Roma, Sabato 2 Gennaio 2010
Fui svegliato da un piacevole odore di caffè e da un leggero rumore, proveniente dal corridoio, che sembrava tanto quello di alcune tazze che andavano a contatto tra di loro. Quando aprii gli occhi, e misi a fuoco ciò che mi circondava, vidi un Mika, indaffarato, entrare nella stanza, cercando di fare il meno casino possibile, senza riuscirci. Oh, ditemi che non sta facendo, quello che sta facendo.
"Buongiorno." Mi stropicciai gli occhi, alzandomi, leggermente, col busto. "Aspetta, ti aiu..."
"No, no! Fuck! Chiude occhio! Close your eyes, right now!" Mi interruppe, urlando.
"Eh? Perché?" Domandai, confuso.
"Voleva farte una surprise." Mi guardò affranto, fermandosi.
Sorrisi, intenerito. Ci teneva, davvero, tanto a fare quella cosa, così mi sdraiai, nuovamente, chiudendo gli occhi e facendo finta di essermi riaddormentato.
Lo sentii ridere, posare il vassoio sul comodino accanto al letto e, poi, la sua mano accarezzarmi la guancia, delicatamente.
"Marco, wake up." Disse, ridendo, ancora, cercando di fare il serio, inutilmente, ed io continuai a far finta di non sentirlo. "Marco, come on!" Cominciò a scuotermi dalla spalla, lentamente, non vedendo alcuna mia reazione.
Spostò la sua mano sul mio collo, cominciando a solleticarlo dolcemente.
"Okay, okay, sono sveglio!" Esclamai, divertito, fermandolo.
Mi fissò negli occhi per un tempo indeterminabile, facendomi salire, ancora una volta, quel brivido lungo la schiena. La luce, che filtrava dalla finestra, li rendeva di un colore verde, più chiaro del solito, quasi smeraldo.
"Ha uscito prima, e ha find solo... c-cornet..." Lo azzittì, gettandomi sulle sue labbra, morbide e delicate.
"Grazie." Dissi, accarezzando la sua guancia, ricevendo come risposta uno sguardo sorpreso. "Ma..."
"But?" Mi guardò, confuso.
"Hai bisogno di qualche altra lezione di italiano." Lo presi in giro, sorridendo.
"I know, I know." Rise sulle mie labbra.
Avrei voluto, così tanto, dirgli che lo amavo più di qualunque altra cosa. Anche se gliel'avevo già detto, volevo pronunciare quelle parole da sobrio, per fargli capire che era la pura verità. Eppure, avevo così tanta paura che non provasse le stesse cose. Anzi, ne avevo la certezza, che non le provasse. Mi conosceva da troppo poco tempo e, già, ero rimasto, non poco, sorpreso dal suo comportamento nei miei confronti, in quei giorni.
"But... not now." Sussurrò al mio orecchio, dopo essersi avvicinato, lentamente.
Si accomodò sul letto, riunendo le nostre bocche, che si cominciarono a muovere a ritmo, man a mano, sempre più frenetico. Le cose erano due: o voleva provocarmi come il giorno precedente, o sarebbe stato così, dannatamente, provocante, senza volerlo, tutte le volte.
"Ma hai proprio fatto la spesa, Mika?" Gli chiesi, retorico, guardando le buste che invadevano la cucina.
"Of course! Il tuo fridge was vuoto e io eat too much!" Esclamò, cominciando a sistemare le cose.
"Lascia, almeno, che ti ridia i soldi..." Tentai di prenderli dal portafoglio, ma fui bloccato dal suo magico tocco.
"Don't worry. It's okay. Volio, solo, che tu mangia, Marco." Mi fissò negli occhi, serio, mentre me lo diceva.
Fu un contatto, però, che non riuscii a reggere per molto, così abbassai la testa, un po' intimorito. Aveva capito che, il giorno prima, avevo mentito, e volli, seriamente, in quel momento, scavarmi una fossa, sotto terra, per nascondermi.
Me la alzò, delicatamente, guardandomi con sguardo dolce e comprensivo.
"Don't destroy yourself, please. Fuma, beve, non mangia... tutte queste cose, non are okay. When you was a X Factor, you wasn't so magro." Sentii gli occhi, pian piano, riempirsi di lacrime, ed ebbi l'irrefrenabile bisogno di sentire il calore delle sue braccia, tra le quali mi gettai, senza pensare più.
Domenica, 3 Gennaio
"I really, really like stare qui con te! Non volio back indietro." Disse, mentre ce ne stavamo seduti sul divano a rilassarci. Oh, ti prego, dimmi che resti, ancora. "I'll miss you!"
"Anche io, non sai quanto. Ma, poi, tornerai, giusto?" Chiesi, speranzoso.
"Of course! But, prima devo continuare my tour fino a fine Agosto." E lì, in quel momento, sentii un tuffo al cuore, causato dalla raggiunta consapevolezza che non l'avrei più visto, per un bel po' di tempo. "But, I will come to Italy, too." Sorrise, per incoraggiarmi, vedendomi, leggermente, scosso dalla notizia. "You're a true friend per me, Marco." Ahh, che dol... ehi, aspetta, cosa?! Amico? Ma che cazzar... Lo sentii scoppiare in una fragorosa risata. "Oh, God, your face è la fine of the world!" Continuò a ridere, fino a diventare rosso come un peperone, sotto il mio sguardo allibito.
Rimasi fermo ad osservalo, offeso, non solo da quello che aveva detto, ma anche, e soprattutto, dalla sua reazione.
"Oh, come on! Scherzava!" Continuò, dandomi una pacca sulla spalla.
"Non sto ridendo." Dissi, serio, e, solo in quel momento si decise a fermarsi e ricomporsi.
"Scusame." Chiese, con faccia da cane bastonato.
Lo osservai, ancora per un po', in silenzio, senza proferire parola e senza fare il minimo movimento, fino a quando decisi di buttarmi a capofitto su di lui. Ti amo alla follia. Fui così tentato di dirglielo...
Mi posizionai su di lui, bloccandolo per i polsi, con sguardo divertito, sotto il suo curioso.
"Non ti scuso." Sussurrai.
"Oh, really?" Disse, spavaldo.
"Yes." Avvicinò il suo viso al mio, ma, ancora una volta, mi allontanai, alzandomi. "Forza, Penny, è ora della lezione!"
"Non chiamarme così!" Si alzò, anche lui, velocemente, per seguirmi.
"Partiamo dal fatto che si dice 'scusami' e 'chiamarmi', okay?" Dissi, per l'ennesima volta.
"Io confondo con spagnolo." Affermò, deluso.
"Io MI confondo con LO spagnolo." Lo corressi, guadagnandomi un'occhiataccia da parte sua. "Sei tu ad aver detto che volevi imparare l'italiano, no?"
"Sì, ma è troppo dificile..."
"Te la stai cavando bene, però." Lo incoraggiai.
"Se tu mi da' un bacio, io imparo meglio."
"Se tu mi dessi un bacio, io imparerei meglio." Affermai, divertito.
"Oh, ma fuck! Me lo dessi, sì o no?" Non riuscii a trattenere le risate, sentendo quella frase, così sbagliata, ma detta in modo così deciso. "What the fuck you want?"
"Si dice 'me lo dai, sì o no?'." Dissi, avvicinandomi a lui.
"Quello che è, insoma!" Fece rientrare le nostre labbra in contatto, in un bacio breve, ma dolce, che riuscì a mandarmi in trance, anche solo per un secondo.
Decidemmo di andare a cena fuori, per la prima volta. O meglio, lui decise che saremmo andati a cena fuori, per la prima volta. Ero, davvero, felice con lui e non volevo tornare quello che ero stato. Non ce l'avrei mai fatta. Non volevo più ritrovarmi solo a piangere, dalla mattina alla sera. Mi sarebbe bastato piangere, non saprei, la sera, ma avere lui al mio fianco avrebbe reso le cose meno dolorose.
"Mh, questo," Indicò al cameriere un punto del menù. "questo," Ancora. "questo". Di nuovo. "e questo!" Lo guardai divertito, per la sua innocenza. "Per lui le stesse cose." Sorrise.
"Cosa?!" Esclamai, quasi terrorizzato.
"Okay, desiderate il dessert?" Chiese, annotando.
"Sure!" Cioè, in tutta quella roba non era compreso il dolce?
"Cosa?!" Ripetei, mentre il cameriere, sotto permesso di Mika, ci lasciava soli. "Stai scherzando, spero."
"Oh, come on! Deve mangiare." Mi mostrò i suoi dentoni, e non riuscii, più, a contestarlo una terza volta.
Dio, quanto ti amo.Entrammo in casa, senza neanche vedere dove mettevamo i piedi, concentrati entrambi, uno sulle labbra dell'altro. Si sentivano solo gli schiocchi provocati da esse ed i nostri tentativi di riprendere fiato, ogni tanto. Posai le mie mani sulle sue morbide guance, ad imitare il gesto che aveva fatto lui qualche giorno prima.
"Dimmi" Tentai di cominciare a parlare tra un bacio e l'altro. "quanto" Cercò di azzittirmi. "hai" Ancora. "pagato."
"In your dreams." Si staccò, affannato, per, poi, ricominciare quello che aveva interrotto.
"Meglio se andiamo a dormire, allora." Lo sfidai, facendolo staccare, ancora.
"Oh, ehm... okay." Disse, con tono, leggermente, deluso.
Era giusto farlo penare un pochino, no? E poi, non sapevo se mi sentissi pronto o meno. Era presto e non avevo mai avuto esperienze, ancora.
L'adorai, ancora di più, quando capì e rispettò quello che avevo detto.
E nonostante ciò, non fece l'offeso e non assunse atteggiamenti strani.
"Pos... posso dormire con te, però?" Mi chiese. Oh, amore.
"Certo." Soffiai sulle sue labbra.
Mi piaceva vederlo dormire, cosa che lo portò ad assumere un'espressione, leggermente, imbronciata, che lo rendeva ancora più tenero. Mi avvicinai, lentamente, a lui, per abbracciarlo da dietro e lasciargli una piccola scia di baci, lungo il collo.
"Ti amo." Sussurrai, dolcemente.
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Love Never Fails
Fanfiction[MIKA & Marco Mengoni] Marco incontrò per la prima volta Mika, nel 2008, quando lavorava ancora nel bar di Frascati; molto prima di raggiungere il successo, poco più di un anno e mezzo dopo. Iniziò ad apprezzarlo come cantante, ma soprattutto come l...