Rimase un paio di minuti seduto con la schiena contro il muretto perimetrale del tetto, come per godersi il nuovo silenzio che aveva riportato a suon di colpi di piede di porco. Quando le sue orecchie si riabituarono a percepire suoni normali Randy capì che doveva darsi un mossa. Doveva, e voleva, tornare a casa, al suo bagno, al suo letto, da Fuster. Si chiese se il gatto fosse ancora in casa o se l'avesse seguito. L'idea di Fuster ghermito da quegli schifosi zombie lo fece preoccupare e gli mise addosso un frenesia che faticava a controllare. Arrivato sul lato del tetto che si affacciava verso la sua finestra pensò a come doveva procedere: si era convinto che stando in casa non avrebbe risolto nulla e l'idea di dover fare avanti e indietro tra la palazzina e il centro commerciale rischiando ogni volta di cadere di sotto o di ferirsi era da scartare. Recuperò quindi la corda da dove l'aveva lasciata al suo arrivo sul tetto e la assicurò al camino di cemento armato più vicino al perimetro. Guardando la finestra da cui era uscito ormai più di un'ora prima si rese conto che non sarebbe stato facile rientrarvi, anche perché la palazzina dove abitava forniva pochissimi appigli. Doveva riflettere con calma cercando di sfruttare tutti gli elementi a sua disposizione. Dopo alcuni minuti di osservazione decise che la soluzione migliore era quella di tendere la corda dal camino alla sua finestra sfruttando il rampino. Quando fu sicuro che la corda fosse fissata e tesa a dovere vi si appese con mani e piedi ed iniziò la traversata. Una volta arrivato dovette fare non poca fatica per aggrapparsi al davanzale ed entrare. Finalmente era di nuovo in casa sua, ed appena entrò nella sua stanza sentì Fuster che lo raggiungeva zampettando alle spalle.Quando, finalmente, si sedette sul letto si mise a riflettere sulle sue opzioni: rimanere nella sua casa o spostarsi nel centro commerciale? Cercare di sopravvivere a quell'assedio o provare a scappare? Non aveva idea di come proseguire, decise quindi che i giorni successivi gli avrebbero dato indicazioni utili per decidere il da farsi. Quel giorno, oltre a mangiare ed occuparsi di Fuster, Randy lo dedicò a ricontrollare le sue dotazioni, accumulate in anni di passione per il mondo dei prepper, e a cercare di trovare un modo sicuro per tornare nel centro commerciale. Verso sera stese sul pavimento due corde, con alcuni nodi che aveva imparato in un manuale che aveva nella sua libreria riuscì a produrre una sorta di scala. La lunghezza pareva sufficiente a coprire la distanza del vicolo. Prima che fosse troppo buio trovò il modo di assicurare la scala, che sarebbe stata usata come un ponte, a due tubi di acciaio che servivano a portare l'acqua dall'impianto idraulico della palazzina al tetto dove erano collocati i pannelli solari. Quando fu soddisfatto del lavoro si stese a letto e rapidamente prese sonno. Il suono di qualcuno che bussava alla porta si fece strada nei suoi sogni fino a svegliarlo nel cuore della notte. Ci mise alcuni secondi per capire che era un suono reale, che proveniva dal portoncino di casa. Rimase ghiacciato dalla paura per alcuni secondi, durante i quali pensò a come difendersi, nascondersi, scappare, senza saper decidere quale fosse la scelta migliore. Lentamente riuscì a calmarsi e cercando di non fare rumore si alzò dal letto e si diresse con passo felpato verso la porta che veniva percossa con fastidiosa continuità. Lo spioncino, con quel buio, non fu utile a capire quanti fossero sul pianerottolo, almeno due, ma non ne era sicuro. Randy temeva che il rumore dei pugni sul vecchio portoncino attirasse altri zombie oltre al fatto che non sapeva quanto avrebbe retto quel vecchio mucchio di legno secco. Per sicurezza, e la cosa richiese non pochi sforzi e almeno un quarto d'ora di lavori, spostò una credenza contro il portoncino caricandola con quanto riuscì a trovare per appesantirla. Si chiuse poi a chiave nella sua camera da letto cercando di riprendere sonno e di non pensare al fatto di avere quelle creature a pochi metri da lui. All'alba, dopo pochissime ore di pessimo sonno, si decise ad uscire dalla stanza, a raggiungere lo spioncino e a dare un'occhiata fuori. La visione grandangolare di quelle facce, erano cinque, fu l'inizio della sua giornata. Dopo aver constatato che cardini, serratura e porta avevano retto perfettamente ai colpi, riuscì a trovare la voglia di fare una buona colazione, col solito Fuster acciambellato sulle sue gambe in attesa della sua razione di crocchette e cibo umido. Mentre mangiava le fette biscottate con la marmellata pensò al fatto che anche Fuster, nel caso avesse deciso di trasferirsi, avrebbe dovuto riadattarsi a nuovi spazi e abitudini. Concluse tra sé e sé che era un gatto intelligente ed autonomo, che si sarebbe adattato meglio di lui ai cambiamenti: dopotutto era da meno di tre settimane che viveva con lui. Finita la colazione tornò in camera a prendere lo zaino che aveva preparato il giorno prima, nel quale aveva aggiunto un sacco a pelo, il materassino gonfiabile, tutte le torce e le batterie che aveva in casa e poco altro. Dopo essersi caricato lo zaino sulle spalle ed averlo assicurato con tutte le cinghie disponibili, tornò nel cucinino e decise che era ora di iniziare quel suo piccolo trasloco. Si legò alla cintura l'altro capo della scala - ponte di corda e con molta fatica attraversò nuovamente il vicolo scorrendo, questa volta in salita, lungo la corda fissata tra finestra e camino. Fortunatamente la lunghezza del ponte prodotto la sera prima era abbondante e Randy riuscì senza particolari modifiche a fissarlo al camino. Ora si sentiva decisamente meglio, aveva creato un collegamento abbastanza comodo per muoversi tra i due edifici ed aveva portato un primo carico verso il suo nuovo rifugio. Rientrò dalla porta che aveva forzato il giorno prima e rapidamente ridiscese le due rampe di scale che portavano al piano intermedio degli uffici. Controllando le strisciate di sale che aveva creato come indicatore della presenza o del passaggio di qualche ospite indesiderato si tranquillizzò e dopo essersi liberato del peso dello zaino iniziò a passare in rassegna i vari locali che componevano l'area amministrativa, così aveva letto sulla porta. Scelse di occupare l'ambiente più grande, che ospitava alcune scrivanie, probabilmente non era l'ufficio del capo, ma era grande e aveva su un lato ben tre finestre che davano sul lato dell'ingresso principale. Spostò rapidamente da una parte tutte le scrivanie e in piedi su una sedia diede un'occhiata all'esterno: zombie, zombie, zombie e zombie, nient'altro se non qualche macchina parcheggiata lungo la strada. Randy riusciva ad ignorare i dettagli fisici di quelle creature, ma la notte, come se le avesse memorizzate di nascosto da sé stesso, gli tornavano in mente per terrorizzarlo. Nelle ore successive Randy si dedicò a controllare tutti i locali del centro commerciale, le porte e le poche finestre per accertarsi di essere al sicuro. Durante il giro di controllo si accorse che dal piccolo supermercato proveniva un forte odore e non ci mise molto a capire che buona parte della verdura e della frutta stavano iniziando ad andare a male. Decise che il giorno seguente l'avrebbe dedicato ad eliminare tutti gli alimenti che stavano iniziando a deperire, per evitare la proliferazione di muffe, di attirare topi e quant'altro. Prima del buio riuscì, tra le altre cose, a trovare un fornelletto da campo a gas, alcune coperte dai colori sgargianti, da stendere una sull'altra per aumentare lo spessore del suo materassino, una tuta da lavoro, guanti e una maschera protettiva, diversi utensili presi dalla ferramenta, una grande quantità di accendini, una mappa dettagliata della città, cibo in scatola e non con scadenza anche oltre l'anno; tutto questo era ora ben disposto in uno schedario che Randy, dopo averlo svuotato dai documenti, aveva posto lungo la parete in vetro del suo alloggio personale. Il giorno successivo fu interamente dedicato allo smaltimento di tutto quello che Randy ritenne deperibile: grazie all'utilizzo di un carrello a batterie riuscì a spostare tutta quella montagna di alimenti che non avrebbe mai potuto consumare. Tenne solo le cose che avrebbe potuto mangiare nei giorni successivi, ma comunque riuscì a riempire per intero la stanza che era adibita a contenere i cassonetti della spazzatura. Come tocco finale sigillò la porta con ben due tubi di silicone per evitare che l'odore o le spore delle muffe potessero appestare gli altri locali. Per quanto stanco e stressato, quel lavoro ai limiti dell'assurdo lo aveva tenuto impegnato per tutto il giorno e la sera, dopo aver mangiato due barattoli di minestra calda con carne in scatola, crollò sul suo nuovo letto, sul quale Fuster aveva già ormai preso il suo spazio. Per la prima volta da quel dannato Sabato sera, dormì profondamente e la mattina fu svegliato dal rumore impetuoso di un temporale primaverile. Rimase diversi minuti ad ascoltare il suono irregolare e lamentoso della pioggia e del vento che la faceva sbattere anche contro quelle lunghe e basse finestre. Una volta che fu completamente sveglio decise di alzarsi, preparare una qualche colazione, passare dal bagno per un servizio completo, dal gabinetto, senza più acqua, al lavandino, idem, per finire con il cambiarsi le mutande, almeno di quelle ne aveva ancora in quantità. Ricordò di aver visto due giorni prima nella ferramenta, che ora era il suo deposito personale, un poncho di tela cerata e degli stivali di gomma, andò a recuperarli, si vestì di tutto punto, e salì sul tetto. Dopo la prima sferzata di pioggia che lo fece pentire della decisione presa, si fece coraggio e sentendosi come un capitano di vascello durante una tempesta, fece il giro del perimetro del tetto per vedere la situazione. Il numero di zombie era decisamente alto, tutti quelli attirati dalla sirena dell'antifurto qualche giorno prima erano ancora lì sotto, pazienti, ottusi, ostinati. Il lato più densamente popolato era quello dell'entrata principale, quello rivolto a ovest, a seguire quello che affacciava verso sud, verso la palazzina di Randy; quello rivolto a nord era anch'esso abbastanza pieno, essendo affacciato su un'altro grande viale. Il più libero era il lato est, al quale si poteva accedere solo tramite il vicolo che separava il centro commerciale dalla palazzina di Randy: era la zona di carico e scarico merci, oltre che il parcheggio per i dipendenti. Randy rimase sotto la pioggia ad osservare quelle creature che fino ad una settimana prima erano persone come lui e che ora vagavano senza meta in attesa di qualche rumore che attirasse la loro attenzione. Essendo ad una decina di metri di altezza non rientrava nel loro limitato campo visivo, cosa che gli permise di osservare con tutta calma il comportamento e gli spostamenti di quegli zombie: pur ignorandosi reciprocamente, non andavano mai a urtarsi, eccezion fatta per quelli assiepati sul lato ovest, dove erano letteralmente accalcati a premere contro le serrande abbassate del centro commerciale. Inoltre notò che nessuno si allontanava dalla zona, mentre invece, dai vari scorci che riusciva a vedere delle vie circostanti, erano diversi quelli che puntavano dritto verso di lui. La pioggia non sembrava essere un fastidio per quei corpi ambulanti che parevano privati di ogni umanità. Dopo diversi minuti di osservazione Randy si ricordò di avere con sé il binocolo e lo prese. Facendo una lenta e meticolosa panoramica di tutto il circondario rimase stupito nel vedere, a circa un chilometro verso sud, oltre la sua palazzina, un altro assembramento di zombie intorno ad una piccola villetta. La casa in questione faceva parte di una serie di villette tutte uguali, circondate da un muretto sovrastato da una bella cancellata di ferro forgiato e lavorato in modo classico. Quella che aveva attirato la sua attenzione però era circondata da quelle creature per tutta la porzione di perimetro che riusciva a scorgere dal tetto. Dopo un momento di stupore si concentrò sulla casetta composta da pian terreno e primo piano, cercando di scorgere segni della presenza di qualcuno. La visibilità purtroppo, per via della pioggia, era scarsa e Randy nonostante gli sforzi non riuscì a vedere nulla, nessun movimento. Iniziò a chiedersi che cosa, oltre alla presenza di qualcuno, potesse aver attirato quell'orda: un antifurto, come nel suo caso, un animale, o che altro? La possibilità più credibile, forse era una speranza celata da possibilità più credibile, era quella di uno, o più sopravvissuti. Quasi senza accorgersene la sua mente iniziò ad elaborare un piano di salvataggio: prendere un'auto dal parcheggio, il furgoncino delle consegne a domicilio poteva essere il candidato ideale; sfrecciare verso la villetta facendo un primo passaggio di ricognizione, cercando di farsi seguire da quella folla famelica; girare intorno all'isolato e tornare urlando qualcosa per attirare l'attenzione, magari usando il clacson. Non doveva fermarsi, non doveva farsi circondare, avrebbe fatto diversi giri se necessario, avrebbe offerto ospitalità. Mentre pensava a tutto ciò, era già rientrato e stava cercando di ricordare dove avesse visto la cassetta con le chiavi, dove era sicuro che avrebbe trovato quelle del furgoncino. Trovate rapidamente le chiavi, il piano che si era immaginato iniziò a prendere consistenza passando dalla sua immaginazione alla realtà. Prese lo zaino ed il machete e dopo aver respirato profondamente per alcuni secondi fermo davanti all'uscita di sicurezza dello scarico merci, aprì la porta antincendio che affacciava sul parcheggio dei mezzi e corse verso il furgoncino parcheggiato ad una ventina di metri di distanza. Ci saltò dentro e, mentre i pochi vagabondi iniziavano a reagire alla visione e al rumore di Randy, lui accese il mezzo e con una manovra a tutta velocità si fiondò nel vicolo prima e nel viale principale poi. Una volta presa velocità ebbe la sensazione di stare facendo qualcosa di folle e di necessario al tempo stesso; resistette all'impulso di rispettare la segnaletica stradale e si diresse verso la zona residenziale. Dopo un minuto di strada bagnata e popolata da qualche zombie facilmente schivato, Randy si trovò davanti quel mucchio di corpi e occhi che, avendolo sentito arrivare nonostante il rumore della pioggia, lo stavano già guardando. Avendo tutta la loro atrenzione, superò la villetta rallentando fino ad un'andatura poco più veloce di quella dei suoi inseguitori. Pur sommerso dal terrore di ciò che stava facendo, Randy era sempre più convinto della bontà della sua idea, della necessità di quell"azione, un piano concepito in una frazione di secondo, ma efficace nella sua semplicità. Dopo quasi due minuti di fuga a rallentatore la processione che lo inseguiva altrettanto lentamente fu abbastanza distante dalla villetta da fargli decidere di svoltare l'angolo e a tutta velocità di tornare a vedere se effettivamente c'era qualcuno. Al suo ritorno trovò la villetta sgombra da zombie ma nessuno parve aver tratto beneficio dall'atto eroico, così lo avrebbe definito lui stesso, di Randy. La villetta, che nel suo primo passaggio non aveva praticamente guardato, ora appariva identica a tutte quelle che la circondavano: giardino curato, muri di mattoni a vista, grandi finestre e tetto coperto di pannelli solari. Randy, dopo essersi accostato al muretto con cancellata perimetrale, si sporse dal finestrino per cercare di richiamare l'attenzione di chi abitava quella casa. Guardandosi intorno Randy iniziava a vedere qualche zombie sbucare da varie direzioni e puntare verso di lui. Non sarebbe mai sceso dal furgoncino, ma doveva tentare di fare il possibile per aiutare la persona, o le persone, asserragliate in quella villetta.
- Ehi, sono qui per aiutarvi, c'è nessuno? Ehi, ehi - Randy urlava a squarciagola per cercare di sovrastare il rumore della pioggia che non aveva diminuito di intensità. Dopo altre urla alternate a colpi di clacson, Randy si trovò praticamente circondato e dovette partire. Una volta ingranata la marcia partì molto lentamente sperando di scansare gli zombie che gli si erano parati davanti al cofano, ma non andò cone Randy aveva sperato. Lo scarso senso dell'equilibrio degli zombie li fece cadere come birilli e lui si trovò a passare su quei corpi, le ruote schiacciarono arti e casse toraciche e teste. Randy era disgustato e terrorizzato, ma doveva uscire da quella situazione al più presto. Decise di tornare indietro, ma prima voleva allontanare quella mandria di zombie dalla villetta; liberatosi della ventina di zombie che lo aveva circondato tornò indietro verso l'incrocio dove aveva distaccato la processione. Una volta ritrovato il gruppo, che contava forse un centinaio di zombie, ripeté la manovra di pochi minuti prima, fuggendo a velocità ridotta, portandosi quindi dietro quella massa di corpi barcollanti. Proseguì per quasi un chilometro, coperto in quasi otto minuti, durante i quali, con gli occhi che ballavano dalla strada agli specchietti a ritmo forsennato, Randy fece scorrere tutti i canali della radio, non trovando praticamente nulla se non un paio di comunicazioni disturbate e incomprensibili, delle quali salvò le frequenze. Quando fu sufficientemente lontano, e alle sue spalle gli zombie erano almeno triplicati, come prima, accelerò e dopo aver girato intorno all'isolato, sfrecciò in direzione della sua casa e del centro commerciale, questa volta però passando lontano dalla villetta per evitare di attirare altri zombie in quella zona. Avrebbe aspettato la fine della pioggia, avrebbe osservato dal tetto, sarebbe tornato.
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Assedio zombie
Science FictionI più fortunati, forse, non sono i sopravvissuti, costretti a sudarsi ogni istante, ma gli altri, le vittime, quelli che non dovrebbero camminare ma lo fanno.