Londra, Sabato 1 Settembre 2012Quest'attesa è snervante. La mano di Michael continuava ad accarezzarmi dolcemente la spalla ed ogni tanto si spostava sulla mia guancia sfiorandomi delicatamente con un paio di dita, regalandomi una piacevole sensazione di pace, che però se ne andava tragicamente quando i miei pensieri si spostavano automaticamente al momento che stavo per vivere. C'era solo una porta marroncina a separarmi da esso. Nonostante non mi sentissi affatto pronto ad incontrare la famiglia Penniman, avevo detto a Mika l'esatto contrario. Non saprei dire bene il perché. L'ho fatto e basta. La settimana prima, tutti e sette i giorni che precedettero il fatidico giorno, il suo meraviglioso sorriso non se ne era mai andato. Sembrava l'uomo più felice ed emozionato del mondo, e chi ero io per rovinare la gioia del ragazzo che amavo? Girava per casa fischiettando e lasciandomi alcuni baci ogni volta che ci incrociavamo, quando lui usciva dal suo studio oppure andava avanti ed indietro per le stanze, mentre continuava a parlare al cellulare con qualcuno. Le sue fossette non se ne erano mai andate da quel suo volto perfetto e quei suoi occhi, alcune volte estremamente scuri, altre incredibilmente chiari, ormai brillavano di luce propria.
Che sarei riuscito a fare, però? Insomma, avrebbero parlato sempre e solo inglese, ben diverso da quella lingua dolcemente sconosciuta ed adorabilmente inventata di Michael. Una questione era sapere le cose basilari, un'altra era instaurare un discorso ed intraprendere una conversazione sensata. Non ce la farò mai.
"Are you ready?" Mi domandò facendo scivolare delicatamente la sua mano lungo il mio braccio, fino a far intrecciare le nostre dita in modo perfetto. Se sono pronto? No, cazzo, no che non sono pronto!
"Certo." Mentii rivolgendogli un sorriso forzato, arricciando appena le labbra.
Quelli erano i sorrisi che alla fine gli avevo rivolto per tutti quei giorni, ma fu come se solo in quel momento fosse riuscito a rendersi conto del mio enorme disagio. Slacciò lentamente i nostri corpi girandosi verso di me e poggiando le sue mani sulle mie spalle, accarezzandole e riscaldandole. Non riuscii a reggere il suo sguardo talmente dolce e comprensivo. Quei suoi occhi erano capaci di abbattere ogni mia difesa e denudarmi completamente. Si abbassò appena per arrivare alla mia altezza ed alzarmi, poi, con estrema delicatezza il mento.
"Amore, are you okay?" Mi chiese solleticando il profilo del mio collo, provocandomi un piccolo tremore lungo la schiena. Chinai appena la testa posandola sulla pelle profumata del suo. "Viene." Si sedette sul muretto trascinandomi con sé e facendomi sedere sulle sue gambe asciutte, ma toniche. "Cosa ci è che no va?" Mi sorrise premuroso, ma i suoi occhi erano visibilmente perplessi e preoccupati, tanto che neanche per un secondo ero riuscito a reggerli.
"M-Michael, ho paura..." Ammisi incominciando a giocherellare timidamente con le sue dita.
"De cosa?" Domandò nuovamente, quasi con tono divertito, ma anche confuso.
"I-io..." Chiusi gli occhi sospirando rassegnato.
Non potevo rovinargli la serata. Non potevo dirgli quello che mi spaventava. Non potevo dirgli che non mi sentivo all'altezza.
"Ehi, amore," Lo sentii prendermi per le spalle, sollevarmi appena e farmi risedere sul muretto, adornato da alcuni vasi. Tornai a guardarlo ritrovando il suo sguardo incredibilmente tranquillizzante. Mi sorrise lievemente sfiorandomi la guancia con una delle sue dita affusolate da pianista. "tu no deve preocuparte. Andrà bene." Cercò di rassicurarmi capendo cosa fosse ad affliggermi.
"Ma se io non dovessi piacere, Mika? Se sbagliassi qualcosa? Se capissi una cosa per un'altra, rispondendo in modo sbagliato?! E se, ancora peg..."
"Shut the fuck up!" Esclamò serio richiamando la mia attenzione, mentre io ormai ero partito ad elencare tutte le mie paranoie, fino a quel momento tenute nascoste. "Tu piacerà loro, okay? E if tu sbaglierà, va bene, sbaglierà." Lo guardai malissimo a quell'affermazione inclinando la testa contrariato, provocando l'uscita di una delle sue piccole goffe adorabili risate da quelle labbra perfette. "Loro capirano, ma tu don't worry. Sarà bravissimo." Aggiunse tirandomi a sé e stringendomi fra le sue braccia. Portai la guancia sulla sua spalla, posando la mia bocca delicatamente sul suo collo.
"Grazie." Farfugliai trovando rifugio nel suo calore e lasciando che il suo profumo di talco, che tanto amavo, mi inebriasse le narici.
"Tu doveva dirme che no te sentiva di venire." Sussurrò sciogliendo l'abbraccio e sorridendomi dolcemente. E come potevo dirtelo?!
Ricambiai al suo sorriso e gli sistemai un piccolo ricciolo ribelle dietro all'orecchio.
"Scusami." Dissi semplicemente alzandomi e porgendogli la mano, che, dopo un attimo di esitazione e confusione, afferrò aiutandosi e posando le sue labbra sulle mie.
Quel contatto riuscì a darmi una sensazione di tranquillità e serenità improvvisa che mi stupì non poco. Ricongiunse e intrecciò nuovamente le nostre dita aspettando che prendessi un bel respiro profondo e pronto, poi, a suonare, puntò il dito su quel piccolo pulsante bianco. Tuttavia, lo vidi bloccarsi e ritrarsi improvvisamente per, poi, avvicinarsi al mio viso, mentre continuavo ad osservarlo confuso.
"Ti amo." Soffiò al mio orecchio facendomi salire un piacevole brivido lungo la schiena.
"Anche io." Mi girai verso di lui lasciandogli un altro bacio all'angolo della bocca per, poi, spostarmi sulla sua guancia, proprio dove si faceva spazio una delle sue due meravigliose fossette.
Si rigirò verso di me avvolgendo con le sue braccia la mia vita e ricongiungendo le nostre labbra. Intrecciai le mie al suo collo, spostando, poi, le mie mani sul suo viso, approfondendo quel contatto così dolce. Mi strinse, ancora di più, a sé spostandosi poco sotto la mia mandibola torturandola delicatamente con i denti. Mi uscì un piccolo sospiro di piacere ed affondai la mia mano fra i suoi ricciolini fin troppo corti. Non sapevo cosa fosse stato a far scattare qualcosa di particolare in lui, ma sentii la sua intrufolarsi sotto la mia camicia perfettamente abbottonata e sistemata nei pantaloni in occasione della serata. Mi slacciò due bottoncini poco sopra l'elastico accarezzandomi lievemente gli addominali appena accentuati. Quando però la portò nei miei boxer sgranai gli occhi per, poi, socchiuderli, subito dopo cercando di capire cosa avesse in mente.
"Me piace sentirte tremare soto mio tocco." Disse con tono sensuale mordicchiandomi, subito dopo, il lobo. Dio...
"N-non p-possiamo qui, p-perché mi fai q-questo?" Balbettai, dopo che ebbe sfiorato un punto troppo sensibile facendomi sussultare.
"Me piace provocarte." Spiegò con fare incredibilmente innocente.
"P-proprio qui?" Non posso andare lì dentro con un'erezione nelle mutande, Cristo! Quello era ciò che avrei dovuto dirgli, ma che assolutamente non volevo dire.
"Qui." Ripeté spingendomi verso l'oscurità soffusa del giardino. Che sta facendo?
"Che... che stai facendo?" Dissi incerto mentre continuava a torturare il mio collo e sbottonava la mia camicia sgualcendola. "N-no, Michael, non posso rovinarla, l'avevo sistemata per bene." Balbettai ancora vedendo, poi, le sue mani scendere verso la mia cintura e slacciarla velocemente. "A-arriveremo in ritardo." Ritentai posando le mie mani sulle sue cercando di allontanarle inutilmente.
"Siamo en anticipo." Sussurrò spingendomi verso una casetta di legno in giardino. Non posso farlo nel giardino dei Penniman. Non possiamo.
Prese una chiave che si trovava sullo stipite della porta e la aprì riprendendo a baciarmi entrando per, poi, richiuderla alle sue spalle ed accendere una piccola luce. Era una casetta anche fin troppo ordinata. Sembra una piccola capanna, ma non ebbi il tempo di osservarla, poiché le mani di Mika spinsero ancora facendomi cadere su una piccola sedia a sdraio. Sentii il mio cuore bloccarsi e come spostarsi sulla bocca dello stomaco, quando mi abbassò la cerniera sfregandola volontariamente sul mio rigonfiamento ormai evidente, a causa di tutti i trattamenti che mi stava riservando.
"M-Mik..." Le sue labbra si posarono ancora sulle mie azzittendomi. Intanto lui continuava ad armeggiare con i miei pantaloni, che avevo comprato proprio per l'occasione, fino a quando li sentii scendere lentamente fino alle caviglie. Una la portò fra le mie gambe stuzzicando la mia erezione attraverso la stoffa. Piccoli sospiri di piacere fuoriuscirono dalla mia bocca, ma incominciai a mordicchiarmi il labbro inferiore tentando di controllarmi e di non far sentire niente al di fuori di quella casetta. Percorse il mio corpo con la lingua inumidendolo e bagnandolo, segnandolo ogni tanto da alcuni morsi con i quali intrappolava la mia pelle aumentando la mia eccitazione. Quando arrivò all'elastico delle mutande, le abbassò velocemente liberando la mia intimità, mettendola in contatto con il freddo e l'umidità dell'ambiente. "M-Michael, n-non possiamo." Lo pregai falsamente.
"Ssh." Mi azzittì di nuovo.
"M-ma..." Quello che ne uscì dopo fu più un suono gutturale, quando la sua mano avvolse fortemente il mio membro. Chiusi gli occhi concentrandomi su quello che stava facendo e sui suoi movimenti, alcune volte lenti da diventare strazianti ed altri talmente veloci da far male. Artigliai i braccioli di legno della sedia contorcendomi, nel momento in cui anche la sua bocca abbracciò la sua parte superiore bagnandola. Quando si spinse più a fondo non riuscii a trattenere un urlo strozzato, sentendolo poi sorridere compiaciuto. Sentii le sue mani vagare sul mio corpo scostando la mia camicia sbottonata e la cravatta allentata, fino a concentrarsi sul mio petto stringendo appena i miei pettorali, se così si possono chiamare. La sua bocca e la sua lingua si cominciarono a muovere sempre più velocemente dandomi una sensazione fin troppo piacevole, tanto da farmi dimenticare di dove mi trovassi e dare il via libera ai miei gemiti ed ansimi di uscire senza barriere. "M-Mika, ti amo, ma t-ti prego..." Farfugliai con col fiato corto intrecciando le mie dita fra i suoi capelli guidandolo nei movimenti. Alzò lo sguardo facendomi vedere quei suoi meravigliosi occhi, che, accesi dal desiderio, forse erano riusciti ad eccitarmi, ancora di più di quello che la sua bocca mi stava donando. Con uno schiocco troppo rumoroso, che mi riportò alla realtà e che fece salire ulteriormente la mia paura di essere colti in fragrante, lasciò che la mia erezione tornasse in contatto per qualche secondo con il freddo della stanza per, poi, avvolgerla nuovamente nel calore della sua mano. Ormai i miei gemiti uscivano senza problemi dalla mia bocca, che però Mika si curò di rendere occupata in un bacio talmente dolce, quanto passionale. Il respiro, già corto da quelle emozioni troppo forti, andava man a mano come scomparendo. I movimenti circolari che compiva e che riservava al mio membro turgido stavano diventando sempre più insopportabili. "M-Michael..." Gemetti sulla sua bocca, quasi pregandolo di porre fine a quel giochetto sadico.
"Te ha deto che me piace vederte così." Sussurrò al mio orecchio provocando come un contorcimento non volontario del mio corpo. Buttai leggermente la testa all'indietro contraendo i muscoli sentendolo, poi, tuffarsi nel mio collo e ricominciare a scendere, ancora una volta, verso il mio punto più sensibile. Arrivato al limite, risultò completamente inutile ogni tentativo di controllo e di prolungare quel piacere troppo grande. Sentii una scarica travolgermi ed il mio seme invadere la bocca di Michael, seguito da un altro piccolo urlo strozzato, placato in poco tempo proprio dalle sue labbra avide delle mie. Gli rivolsi un sorriso malizioso, mentre continuavo a cercare di riprendere fiato. Un altro sguardo di intesa mi portò a posare la mia mano sul suo petto, per allontanarlo da me e farlo indietreggiare verso il muro abbassandogli con un gesto secco e deciso i pantaloni, infilandogli l'altra nei boxer ed accarezzandogli l'erezione rigonfia. Lo sentii sospirare sulla mia bocca e gemere compiaciuto ed in balia dei miei gesti. Mi spostai con l'altra sotto la sua camicia bianca andando a toccare coi polpastrelli i suoi addominali ed il suo torace, provocandogli un piacevole tremore.
Non pensai di star facendo ciò che stavo facendo nel giardino della casa della madre di Mika e dove erano presenti i suoi parenti, in quel momento. Non ci riuscii. Quello che mi aveva appena fatto provare era stato qualcosa di troppo travolgente. La passione ci aveva invasi entrambi, e soprattutto aveva invaso lui, dopo settimane e settimane a lavorare, e chi sapeva quando ne avremmo riavuto l'occasione. Un impulso ed un desiderio improvvisi di amarci in tutti i sensi, in tutti i gesti, che, anche se spesso erano arrivati, mai avevamo avuto il coraggio di far uscire completamente fuori dalle mura di casa. Ed invece, eravamo lì, in una capannina graziosa, di cui ancora non capivo ragione di esistere. Ma alla fine, che importava? Niente. C'eravamo io, Michael ed il nostro amore, insomma noi, e ciò bastava.
"M-Marco," Sospirò sulle mie labbra socchiudendo gli occhi. La paura di essere scoperti, tuttavia, mi resi conto che era riuscita a rendere la cosa ancora più eccitante. Che pensieri. "p-please..." Farfugliò mordicchiandosi il labbro inferiore.
Sapevo per cosa mi stava pregando, ma anche io lo avevo fatto, no? Andai a stuzzicarlo sulla parte superiore con le dita giocando anche con lo sguardo. Il suo era visibilmente sofferente, ma anche talmente compiaciuto da quello che stavo facendo. Sentii un rumore di attrito causato dalle sue unghie che si erano andate ad impiantare su quel muro di legno chiaro ed un altro gemito di piacere fuoriuscire dal suo corpo. Senza preavviso, lo vidi abbassarsi anche quell'ultimo indumento, gettarsi sulle mie labbra e ributtarmi sulla sedia. La sua erezione umida che premeva contro le mie carni, mi fece aggrappare automaticamente alle sue spalle, mentre le sue braccia mi stringevano a sé. Affondò il viso nell'incavo del mio collo baciandolo e mordicchiandolo, incominciando a muoversi con la sua solita dolcezza. Sentire il suo respiro accelerato ed i sospiri di piacere a pochi millimetri dal mio orecchio continuava ad essere sempre emozionante. Presi il suo viso fra le mani, affinché potessi vedere meglio i suoi occhi, in cui riuscivo ogni volta a capire cosa provasse, ed il bello era che era sempre amore, con la stessa identica intensità. Quando aumentò la forza e la velocità delle spinte, cacciai un piccolo urlo, che con tutto aveva a che fare tranne che con il dolore. I suoi muscoli ben delineati in quel momento, li vidi distendersi, subito dopo un gemito più alto degli altri. Si accasciò su di me cercando di riprendere fiato lasciando che la bocca aperta facesse scontrare il suo fiato caldo contro il mio petto, per far tornare il suo respiro quantomeno regolare. Gli accarezzai la schiena ancora coperta dalla camicia e lascia dei delicati baci sulla sua fronte leggermente bagnata.
"Dobbiamo imparare a controllarci." Ansimai accarezzandogli la guancia.
"Why?" Domandò avvicinandosi, ancora di più, e ricongiungendo le nostre labbra.
"Perché ora la mia camicia è tutta sgualcita." Lo rimproverai divertito ponendo fine a quel contatto.
"Tu è più sexy con camicia così." Affondò il viso nell'incavo del mio collo per mordicchiarlo sistemandomi e riallacciandomi i pantaloni, lasciandomi, poi, una piccola pacca fra le gambe facendomi saltare sulla sedia.
"Ehi!" Esclamai contrariato e sorpreso da quel gesto. Guardai l'orologio, che lui stesso mi aveva regalato e che non avevo tolto mai, e sgranai gli occhi terrorizzato. Le otto e quarantadue?! "Cazzo, Michael, è tardi!" Quasi urlai alzandomi di scatto. "Cavolo, ora penseranno che è colpa mia, e di fatto lo è! Avrei dovuto fermati, vedi?! E cosa dico ora? 'Scusate, sono stato preso dalla passione con vostro figlio nella casetta in giardino'?!" Merda. Merda.
"Amore, calmate. No sucede niente, io fa sempre tardi, loro lo sanno." Cercò di tranquillizzarmi guardandomi negli dritto negli occhi. Allora, si alzò e si risistemò anche lui. Quando ero pronto ad uscire, però mi bloccò riunendo le nostre labbra, entrambe intrise del sapore dell'altro. "Andiamo." Disse semplicemente stringendo la mia mano e dirigendosi nuovamente verso quella porta, dietro alla quale si sarebbe svolta una serata non poco complicata per me.
"M-Mika, sono sudato, puzzo. Abbiamo sbagliato, non avrem..." Tentai di iniziare a trovare le scuse più plausibili per non varcare quella soglia.
"Marco, stop! Ti è meso boceta intera de profumo a casa!" Mi rimproverò. "E poi, no sbagliamo mai quando noi faciamo l'amore." Aggiunse sorridendomi dolcemente.
"Hai ragione, scusami." Sussurrai sfiorando le mie labbra con le sue e strofinando appena i nostri nasi. Lo tirai delicatamente a me sentendo le sue mani risistemarmi la cravatta e la camicia.
"Are you ready?" Annuii e strinse la mia, e con l'altra andò a pigiare il pulsantino bianco. Siamo come al punto di partenza, ma sono un po' più sicuro.
Ed era la verità. Se stavo con Michael ero e mi sentivo al sicuro. Tutte quelle paranoie, seppur ancora persistenti nella mia mente, sapevo che, se fossi stato con lui, avrei potuto superarle e passare del tempo tranquilli insieme, essendo noi stessi. Avrei potuto abbracciarlo, sussurrargli che lo amavo, dargli un piccolo bacio ed accarezzare la sua pelle senza timore, magari con un po' di imbarazzo, ma senza timore, cosa che ero riuscito a fare solo davanti a Cris. L'idea mi piaceva tanto e, poi, avrei conosciuto la sua famiglia. Era un passo importante a cui avevo pensato molto spesso in quei giorni, ma... posso parlare con sua madre e scavare nel suo passato e scoprire cose imbarazzanti, quanto il costume da matita. Oh, sì.
Non so come, non so quando, ma fummo invasi da un gruppetto di persone, forse cinque, che mi salutarono come se fossi stato il loro migliore amico di una vita, e, devo ammetterlo, questa cosa riuscì da subito a mettermi a mio agio. Mika venne assalito prima di tutto dalla madre, che sembrava non vedere il figlio da chi sa quanto. Anche se mi diceva che spesso si ritrovavano in contrasto, era stata una scena meravigliosa. Mi rendevo conto di che bel rapporto avessero nonostante tutto, quello che io e la mia non avevamo più avuto. Fu automatico pensare a lei. Non l'avevo vista più dopo il giorno in cui aveva svelato i miei buffi ricordi d'infanzia al mio ragazzo. Li osservai per bene. Le tre sorelle erano esattamente come Michael me ne aveva parlato: un po' impiccione, ma gentili. Yasmine, Paloma e Zulei... Zuleika, mi sembra. Sì, ma chi è chi? Me ne ero già dimenticato, così mi limitai a sorridere e ridere quando loro lo facevano. Sono un idiota. C'era anche il loro fratello più piccolo, che somigliava tanto a Mika, che però aveva i tratti più dolci probabilmente. Si vedeva fossero fratelli, e pure tanto, ma Michael aveva una grazia ed una dolcezza in volto che nessun altro poteva avere. E, oh cazzo, era più alto. Credevo che mi prendesse in giro quando diceva di essere più basso di Fortuné, ma effettivamente così era. Assurdo! C'era anche una donna più anziana, che supposi essere sua nonna. Era estremamente seria, ma anche tanto gentile, e, si vedeva, amava i nipoti.
Sentivo la mano di Mika accarezzarmi dolcemente la gamba, di tanto in tanto, sotto il tavolo, gesto che riusciva a tranquillizzarmi ancora di più. Tuttavia, mi sentivo a mio agio fra di loro, anche se spesso capitava che non capissi ciò che dicevano, lui era subito pronto, capendo dal mio sguardo che non avevo compreso appieno, a dirmelo con la sua lingua, che capivo sempre troppo bene. Mi solleticava all'orecchio con le sue labbra perfette ed io non potevo fare a meno di ritrarmi leggermente ridendo imbarazzato, non rendendomi conto di ciò che potevano pensare gli altri. Michael aveva già detto loro che ero un cantante proprio come lui, e mi chiesero come stesse procedendo e se stessi lavorando ad un nuovo album. In quel momento, non riuscii non pensare al fatto che, di lì a poco, l'uomo che amavo sarebbe partito per un tour promozionale, dopo l'uscita del disco. Strinsi automaticamente più forte la sua mano guadagnandomi uno sguardo sorpreso da parte sua. Gli sorrisi per rassicurarlo e gli accarezzai il dorso con il pollice lasciandogli un bacio sulla guancia, vedendolo subito dopo mordicchiarsi timidamente il labbro inferiore. Vidi una delle sorelle dargli una piccola gomitata sulle costole facendolo girare di scatto verso di lei, che continuava a mandargli una strana occhiata. Annuì e si rigirò verso di me posando delicatamente le sue labbra sulle mie. Sentii il mio cuore fermarsi automaticamente. Che devo fare?? Portò la sua mano sul mio collo approfondendo quel contatto. Come che devi fare?! Ricambia, imbecille! Così risposi immediatamente, che sapeva, ancora una volta, di libertà, che a piccoli pezzi stavamo riuscendo a conquistare.
Quando ormai la serata stava per concludersi, io e Mika eravamo seduti sul divano di casa Penniman in un modo che non mi era mai passato per la testa di fare in un posto che non fosse stato solo nostro. Mi aveva fatto poggiare con la schiena contro di lui, mentre ascoltava attentamente ciò che gli altri gli dicevano, ma io non potei che rimanere incantato ad osservare il suo viso rilassato, che sprizzava felicità da tutti i pori. Finalmente, forse, si sentiva più sereno e meno condizionato. Avrei tanto voluto che la stessa cosa fosse accaduta con i miei, ma così non era stato. Tuttavia, ormai tutto era fatto, ed a me bastava stare con lui per essere felice.
"Te diverte?" Mi domandò in un sussurro lasciandomi, poi, un piccolo bacio dietro l'orecchio, una volta resosi conto che continuavo a puntare i miei occhi su di lui.
"Sì, molto." Risposi sincero continuando incantato a guardarlo. "Anche se speravo di scoprire qualcosa di imbarazzante per cui prenderti in giro." Aggiunsi sussurrando, guadagnandomi uno sguardo scandalizzato da parte sua.
"Mh..." Mi rivolse uno dei suoi sguardi dispettosi. "Tu piaciuto tanto loro, sai. Ha deto me mamma de dirte de stare tranquilo." Affermò cambiando discorso, facendo dei piccoli cerchi con un dito sulla mia spalla. Arrossii subito a quelle parole. Era così evidente il mio imbarazzo? Credevo di averlo superato e di essermi mostrato sicuro, ed invece... "Ehi, amore, don't worry. Fidate, tranquillo." Disse divertito posando le sue labbra sulla mia tempia, ed io sospirai rassegnato cercando di tornare a rilassarmi nel calore del suo corpo.
Vogliono rivedermi. Vogliono rivedermi. L'hanno detto, ed io lo faccio, mi farò rivedere, anche perché al fianco di Mika resto.
"Grazie per la serata." Dissi, una volta rientrati a casa.
"Crazie a te." Mi cinse i fianchi fra le sue braccia ed io ne approfittai per portare le mie al suo collo. "Tu è stato meraviglioso, tuto lo ha stato. Sono tanto contento." Gli accarezzai dolcemente il viso disegnadone il profilo perfetto con le dita, che fermò e sulle quali lasciò un altro bacio delicato.
"Andiamo a dormire, dai. Sei stanco."
Era andata davvero meglio di quanto mi aspettassi. Era stato divertente e, secondo quanto diceva lui, ero piaciuto alla sua famiglia e non potevo che esserne felice.
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Love Never Fails
Fanfiction[MIKA & Marco Mengoni] Marco incontrò per la prima volta Mika, nel 2008, quando lavorava ancora nel bar di Frascati; molto prima di raggiungere il successo, poco più di un anno e mezzo dopo. Iniziò ad apprezzarlo come cantante, ma soprattutto come l...