.
"Io ti vede davero stanco." Affermò percorrendo ed accarezzandomi con un dito il profilo del mio collo. "Tu dovresta riposare." Proseguì a parlare con tono estremamente dolce. In quel momento, mi ricordai che ero arrivato mentre lui si stava preparando per andare da qualche parte e cominciai a sentirmi, sempre di più, in colpa. "Marco, what's wrong?" Mi domandò vedendo probabilmente il cambiamento dell'espressione sul mio volto.
"O-oh, Dio, scusami Mika. Tu stavi uscendo per andare da qualche parte ed io sono piombato improvvisamente qui. S-scusami." Dissi velocemente alzandomi di scatto, sotto i suoi occhi sorpresi.
"Ma che tu sta dicendo?" Mi chiese confuso raggiungendomi, mentre avevo cominciato a girare nervosamente per la stanza.
"Cazzo, ti avrò rovinato i piani. Forse dovevi andare da tua madre, o comunque dalla tua famiglia e non è giusto che io venga ad intrufolarmi così. Il fatto che io non abbia qualcuno con cui passare il capodanno, eccetto te, non vuol dire che tu debba passarlo per forza con me. Sono un egoista, scu..." Iniziai a parlare a macchinetta in modo così veloce, che anche io facevo fatica a capirmi.
Effettivamente, ero stato un egoista. Che cretino che sei stato. Questo poraccio avrà pure il diritto di stare con qualcuno che non sia tu, no? Razza di idi...
"Marco, stop!" Urlò quella seconda volta fermando quei miei giri senza meta e senza senso. "Ma che ti avere preso? Are you completamente impazito?" Mi domandò tenendo salde e strette le sue mani sulle mie braccia. "Io stava andando a un party, that's true, ma not with my family. They are tuti partiti. Io dovuto restare qui e no poteva muoverme, so my casa discographic invitato me a un party." Mi spiegò accarezzandomi lentamente.
"M-ma ci devi andare. Ci sarà molta gente importante ed io..." Tentai di iniziare a parlare, ma cominciò ad agitare esasperato la testa da una parte all'altra, a destra e sinistra.
"Shut the fuck up!" Esclamò interrompendomi divertito piegandosi leggermente, per guardarmi meglio. "Io no voleva pasare with nobody else trane te questa sera, ma io credeva che tu no poteva. Now, che tu ha fato me questa amazing surprise, I wanna stay here with you. Only with you. Did you get that, piece of idiot?" Mi sorrise dolcemente, pur pronunciando quelle ultime parole, non proprio gentili. "I love you." Mi mordicchiai il labbro inferiore risentendo quelle parole, che non arrivavano più ovattate, come al telefono, fortunatamente.
"Mi è mancato sentirtelo dire." Sussurrai in imbarazzo, sia per la frase che per la piccola scenata, fatta appena pochi attimi prima.
"What? No ha capito. Repeat it." Disse, a sua volta, a bassa voce facendo una faccia buffa, mentre cercava di guardarmi dritto negli occhi, facendomi ridere lievemente. Mi sta prendendo in giro, ma lo fa così dolcemente e così dannatamente bene...
"Mi è mancato sentirtelo dire." Ripetei più ad alta voce rincontrando il suo sguardo, che più tenero e comprensivo non poteva essere.
"Well, in this caso... I love you, I love you, I love you." Ripeté continuamente avvicinandosi di più a me, facendomi indietreggiare, fino a farmi ritrovare contro il muro, tenendo i suoi occhi incatenati ai miei. "Listen, io sono bravo. Te lo dice anche en italiano: ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo." Continuò ed io non potei fare a meno di arrossire immediatamente, sentendo le mie guance andare letteralmente a fuoco. "And you? Do you love me?" Mi domandò dolcemente mordicchiandosi appena il labbro inferiore, gesto che, ogni santissima volta, era capace di bruciare i miei pochi neuroni rimasti, bruciati non solo dalla mia stupidità innata, ma soprattutto da questi suoi momenti, in cui riusciva ad essere così puerile e così passionale allo stesso tempo. Ed erano i momenti migliori.
"Certo, che ti amo. Ti amo più di qualunque altra cosa. Ti amo per così tante cose, che non farei in tempo ad elencartele in una vita intera. Farei prima a cercare di dimostrartelo direttamente." Vidi l'espressione del suo viso mutare improvvisamente, da divertita quale era, fino a poco tempo prima, in una così seria, ma, sapete, era quella serietà dolce. Quella in cui il tuo interlocutore non sa proprio che dire, perché sei riuscito a spiazzarlo con poche, ma semplici, parole.
Si avvicinò nuovamente a me, posando le sue morbide labbra sulle mie, dando inizio ad una danza estremamente intima. Io non riuscivo a capire esattamente come facesse a farmi venire, ogni volta, quella piacevole sensazione di completezza allo stomaco, che pochissimo prima, come per magia, era riuscito a far sentire vuoto. Era lì probabilmente il suo trucco. Ti privava di una cosa con un piccolo sguardo o con una piccola frase, e colmava quel vuoto, aggiungendo sempre qualcosa di nuovo, senza però farti sentire sazio. Mi chinai appena a baciare quel suo collo perfetto, sentendolo sospirare leggermente, pochi attimi dopo, mentre affondava le sue dita fra i miei capelli.
"Io no ha preparato nothing, Marco. Sorry." Disse staccandosi da me. Ma sai che cosa cappero me ne frega, se non hai preparato niente?!
"Oh, tranquillo, Mika. Non sapevi sarei arrivato. Scusami, ancora." Affermai andando completamente contro i miei pensieri, che non vedevano l'ora di uscire dalla mia bocca, insieme a quelli meno casti da far uscire, di certo, in altri modi.
"Don't say that neanche para scherzare." Mi rassicurò prendendomi per mano e trascinandomi in camera da letto, seguiti da Mel. "Tu sembra così stanco." Ripeté, quasi affranto, accarezzandomi i capelli sulla porta.
"È normale." Lo rassicurai facendo lo stesso gesto, compiuto da lui pochi attimi prima, mentre mi faceva adagiare delicatamente sul letto. Era così premuroso con me, ma stava facendo riuscire la figura del padre apprensivo. Tuttavia, dovetti ammettere che era una figura alla quale mi stavo affezionando sempre più. Faceva parte di lui e come poteva non piacermi, come faccio a non amarlo? "Che fai?" Gli domandai alzandomi leggermente col busto, quando ormai ogni mia capacità di pensiero e di respirare sembrava essere partita improvvisamente in vacanza, mentre lo vedevo che si levava quei vestiti eleganti.
"Come, che facio? Me cambia." Affermò come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Sì, ma intanto io qui, sto per avere un altro infarto.
"Un Capodanno in pigiama, sul serio?" Proseguii cercando di mantenere la calma, deglutendo poi a vuoto.
"It's alternative." Rispose infilandosi la maglietta del pigiama. "Come noi." Aggiunse raggiungendomi e sdraiandosi accanto a me.
"Come noi." Ripetei divertito cominciando a fare dei piccoli cerchi sul materasso, dopo essermi quasi ripreso del suo corpo mezzo nudo. Come se non l'avessi mai visto, poi.
"So, anche tu te cambia." Aggiunse divertito posando la sua mano sulla mia, fermandola.
"E va bene." Mi arresi alzandomi dal letto.
"Because..." Iniziò una frase, ma per un momento non riuscii a capire bene ciò che voleva che dicessi. Lo guardai confuso chiedendogli spiegazioni, vedendolo poi sbuffare e portarsi le mani al viso. "Because we are..." Mosse il braccio per dirmi di continuare. Ah!
"... noi siamo alternativi." Continuai ridendo andando in bagno scuotendo la testa da una parte all'altra, dopo aver capito quello che voleva fare. "Pure te, però, amore, eh!" Gli urlai mentre mi cambiavo. Con lui era tutto così diverso. Riuscivo a sentirmi davvero bene, e la sua pazzia non poteva che migliorare le cose.
"Io cosa?" Me lo ritrovai davanti alla porta, quando la riaprii, a braccia conserte, che mi guardava con sguardo inquisitorio.
"Sono appena arrivato e metti il mio cervello in moto troppo velocemente." Dissi avvicinandomi a lui, facendolo indietreggiare.
"Sorry." Si scusò continuando a ridere, finché non avvolse il mio corpo fra le sue braccia e si buttò di peso sul letto, facendomi accoccolare contro il suo petto. "How è andato tour?" Mi chiese mentre continuava a darmi dei leggeri baci sulla fronte. Resterei così, per sempre.
"Bene, ma sono felice di stare con te, ora." Gli dissi alzando il viso, per guardarlo meglio in quei suoi occhioni. Mi sorrise timidamente posando le sue labbra sulle mie. "Tu, invece? Sei riuscito a scrivere qualcosa?" Lo vidi sospirare rumorosamente e prendere la mia mano, incominciando a giocherellare con le mie dita, scuotendo la testa a destra e sinistra. Idiota, perché gliel'hai chiesto? Come se non ci pensasse già abbastanza. Mi sistemai meglio sopra di lui, poggiando le mie mani sul materasso, dandogli un altro bacio, nel tentativo di rimediare.
"I love you." Sorrise dolcemente posando una mano sulla mia guancia, mentre con l'altra stringeva appena la mia gamba.
"Anch'io." Dissi, a mia volta, amorevolmente accarezzandogli le labbra con due dita.
Più lo osservavo, e più mi convincevo che fosse la perfezione fatta persona, e di non meritarmelo totalmente. Nel corso della mia vita, ho fatto tanti errori, facendo soffrire non poche persone, ed il fatto che lui fosse fra quelle mi faceva sentire ancora peggio. Non riuscivo a capire come potesse stare con me, ma forse era meglio evitare di chiedergli spiegazioni. Non volevo mettermi e, soprattutto, metterlo in una situazione così spinosa. Per quanto io mi sforzassi di essere alla sua altezza, sapevo che non ci sarei mai riuscito ad arrivarci.
In quel momento, leggevo nei suoi occhi però tante emozioni messe insieme, ma mi rendevo conto che alcune erano negative. Il non riuscire ad esternare musicalmente parlando, ciò che voleva, continuava a fargli male, ed io mi sentivo talmente inutile ed impotente davanti a quella situazione. Volevo aiutarlo, ma non sapevo come farlo. L'unica cosa che potevo fare, di fatto, era cercare di distrarlo il più possibile, distogliendolo completamente da quella delusione, che gli si leggeva in volto. Essere deluso da sé stesso, probabilmente era la cosa che gli faceva più male. Si aspettava molto, forse anche troppo. Non nel senso che, faceva più di quello che si potesse permettere, no assolutamente. Ma era un perfezionista e, di conseguenza, anche molto severo, ma l'insicurezza che si portava dietro non faceva che peggiorare l'intera situazione. Era proprio questo il problema, voleva e poteva arrivare talmente in alto. Altezza dalla quale, però, poteva precipitare improvvisamente, e farsi molto male. Ed alla base di quella caduta, alla fin fine, c'erano sempre le sue incertezze ed insicurezze, e purtroppo, sapevo bene quanto fosse difficile liberarsene. Forse, era addirittura impossibile, specialmente per un carattere come il suo.
"A che pensa?" Mi domandò improvvisamente interrompendo i miei pensieri e riportandomi alla realtà, ma in quel momento sentimmo le persone che stavano cominciando ad uscire per strada, pronti a fare il conto alla rovescia, così guardai l'orologio. Manca un minuto. Ammazza, com'è passato in fretta il tempo. Vabbé che sono arrivato tardi, però...
"Amore," Gli sorrisi dolcemente guardando i suoi occhi curiosi. "grazie per questo altro anno meraviglioso, davvero. Spero che quest'altro che passeremo insieme, e tutti quelli che verranno dopo, siano uno più bello dell'altro. Senza di te" Abbassai leggermente lo sguardo prendendogli la mano. "non sarei qui." Mi alzò delicatamente il viso guardandomi seriamente negli occhi.
Dovevo essere sincero con lui, e quello era ciò che pensavo.
"Tu mi dà tropa importanza, Marco." No, non è vero. Scossi la testa contrariato da quell'affermazione, sentendo un improvviso nodo alla gola e gli occhi offuscarsi piano piano. "Quelo che poso prometere te de fare è che cercherà di rendere every day di tua life felice e without sofferences." Aggiunse asciugandomi una piccola lacrima, che mi era sfuggita. "Come tu sta facendo nela mine." Tornai a guardarlo, senza più fare caso alle lacrime, che ormai avevano cominciando a scendere senza preavviso.
"Non è vero." Sorrisi amaramente accarezzandogli il suo volto angelico. Se lo fosse, non continuerebbe a soffrire così.
"Yes, it is." Stavo per ribattere, ma sentii la sua bocca posarsi velocemente sulla mia, quasi disperata, ad azzittirmi. "Please, don't cry. It hurts me." Aggiunse, quando ormai anche lui stava piangendo.
"Non farlo neanche tu, allora." Dissi divertito asciugandogli il viso con i palmi posando la mia fronte contro la sua e, ancora, le mie labbra sulle sue.
Alla fine, non sapevamo neanche perché lo stavamo facendo. O meglio, forse sì, ma forse era anche un tentativo di sfogare e liberarsi di tutta la tensione accumulata in quel mese, senza vederci. Entrambi con i propri pensieri ed in nostri dubbi, che cercavamo di risolvere e colmare in quel momento, che era risultato il più perfetto.

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