2012 pt.10

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Roma, Domenica 27 Maggio 2012

Era arrivata l'ultima data del tour, che finalmente stava giungendo al termine, e non a caso a Roma. Mika era lì. Finalmente, dopo più di un mese, sarei riuscito a rivederlo, stringerlo di nuovo fra le mie braccia ed assaporare le sue labbra. Gli avevo parlato il giorno prima, mentre ero in macchina con Marta, e sembrava sereno. Le registrazioni andavano bene ed era riuscito non solo a scrivere molto, ma anche a stare finalmente con i suoi amici e con i suoi parenti, di cui, non lo nascondo, ero un po' geloso. Non solo per il fatto che avessero potuto stare con lui ogni giorno e curarlo, ma soprattutto perché potevano stare con lui in pubblico, senza timore. Ma alla fine, se ci andavo a ripensare, di lì a poco, lo avrei riavuto al mio fianco, e questo bastava. Purtroppo, per molto poco tempo, perché doveva tornare appena dopo una settimana a Londra e, poi, nuovamente a Los Angeles, e non avrei potuto seguirlo. Non per impegni o qualcos'altro, ma semplicemente non volevo essergli ancora di intralcio nel suo lavoro. Doveva assolutamente concentrarsi, anche perché mi aveva detto che doveva ultimare l'album entro i primi di Settembre, e non è che mancasse, poi, così tanto. Nel frattempo, però, la cosa certa era che mi sarei goduto quei giorni insieme a lui.
Avevo tentato di scoprire cosa avesse veramente, ma né Michael né Marta erano stati disposti a spiegarmelo. Avrei voluto anche conoscere qualcuno della sua famiglia, per chiedere se quello che mi diceva e mi arrivava per telefono fosse la verità o meno. Invece niente, dovevo fidarmi di quello che sosteneva lui, ossia che stava bene. Anche se ciò che mi avevano detto entrambi, ed il modo in cui l'avevano fatto, non mi aveva convinto per niente.
Ero riuscito ad arrivare presto, e mancava tanto al concerto. Non potevo che esserne felice: avrei passato ancora più tempo con Mika. Salutai frettolosamente la mia manager prendendo tutto ciò che mi serviva, rifiutando ogni tipo di aiuto, per entrare e correre immediatamente dentro il palazzo, nel quale, a non molta distanza da me, si trovava l'unico uomo con cui volessi passare il resto della mia vita. Mi scusai più volte con degli sconosciuti, che rischiai di investire durante il tragitto, ma chissene frega. Il mio cuore non ne voleva sapere di rallentare la velocità con cui si andava a scontrare contro la mia gabbia toracica. Era bello stare bene, senza dover ricorrere ad aiuti esterni. Era davvero meraviglioso, ed anche se delle volte era stato davvero difficile, i primi tempi, sapevo di potercela fare, e tutto grazie al ragazzo più straordinario dell'Universo e non solo.
Spalancai la porta con un sorriso che da troppo tempo non avevo, ed entrai in casa lasciando cadere a terra le valigie, con noncuranza, sperando di ritrovarmelo magari sul divano a pigiare i tasti del telecomando della tv, in disuso, come più volte aveva fatto. Tuttavia, non lo vidi neanche in salone.
"Michael!" Lo chiamai sperando in una risposta, ma tutto ciò che riuscii a sentire fu qualcosa cadere, una porta spalancarsi e dei passi provenire dal corridoio.
Mi mossi cercando di capire che diavolo stesse combinando e lo vidi, finalmente, con un sorriso grande quanto il mio.
"Marco!" Neanche il tempo di dirgli qualcosa, che sentii le sue braccia avvolgere il mio corpo e sollevarmi leggermente. "You are here! Oh, God, Marco, ti amo." Disse muovendosi appena da una parte all'altra, e non potei fare a meno di ridere affondando le mie dita fra i suoi riccioli.
Mi sistemai meglio avvolgendo la sua vita con le mie gambe e posando le mie mani sulle sue spalle, per guardarlo meglio. Non sembrava affatto stanco, anzi sembrava addirittura sereno. I suoi occhi brillavano di luce propria ed i suoi dentoni e le sue immancabili fossette riuscirono, ancora una volta, a darmi la sensazione di star sognando.
"Ti amo immensamente, Michael." Dissi posando una mano sulla sua guancia.
"Che significa?" Domandò sorridendomi dolcemente.
"Significa che il mio amore per te è immenso." Risposi semplicemente sorridendogli, a mia volta.
"Imenso?" Arricciò il naso divertito.
"Infinito, proprio come i tuoi occhi, la tua voce, la tua bellezza... proprio come te." Affermai incantato osservandolo.
Mantenendo quell'espressione divertita e confusa avvicinò il suo viso al mio facendo sfiorare i nostri nasi ed unendo finalmente le nostre labbra. Sentirlo così vicino era così bello, così come sentire di nuovo il suo sapore. Le sue si continuavano a muovere sulle mie, con delicatezza, fino a quando non lo sentii catturare il mio labbro inferiore sentendo, poi, la sua lingua cominciare ad esplorare la mia bocca, desiderosa di quel contatto così intimo. Chinai appena la testa tornando improvvisamente a guardarlo: aveva gli occhi chiusi, ma ci metteva così tanta dolcezza e passione, che non potei fare a meno di sorridere per, poi, tornare anch'io in quel mondo magico, in cui solo lui riusciva a creare e portarmi. Quando aveva cercato, però, di allontanarsi, gli accarezzai il collo tirandolo ulteriormente a me impedendoglielo, facendolo, poi, sorridere sulle mie labbra. Ansimai sulle sue cercando di riprendere fiato e tornando a fare ciò di cui avevo bisogno. Sentii le sue mani, che erano ben salde sui miei fianchi e li accarezzavano, spostarsi verso le mie gambe per tenermi meglio. Ci allontanammo lentamente e posai la mia fronte sulla sua perdendomi, ancora una volta, nei suoi occhi senza fine.
"Damn, quanto me sei mancato." Sussurrò poggiando la testa sulla mia spalla ed io ne approfittai per rimettermi con i piedi per terra, preoccupato del fatto che si potesse stancare troppo. Posai una mano sulla sua guancia non sentendola fortunatamente calda. Mi sorrise prendendola e lasciandoci un bacio delicato per, poi, abbracciarmi di nuovo. "Come ha andato tour?" Mi chiese staccandosi e guidandomi verso il divano.
"Molto bene, tu invece? È tutto okay con l'album, giusto?" Domandai, a mia volta, vedendolo, poi, annuire lievemente.
"Siamo a buon punto." Rispose con aria soddisfatta abbassando, poi, però, la testa e cominciando a giocherellare con le mie dita.
"Sicuro?" Continuai cercando il suo sguardo, perplesso da quell'improvviso incerto comportamento.
"Yes, sure, but," Incatenò nuovamente i suoi meravigliosi occhi ai miei. "segueme." Aggiunse alzandosi. Lo guardai confuso, ma mi lasciai portare dove voleva andare. Rimasi sempre più sorpreso vedendolo entrare nel mio studio. Ma che ha... Si sedette sullo sgabello leccandosi appena le labbra. È nervoso? "Volio farte sentire una cosa." Disse strofinando le mani sulle gambe, come ad asciugarle, portandole, poi, su quei tasti bianchi e neri, iniziando a suonare una melodia, che sembrava da subito dolce e confortevole.

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