2010 pt.3

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Roma, Lunedì 4 Gennaio 2010

Passai buona parte della notte guardando la luce della luna, che filtrava tra le tende della finestra, riflessa sul soffitto. Non riuscivo a dormire pensando al fatto che presto non avrei potuto rivederlo per un bel po' di tempo e che non avrei sentito le sue labbra sfiorare le mie ed il suo profumo inebriarmi le narici.

Girai lentamente il viso verso di lui, vedendolo dormire beatamente sempre con quell'espressione da bambino indifeso che avevo visto solo due volte e che già amavo e volevo osservare incantato ogni santa notte. Le sue labbra leggermente schiuse lasciavano intravedere i suoi due adorabili incisivi. Sorrisi ripensando alle poche, ma fantastiche, volte in cui avevano donato piacevoli torture al mio collo.

Mi alzai cercando di non svegliarlo, evitando di fare rumore e mi diressi verso il bagno per sciacquarmi il viso. Sbuffai e rivolsi lo sguardo sul mio riflesso e, spaventato, balzai indietro vedendomi, in effetti, così dimagrito. Avevo il viso leggermente scavato e reso ancora più scuro dalla barba, che avevo fatto crescere e che neanche mi ero preoccupato di rasare per la cena con Michael, mancandogli di rispetto e gli occhi avevano una cornice violacea, quasi a sembrare due lividi. Il pigiama, abbastanza leggero, nonostante la stagione, accentuava il mio corpo fin troppo magro. Abbassai di nuovo la testa poggiandomi al lavandino, ponendo fine alla visione di quell'incubo. Ma che ho fatto? La situazione mi era sfuggita di mano. Passavo i giorni a rimandare il pranzo e la cena, saziando il mio stomaco, troppe volte solo con alcol e fumo. E pensare che fino a qualche anno fa, la gente si girava perché ero troppo grosso.

Sentii gli occhi pizzicarmi, le labbra tremolare, velocemente, ed un leggero lamento, involontario, uscire da esse. Mi coprii il viso con le mani, nel tentativo di cancellare quell'orribile visione e quei dolorosi ricordi. Una lacrima cadde, lentamente, lungo la mia guancia, scagliandosi sulla la mia mano, dando inizio ad un inevitabile pianto silenzioso. Faccio schifo. Con quale coraggio ero riuscito a baciare Michael? Ma soprattutto, con quale coraggio lui era riuscito a baciare me? Ero terribilmente distrutto, sia psicologicamente che fisicamente.

Restai in silenzio lì a versare lacrime, fino a quando sentii due braccia stringermi dolcemente, facendomi aprire gli occhi di scatto.

"Marco, what's wrong?" Udii la sua voce, coperta da un velo di tristezza e da uno di preoccupazione, che me li fece richiudere dalla vergogna.

"Come fai a toccarmi, Michael." Dissi a testa bassa.

"What?" Chiese confuso. Non risposi. Non alzai lo sguardo. Non avevo il coraggio di guardarlo e di parlargli. Non avevo il coraggio di vedere la sua faccia schifata quanto la mia. "Marco." Mi girò delicatamente verso di lui. "Marco." Ripeté, accarezzandomi la guancia con il tocco delicato di un dito. "Please, apra gli occhi." Portò la sua mano dietro la mia nuca, accarezzandomi i capelli ed avvicinandomi a sé. "Per favore." Avvolse il mio viso tra le sue mani.

"Sono tanto stanco." Farfugliai poggiandomi di nuovo sulla sua spalla, distrutto dalle lacrime, che continuavano a scendere senza controllo.

"Don't worry. I am here with you." Sussurrò cercando di fermare ogni singola lacrima a metà strada sulle mie guance. "Andiamo a letto." Mi guidò fino alla camera tenendomi stretto a sé e senza mai mollarmi.

Mi aiutò a sdraiarmi per, poi, coprirmi e mettersi accanto a me. Riuscivo a percepire i suoi occhi su di me, fino a quando sentii nuovamente la sua mano accarezzare la mia guancia leggermente bagnata.

"Can I see your wonderful eyes?" Domandò facendomi sorridere per la frase, alla quale non riuscivo a credere. "So?" Non risposi e lo sentii avvicinarsi a me, riuscendo a sentire il suo respiro sulle mie labbra. "Please, Marco, trust me." Sussurrò.

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