43 - Dr. Stix e Safin

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Quella presenza in casa sua lo turbò non poco ma decise di provare ad affrontare la cosa, ed in ogni caso non aveva scelta. Congedò il giovane autista e, seppur con un po' d'ansia, procedette verso la porta di casa. Come avrebbe fatto chiunque in una situazione analoga, trasse un profondo respiro ed aprì la porta, entrò e posando la valigetta si sporse verso la cucina per vedere se la moglie fosse lì, ma la sagoma che scorse, seppur familiare non era quella della moglie Maia, bensì quella ben più imponente di Safin.

- Bentronato Alan, perdonami se mi sono permesso di entrare in casa tua senza preavviso ma... - Safin non riuscì a terminare la frase perché il dr. Stix lo interruppe.

- Safin, che diavolo ci fai qui? - Il tono era molto cordiale - mi fa piacere vederti, non fraintendere, ma avrei preferito trovare mia moglie... - Pronunciando queste ultime parole Alan faticò ad apparire sincero.

- Lo voglio ben sperare, Alan, ma è proprio per parlarti di questo che sono qui. Mi sono permesso di portare la cena, sicuramente a pancia piena si ascolta meglio. - Il sorriso sul volto dell'uomo pareva scolpito nel marmo, ma venne incrinato dal tono quasi allarmato del dr. Stix.

- Proprio per parlarmi di cosa, Safin? Dov'è Maia? Le è successo qualcosa? - L'elenco di domande sarebbe continuato a lungo se Safin non avesse fatto cenno ad Alan di placarsi, e di seguirlo nella sala da pranzo dicendo:

- Calmati Alan, è tutto ok, siediti ed ascoltami, non c'è nulla di cui preoccuparsi.

Alan lo seguì e si sedette, la fame era svanita nel nulla, ora voleva solo capire cosa aveva da dirgli Safin di così importante da giustificare la sua intrusione, la cena e quell'allusione a sua moglie. Poggiando la schiena sulla sedia si accorse di essere sudato nonostante la temperatura primaverile, si sentiva a disagio e non sapeva se era a causa della preoccupazione per la moglie o per chissà che altro. Dopo meno di venti minuti, dopo aver ascoltato Safin, dopo essersi trattenuto più volte per non interromperlo, Alan Stix si sentì leggero come poche altre volte nella sua vita, non felice, ma soddisfatto e finalmente sereno. Loro, c'erano di mezzo loro, e questo episodio fece capire ancor più al dr. Stix quanto fossero onnipresenti e potenti. Loro sapevano dei problemi tra Alan e Maia, sapevano del deterioramento del loro rapporto, della convivenza sempre più vuota e per Alan sempre più difficile da sostenere. Durante il periodo dedicato alla disintossicazione del marito, Maia aveva avuto momenti di sconforto, di paura, che la portarono a rivolgersi alla polizia per denunciare la scomparsa del marito. Loro sapevano, loro si presentarono a casa di Maia nelle vesti di un funzionario governativo per rassicurarla sulla salute del marito, dicendole che il lavoro di cui si stava occupando richiedeva delle precauzioni tali da tenerlo lontano da casa per tutto quel tempo. Ma niente più. La donna, seppur rassicurata, era giunta al limite della sua sopportazione, trovandosi ormai da anni con un marito che se non la ignorava quando tornava a casa la sera spariva per giorni, per settimane, senza preavviso né spiegazioni. Decise quindi di andare via, di tornare dalla madre prima e dalla sorella poi, in cerca di libertà da quella prigione invisibile che era diventato il suo matrimonio. Prima di abbandonare la casa compilò la sua parte di documenti per la richiesta di divorzio, lasciando il plico sul tavolo in sala da pranzo, plico che Alan non trovò perché Safin l'aveva tolto, e non lo vide fino a che lui non glielo porse. Alan era un elemento troppo importante per loro, ed in quei giorni troppo fragile per subire un colpo simile. Loro sapevano tutto, ok, ma non potevano prevedere la sua reazione, che avrebbe potuto compromettere il lungo lavoro di recupero fisico e mentale di quelle settimane, e proprio per questo loro mandarono Safin per addolcire la pillola. Alan però come detto apprese la notizia con grande sollievo, come una liberazione da qualcosa da cui lui, da solo, non sarebbe mai riuscito a divincolarsi. La cena terminò abbastanza in fretta ed i due si salutarono prima delle 22. Quello che Alan non seppe mai era che Maia fu per così dire incentivata ad uscire dalla vita di suo marito, perché in realtà il funzionario non andò mai a parlare con Maia ma vennero fatti trovare alcuni falsi indizi alla donna per convincerla ad abbandonare il marito. Loro volevano che Alan potesse dedicarsi completamente alla parte successiva della sua sperimentazione, che richiedeva un ulteriore livello di segretezza, ed al contempo un grande impatto emotivo. Nei giorni successivi Alan riprese appieno il comando e la direzione dei lavori nel laboratorio, e nel giro di poco tornò a fare da collettore per tutti i gruppi di lavoro che lui sapientemente aveva creato e isolato. Il lavoro delle singole squadre, che preso individualmente aveva ben poca rilevanza, solo grazie alle sue straordinarie capacità tecniche e scientifiche, oltre che organizzative, diventava un mosaico complesso e sensato, un disegno d'insieme che passo dopo passo lo avvicinava al traguardo. La decisione che aveva preso sin dall'inizio di portare avanti il lavoro in quel modo, di essere lui l'ingranaggio principale, una sorta di chiave di lettura di un codice cifrato, era stata presa per non rischiare di essere spodestato da qualche burocrate o da qualche tecnico governativo che a lavoro quasi fatto si sarebbe accaparrato il merito. I risultati delle varie sperimentazioni furono elaborati, valutati ed interpretati, permettendo al dr. Stix di pianificare i passi successivi, procedendo spedito laddove le aspettative furono confermate, correggendo il tiro laddove i riscontri non furono quelli sperati. Sostanzialmente il suo prione era pronto, le richieste che gli erano state fatte avevano avuto una risposta nei fatti e nei risultati, mancavano solo alcuni mesi per selezionare la configurazione ideale, perfezionarlo e testarlo. Loro avevano richiesto che il decorso della malattia fosse a tempo determinato, ma non avevano precisato quanto dovesse essere questo tempo, perciò nelle fasi di test avrebbe dovuto valutare anche questo aspetto. Insieme a molti altri dettagli appuntati in ordine di importanza, la mattina del 15 Novembre 2017, il dr. Stix chiamò la casella vocale elencando prima punto per punto lo stato di avanzamento dello sviluppo del prione, per poi passare ad una serie di richieste per poter portare a termine o comunque avanti il lavoro. Riagganciò con quella sensazione di disagio che talvolta colpisce chi deve parlare con una segreteria telefonica, riflettendo sull'eventualità di aver dimenticato qualcosa, ma cercò subito di scacciare quel pensiero. La mattina successiva ad attenderlo davanti a casa c'era la solita berlina ma non il solito giovane autista, bensì Safin, vestito in modo insolitamente casual, sembrava un turista pronto per partire alla volta di qualche meta turistica. Non appena il dr. Stix lo vide si sentì pervadere da due sensazioni quasi opposte: il piacere di quella sorpresa da parte di quel suo amico, perché a tutti gli effetti lo riteneva tale, ma anche l'ansia di sapere che quella presenza non era casuale.

- Safin, ciao, come stai? E che ci fai qui? Avete licenziato quel giovane autista? - Alan si trattenne dall'elencare i difetti che aveva notato nel giovane.

- Ciao Alan, sto bene, grazie, e tu? - Il sorriso era sincero, ma Alan non poteva fare a meno di guardare i vestiti del gigante russo, che fino ad allora aveva sempre visto in abiti estremamente sobri ed eleganti.

- Bene, ma chi ti ha conciato così? Dove sono finiti i tuoi veri vestiti? - La velata ironia del dr. Stix nascondeva una vera curiosità.

- Alan, non ti facevo così attento al look, ma come sempre sei uno che anche senza volerlo sa andare al dunque. Salta in macchina così ti spiego tutto. - Safin sembrava di buon umore, sicuramente era anche lui felice come sempre di incontrare un, seppur nuovo, buon amico. Quando furono in auto, Safin non perse tempo e partì rimanendo in silenzio sbirciando il suo passeggero di nascosto. Il silenzio regnò per quasi due minuti nell'abitacolo della potente berlina blindata, durante i quali il dr. Stix si soffermò per la prima volta su quel dettaglio: l'auto era estremamente sicura, vetri e carrozzeria rinforzati, e anche se non era un esperto capiva che quel mezzo era fuori dal comune. Safin intanto manteneva il silenzio aspettando che Alan lo sollecitasse a proseguire il discorso accennato pochi minuti prima, ma questi ruppe la quiete con una domanda che spiazzó non poco il russo.

- Perché questa macchina è così... sicura? Che tipo di pericolo potrebbe minacciarci? - Il dr. Stix improvvisamente aveva timore di sentire la risposta a quella domanda. Safin rimase interdetto per alcuni secondi, la sua espressione da stupita e seria passò però a sorridente e rilassata: pensò che una volta di più il dr. Alan Stix, persona che ormai conosceva da anni, che aveva silenziosamente sorvegliato e protetto giorno dopo giorno, cosa della quale lui era all'oscuro, e che era divenuto negli ultimi mesi suo amico, lo aveva stupito con la sua capacità e fortuna di centrare sempre il punto della questione. Era stato autorizzato da Tevray a spiegare alcuni punti al dr. Stix, e questa era l'occasione perfetta per farlo.

- Alan, devo ripetermi, è incredibile come riesci sempre a cogliere l'essenza delle cose, poco fa il mio abbigliamento, ora questa domanda... bene... devi considerare innanzi tutto che quello che fai per loro ha un'importanza molto rilevante, sei troppo prezioso per esporti ad eventuali minacce, ed il mondo ne è pieno. Devi sapere che in modo discreto ma costante, sei stato sorvegliato dal giorno in cui ci siamo incontrati, quando siamo andati al Radisson, ricordi? Loro mi hanno affidato te come unica priorità, ti ho guardato le spalle da allora, praticamente tutto il tempo trascorso al di fuori del laboratorio io c'ero. - Safin parlava lentamente dando il tempo al dr. Stix di prendere coscienza di essere stato osservato per tutto quel tempo. - Non sentirti spiato, Alan, nulla di tutto ciò, ma il fatto di essere all'oscuro di una protezione del genere ti ha permesso di lavorare in assoluta tranquillità, diversamente ti saresti chiesto perché è da chi ti stavamo proteggendo, ma siamo stati efficaci e discreti e direi che tu hai ignorato noi e gli altri fino ad ora... - Safin lasciò in sospeso la frase, e finalmente posò gli occhi in quelli del dr. Stix riflessi nello specchietto retrovisore. Era allibito.

- Gli... altri? Chi? Perché? - Alan, avendo appena scoperto di essere stato sotto protezione, quindi esposto ad una minaccia, seppur ignota, fino ad allora, si sentiva in parte tradito dall'amico e da loro, in parte violato nella sua intimità da quella presenza così invadente per quanto discreta, ma comunque doveva sapere di più, voleva capire e ripeté a voce troppo alta:

- Perché? - sapeva di avere tutte le ragioni di essere furioso, ma faticò a non scusarsi con Safin per aver alzato la voce, e riuscì a tenere lo sguardo piantato in quello del russo che danzava dallo specchietto alla strada. Questi non si scompose e riprese a parlare con la stessa flemma di poco prima.

- Alan, non posso darti tutte le risposte che cerchi, posso e devo però dirti che sei al sicuro, e che a breve il sig. Tevray potrà rispondere in modo esaustivo a tutte le tue domande. Dopo che arriveremo sull'isola vedrai che sarà tutto decisamente più chiaro. Ecco, adesso posso dirti perché sono vestito cosi: stiamo andando al caldo, ai tropici... non posso essere più preciso ma vedrai che ti piacerà! - Safin sorrise ma il dr. Stix era di tutt'altro umore, ma decise di tacere perché sapeva che non avrebbe saputo altro da Safin. Dopo quasi un'ora di strada giunsero ad un piccolo ed isolato aeroporto sul quale un piccolo jet li aspettava con i motori già accesi sulla pista di decollo. Erano da soli su quel lussuoso e confortevole aereo, a parte i due piloti ed una hostess. Il volo fu gradevole, giocarono a carte ed a scacchi, come ai tempi della sua disintossicazione, ma l'atterraggio stupì Alan in quanto non fu certamente su un'isola ma nel bel mezzo di una sterminata distesa di montagne e deserti. Era solo uno scalo, dopo meno di un'ora di sosta ripartirono senza che gli venisse detto nulla. Quando finalmente furono sull'oceano Safin sorrise e disse, con voce allegra:

- Ci siamo quasi...

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