2012 pt.3

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Roma, Giovedì 2 Febbraio 2012


Il tre Febbraio avrei cominciato la seconda parte del Solo Tour ad Udine, fino al tredici. Non era tanto, se ci si andava a pensare bene, ma le giornate senza Michael diventavano sempre più lunghe ed interminabili. Quando ci eravamo salutati, il giorno dopo quella discussione, nonostante ci sforzassimo di sorridere e di far finta di niente, entrambi avevamo del rancore, uno nei confronti dell'altro. Io per avermi trattato in quel modo quantomeno ingiusto. Lui per avergli rinfacciato quello che aveva fatto, qualche tempo prima. Mi resi conto che le cose davvero non andavano, quando mi alzai tentando di unire le mie labbra alle sue, credendo di incontrarlo a metà strada, ma così non fu, come non fu immediata la sua risposta al bacio, anzi, non c'era neanche stata. Il fatto che si fosse addormentato fra le mie braccia, non credevo che fosse un segno di perdono, ma almeno di ripresa, ed invece. I suoi occhi sfuggivano in continuazione ai miei, ed alla fine decisi di andarmene, senza prolungare più quel momento così doloroso per entrambi.
Non sentivo la sua voce da quasi dieci giorni e mi sembrava di impazzire. Non volevo però neanche sentire le sue canzoni, avrebbe solo peggiorato la situazione. Non lo sentivo dirmi 'ti amo' o chiamarmi 'amore' da troppo tempo e faceva male, anche solo ripensare a quando e come lo faceva.
Cominciai a girare e rigirare quell'ennesimo pacchetto di sigarette, ancora chiuso, fra le mani, indeciso sul da farmi. Non sapevo se aprilo o meno. Farlo sarebbe significata la fine, per me. Sarebbe significato piangere, ancora una volta, e non volevo farlo. Il giorno prima l'avevo passato a versare lacrime amare, come quello prima ancora, del resto. Quei due giorni dei tre piccoli di pausa, li avevo passati in quel modo.
Sbuffai rassegnato prendendo il cellulare e composi il suo numero a memoria in pochi secondi, attendendone forse troppi, poco dopo. Non mi risponde neanche. Preso dall'ansia, portai la mano alla bocca cominciando a mordicchiare nervosamente le unghie e agitando forse troppo velocemente la gamba. Andiamo, cazzo, rispondi.
"Hello?" Appena rispose, mi sistemai meglio sul divano mettendomi al bordo, cercando di mantenere la calma.
Sentire la sua meravigliosa voce mi provocò una tachicardia immediata, ma rimasi deluso da come mi aveva risposto, come se non avesse riconosciuto il mio numero.
"M-Michael, sono io." Balbettai incerto.
"Oh, Marco, how are you?" Mi stavo sentendo preso in giro, per l'ennesima volta.
"B-bene," Mentii. "tu invece?" Domandai, a mia volta.
"I'm fine." Rispose semplicemente, come se mi stesse facendo un favore. "Ha iniziato tour?" Ah, allora non si era dimenticato del tutto l'italiano.
"Domani, ma..."
"Fino a quando?" Mi interruppe improvvisamente, ma, in cuor mio, forse ingenuamente, speravo tanto che quella domanda fosse un sottinteso 'quando potrò rivederti?'.
"Il 13, poi mi fermo fino ad Aprile."
"Ancora?" Chiese con tono sorpreso.
"Sì, poi finisco a Maggio." Spiegai velocemente.
Quella sarebbe stata un'altra cosa che avrebbe saputo, se mi avesse ascoltato, in quelle due fottutissime settimane, almeno una dannatissima volta.
"Oh, okay." Mugugnò semplicemente dall'altra parte del telefono. "I gotta go, sorry. Ce sentiamo soon." Disse velocemente.
"Ah, va bene, ma Mika..." Tentai di fermarlo prima che potesse attaccare, ma fu inutile.
Sentii quei fastidiosi squilli invadere la mia testa. Volevo dirgli che lo amavo e non me ne aveva dato la possibilità, e cominciai a pensare che potesse essere per non dire che mi amava anche lui o dirlo in modo fin troppo freddo, per non ferirmi. Beh, l'hai fatto comunque.
Alla fine, ero stato io a cedere chiamandolo, mettendomi probabilmente in ridicolo, e mi sentivo così maledettamente stupido. Presi velocemente quel pacco di sigarette e lo aprii infilandomene una fra le labbra, inspirando ancora prima che si fosse accesa. Quando sentii il fumo invadere il mio corpo, automaticamente mi sentii rilassato, più leggero. Ma, poco dopo, quella sensazione si tramutò in un peso troppo grande al petto, che spinse nuovamente le lacrime lungo il mio corpo, fino a farle arrivare pesantemente agli occhi. Non ce la posso fare.

Dopo non so quanto tempo a piangermi, in modo estremamente ridicolo, addosso sul divano ed aver finito le lacrime ormai, mentre fissavo il vuoto più totale, sentii il campanello suonare più volte. Non avevo voglia di alzarmi da lì, né di vedere e parlare con qualcuno. Tuttavia, quando capii che si trattava di Cristie, che come al solito con la sua delicatezza si faceva sentire, mi sforzai di alzarmi ed andarle ad aprire.
"Marcolino!" Esclamò buttandosi tra le mie braccia.
"Ehi, Cris." Tentai di ricambiare il suo abbraccio nel modo più gentile possibile.
"Ti ho inviato un messaggio, per avvisarti che sarei passata a salutare il mio cantante preferito, prima che partisse." Disse accarezzandomi dolcemente la schiena. Quando, però, si staccò da me, la sua espressione sorridente cambiò totalmente, tramutandosi in una preoccupata e seria. "Marco." Mi richiamò posando una mano sulla mia guancia umida e richiudendosi, con l'altra, la porta alle sue spalle.

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