2011 pt.9

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Montalto di Castro, Domenica 23 Ottobre 2011


Cominciai a trafficare ed a tastare lentamente sul letto alla mia sinistra con una mano e con una gamba, alla ricerca del suo corpo caldo, al mio fianco. Tuttavia, quando riuscii solo a distinguere il fresco delle lenzuola, spalancai gli occhi e mi alzai di scatto col busto. Non c'è. Mika non era lì. Girai velocemente la testa alla ricerca dell'orologio sul comodino. Le cinque e trentadue? Era estremamente strano che non si trovasse con me a quell'ora. Quindi cominciai a vagare ed a cercarlo nel corridoio e nelle stanze, ma nel piano di sopra non c'era. Così mi sporsi appena sulla ringhiera di legno ed intravidi una luce appena visibile, proveniente dalla cucina e mi precipitai giù dalle scale. E lo vidi: si era messo nuovamente davanti a quel maledettissimo computer, leggermente chinato e la testa poggiata pesantemente sulla sua mano, col gomito piantato sulla tavola e sotto la sedia Melachi, che dormiva beatamente. Cosa che dovrebbe fare pure lui.
"Mika." Lo chiamai poggiando delicatamente una mano sulla sua spalla, senza però ricevere risposta. Aggrottai la fronte contrariato, e confuso, e mi porsi leggermente sopra di lui, per controllare che stesse bene. Dorme. Aveva gli occhi chiusi ed il viso aveva assunto un'espressione estremamente buffa, ancora più del solito. La guancia schiacciata e lievemente gonfia sotto l'occhio, accompagnata dalla bocca semiaperta, dalla quale ovviamente si potevano vedere i suoi adorabili incisivi, sul labbro inferiore, sporgeva leggermente la sua lingua. Che buffo. Lo guardai intenerito. Sembrava davvero un bambino indifeso. Buttai l'occhio sullo schermo del pc, sul quale vidi una pagina completamente bianca. Sospirai rassegnato, ma è proprio un testone. Lo sveglio? Non sapevo se farlo o meno, sinceramente. Oppure, sollevarlo e portarlo a letto, anche se sarebbe stata un'ardua impresa, soprattutto senza cercare di dargli fastidio. Alla fine, optai per la prima opzione. "Michael, ehi." Sussurrai inginocchiandomi ed accarezzandogli il braccio dolcemente. "Amore." Ritentai poggiando una mano sulla sua guancia. Lo sentii farfugliare qualcosa di incomprensibile e lo vidi strizzare leggermente gli occhi, che riuscì a mostrarmi, poco dopo. "Ehi." Continuai ad accarezzarlo, sotto il suo sguardo quasi sorpreso.
"Marco." Biascicò guardandomi poi smarrito. "Oh, God, che ore è?" Domandò sistemandosi meglio sulla sedia.
"Sono passate le cinque e mezza. Da quanto sei qui?" Gli chiesi cominciando ad accarezzargli anche i capelli che, nonostante avesse tagliato ancora di più, erano comunque un po' arruffati.
"I don't know." Rispose sbadigliando e chiudendo la pagina che teneva aperta.
"Perché non fai mai quello che ti dico?" Dissi con tono di rimprovero richiudendo anche il computer ed aiutandolo ad alzarsi.
"Sorry." Disse semplicemente prendendomi per mano.
Lo trascinai a letto stringendolo forte tra le mie braccia. Forse avevo paura che se ne potesse tornare nuovamente su quello schermo a torturarsi il cervello per buttare giù e scrivere qualcosa, ma doveva solo avere pazienza. Sapevo quanto potesse fare male e dare fastidio una situazione del genere, ma pensarci più e più volte non l'avrebbe di certo aiutato, anzi. E poi, a cosa l'avevo portato a fare in vacanza? Inizialmente gli avevo detto di lasciare anche il pc e di portarsi solo il telefono, ma mi aveva detto che lo voleva a portata di mano in caso gli fosse venuta qualche idea. Come dirgli di no? Aveva ragione, alla fine, ma eravamo in vacanza, insieme... volevo che si concentrasse solo su quello, solo su di noi.

"Che roba, oh!" Esclamai guardando fuori dalla finestra il temporale, che si abbatteva sulla casa ed a pochi metri da noi. "Che culo, che abbiamo, eh." Ed io che avevo programmato delle belle passeggiatine discrete e solitarie.
"Yes, tu ha un bel culo." Sussurrò divertito al mio orecchio abbracciandomi da dietro e poggiando il suo mento sulla mia spalla.
"Molto divertente..." Continuai infastidito portando le braccia al petto.
"Oh, come on. Relax. Siamo here tuti soli." Incominciò a lasciare dei leggeri baci sul mio collo. Ma perché proprio lì...
"Che poi tu che me vieni a parlà de relax, non se po' sentì." Affermai tirando fuori il mio romanesco.
"What?" Domandò confuso e divertito soffiando sulla mia pelle, facendomi rabbrividire.
"Lascia perdere." Sospirai girando la testa verso di lui e posando le mie labbra sulle sue. "Che facciamo?" Gli chiesi buttandomi sul divano, cercando di riscaldarmi davanti al caminetto. Mamma mia, fa davvero freddo. Non ricevendo alcuna risposta da parte sua, mi girai a vedere cosa stesse facendo e lo ritrovai mentre mi guardava con uno sguardo estremamente malizioso. Sarei io quello insaziabile, eh? Poi dice a me. Lo osservai attentamente mentre si avvicinava pericolosamente, facendo combaciare ancora una volta le nostre labbra. Chinò leggermente la testa senza staccarsi, scendendo e soffermandosi poco sotto la mandibola. Sospirai e portai la testa all'indietro, come invito ad esplorare più approfonditamente, quel punto così sensibile. Si sdraiò sopra di me facendomi adagiare delicatamente rimanendo attaccato alla mia pelle. Sospirai ancora più rumorosamente sentendolo, poi, sorridere su essa, quando andò a mordicchiarla delicatamente. Però un temporale, ancora più forte dei precedenti, fece andare via la luce, facendo smettere immediatamente a Mika ciò che stava facendo.
"Shit." Disse guardando il caminetto.
"Almeno abbiamo quello." Affermai rincuorato prendendogli le mani per riscaldare le mie, quasi gelide, con le sue.
Lo vidi sorridere dolcemente nell'oscurità e chinarsi, per continuare quello che aveva interrotto. Tuttavia, nonostante il trattamento che mi stava riservando avrebbe potuto farmi impazzire da un momento all'altro, sentivo un gran freddo. Come detto, quel periodo lo soffrivo particolarmente, e la cosa non andava per niente bene. Non dovevo e non volevo rovinare questi giorni insieme a lui, prima di partire per il tour promozionale. Tremai leggermente, contro la mia volontà, quando mi sfilò velocemente la maglia.
"Marco, are you okay?" Poggiò la sua mano fredda sulla mia guancia, facendomi rabbrividire ulteriormente.
"S-sì." Balbettai abbracciandolo.
"Tu è caldo." Affermò preoccupato staccandosi e rivestendomi. "Tue difesa ancora deboli sono." Disse per, poi, sospirare dispiaciuto alzandosi.
"No, è normale. F-fa freschetto." Dissi ritirandolo a me.
"Wait." Mi lasciò un leggero bacio sulla fronte rialzandosi, per l'ennesima volta, per, poi, tornare una coperta, con cui mi coprì con cura. Ah, ma perché è così... così!
"Grazie." Ero in imbarazzo, e per fortuna non poteva vedere le mie guance andare ancora più a fuoco di quelle che già erano. "Vieni qui con me?" Gli chiesi, nonostante il divano fosse estremamente piccolo per tutti e due, e soprattutto per lui, che con la sua smisurata altezza, si ritrovava abbastanza fuori con le gambe. O meglio, anch'io lo facevo, ma di certo lui di più.
"No vuole un thé caldo?" Mi domandò pronto ad andare in cucina.
"No, voglio te." Risposi rimettendomi, però, leggermente in imbarazzo. Non riuscivo a vederlo molto bene e non riuscivo neanche, di conseguenza, a capire cosa stesse pensando a quelle mie parole, ma poco dopo lo vidi mettersi accanto a me stringendomi a sé e sistemandosi per far sì che fosse lui a stare sotto, ed a farmi da 'materasso', come io avevo fatto tempo prima. "Te l'ho già detto che anche con i capelli così corti sei meraviglioso?" Soffiai a pochi centimetri dal suo viso.
"Al buio lo dice?" Chiese divertito. "Anyway, tu è meravigioso." Sorrisi mordicchiandomi il labbro inferiore e scostandogli un ciuffetto per, poi, posare le mie labbra sulle sue.

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