44 - Goran, Walt e Martha

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Goran riagganciò lentamente la cornetta, furono secondi di tristezza e di impotenza, ma non appena staccò la mano dal telefono sentì una scarica nervosa pervadere il suo corpo. Stava già correndo giù dalle scale, carico del suo equipaggiamento e pronto a seguire il suo piano ancor prima di rendersene conto: sbloccare la porta di servizio per poter uscire senza intralci, correre alla vetrina del negozio, aspettare di vedere la macchina di Walt e della moglie per poi uscire all'ultimo momento utile e salire a bordo senza guardarsi attorno. Non si curò del rumore prodotto dalla pesante scrivania che aveva usato per bloccare la porta, la spostò quanto bastava per uscire senza intralci; quando fu alla vetrina poté constatare che la strada sembrava sgombra, non vide nessun individuo barcollare nel segmento di via che lo divideva dalla casa di Walt, e fin dove riusciva a vedere, anche verso sud la strada pareva sgombra, a parte qualche ritardatario. Si chiese cos'avrebbe fatto Walt nel momento in cui gli si sarebbe parato davanti un gruppo di zombie, ma decise di rimanere concentrato rinviando la questione ad un momento più tranquillo, o a quando quella a situazione si sarebbe presentata nella realtà. Dopo un paio di minuti passati a guardare in modo meccanico a sinistra, sperando di vedere l'auto, e a destra, sperando di non vedere proprio nulla, giunse il momento: con sorprendente lentezza il suo nuovo amico, compagno di fuga, con la moglie, stavano arrivando. Goran scattò come una molla e nel giro di pochi secondi fu fuori, in strada, dove fortunatamente non c'erano zombie se non a diverse decine di metri, ma con enorme stupore constatò anche che non c'era nemmeno l'auto di Walt. Questa era ancora a metà strada, e procedeva a passo d'uomo, forse ancora più piano, al punto che Goran le corse incontro, aprì la porta posteriore sinistra e si lanciò dentro carico del suo equipaggiamento. La sua frenesia, oltre a stridere con la velocità ridicola della macchina, lo portò a doversi divincolare dalla borsa indossata a mò di zaino che lo bloccava a testa in giù dietro ai sedili. Quando fu libero da quel giogo, si rese conto che non avevano nemmeno superato il minimarket, e, cosa ancor più strana, a parte le risate di Walt, non sentiva nessun rumore di motore. Si guardava attorno senza riuscire a mettere a fuoco nulla.

- Che cazzo succede? Perché siamo fermi? - la voce di Goran era insolitamente acuta, la paura e la tensione erano alle stelle.

- Calmati amico, non siamo fermi, vedi? La strada è in lieve pendenza, a motore spento procediamo lentamente ma almeno non ci sentono quei... cosi. Secondo me è stata un'idea geniale... -

- Una MIA idea geniale, amore - Martha interruppe Walt con la decisione tipica di una moglie tutt'altro che remissiva - non dimentichiamo che se era per te adesso avremmo quei "cosi " come li chiami tu, che escono da tutte le parti attirati dal rumore del motore. - Il tono era deciso e fermo, ma non c'era cattiveria in quelle parole, solo un bel carattere determinato.

- Ok, ok, come vuoi. Amore questo è Goran, Goran questa è Martha, la mia musa, oltreché mia moglie e spina nel fianco da oltre otto anni, vero zuccherino? - Walt fece le presentazioni senza staccare gli occhi dalla strada, cosa che poteva apparire assurda a quella velocità, ma non lo era affatto considerando le insidie che potevano spuntar fuori da un momento all'altro. Goran, che stava iniziando a calmarsi, riuscì solo in quel momento a staccare lo sguardo dai finestrini ed a fissarlo sulla donna seduta alla destra di Walt, davanti a lui. Allungò la mano per salutare la donna, proprio mentre questa si girava per fare altrettanto, e qui Goran ebbe un piccolo sussulto che sperò fosse stato ignorato da Martha: la donna era nera. Fatte le presentazioni Goran si rese conto di essere più stupito che infastidito, non si sarebbe mai aspettato di incontrare quella che fino a pochi giorni prima avrebbe definito "sporca negra" nell'auto che rappresentava la sua unica chance di sopravvivere. La sua indole razzista era passata in secondo piano, dopotutto le priorità erano state stravolte, ma sapeva che avrebbe passato tempo con quella coppia ed avrebbe, quantomeno per educazione, dovuto fare attenzione a non esprimere giudizi offensivi. La macchina viaggiava quasi a dieci chilometri orari, stava lievemente accelerando, anche se la situazione appariva quasi ridicola. Poco più di un minuto dopo raggiunsero un punto in cui la strada, facendo una lieve curva verso sinistra, procedeva con una buona pendenza, cosa che li fece accelerare rapidamente. In lontananza, in fondo alla lunga curva, videro un certo numero di auto ferme in mezzo alla strada, che anche se in modo casuale e disordinato, creavano una barriera impossibile da superare.

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