38 - Goran e Walt

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- Di che stai parlando Walt? Non ti offendere ma io ho fame e adesso mangio, raccontami pure, io rimango in ascolto. - disse Goran masticando alcune olive trovate nel frigorifero. Era stanco e decise di mangiare ciò che aveva trovato, alcune scatolette tra cui tonno, carne in gelatina, altre verdure e sottaceti, direttamente sul divano; posò scatolette e radio sul tavolino basso vicino al sofà e si mise comodo a mangiare ascoltando la voce di Walt.
- Mah, amico, davvero non so a cosa pensare, Martha dice che dobbiamo avere pazienza, che qualcuno verrà ma qui intorno è un disastro. Il DJI ha un raggio d'azione di poco meno di un chilometro, in realtà è il telecomando che ha quella portata, ma nel raggio di questo schifoso chilometro non ho visto altro che questi zombie. Come nel tuo caso non escludo che ci siano altri come dire... normali, perché il DJI è veramente silenzioso, fosse un elicottero vero di sicuro tutti l'avrebbero sentito. Stamattina durante un giro verso il centro ho notato che alcuni di quegli zombie erano stesi a terra, stecchiti, e sono sicuro che ieri non ci fossero, quindi immagino che qualcuno li abbia fatti fuori. Purtroppo ho quasi esaurito la batteria a guardare ogni singolo metro di quell'isolato inutilmente. Ma ho anche visto altro. Volando sulle loro teste, a circa tre metri da terra, ho notato come loro, questi schifosi, seguono il lieve rumore prodotto dal DJI, e cercano di prenderlo, ma sembrano così rincretiniti che a malapena riescono ad alzare le braccia sopra la testa. Sono lenti, mi ricordano dei sonnambuli, o qualche squatter strafatto dopo una festa. Ieri pomeriggio l'ho fatto volare verso ovest, e ho visto che alcuni di loro sono bloccati dentro le auto, altri nel giardino di casa, non sono capaci da fare nulla, tranne seguire come pecore i rumori e le cose che si muovono. Ho anche visto un gruppetto che mangiava un cane. Amico, non so davvero che cosa sia successo ma secondo me siamo nella merda fino al naso, e sta salendo. Sto convincendo Martha ad organizzarci per bene, caricare la macchina e andare fuori città. Dobbiamo creare un diversivo, pensavo di attaccare una radio al DJI è mandarlo in fondo alla via, per vedere se quegli zombie lo seguono e ci lasciano il tempo per caricare la macchina e partire. Oppure usare un vecchio elicottero con motore a scoppio che fa un gran casino. - Parlava con tono tranquillo, Goran lo ascoltava con attenzione, e quando Walt disse della sua idea di fuga, Goran rimase per qualche secondo spiazzato. Era quasi steso sul divano a mangiare, ma lentamente, ruotando sulle natiche, si raddrizzò fino a trovarsi seduto, più vicino alla radio. Aveva tutt'altre intenzioni: per esempio organizzarsi al meglio, fare una stima delle scorte di cibo ed acqua e quant'altro potesse essergli utile, valutare al massimo qualche sortita nelle vicinanze. Scappare, lasciando quel rifugio relativamente sicuro, per andare chissà dove era un'idea troppo nuova per poterne valutare pro e contro. Walt in ogni caso non l'aveva ancora invitato ad aggregarsi alla loro spedizione, alla loro evacuazione, ma Goran ritenne scontata la cosa.
- Ovviamente - proseguì Walt - se ti va puoi venire con noi, ma hai solo oggi per decidere, perché domani mattina intendo provare ad allontanarli, questi schifosi, e se ci riesco, carico al volo tutto quello che riesco sulla mia station wagon e via, veloce come la luce verso sud, lontano da questa città piena di zombie. Che ne dici amico? Sei ancora in ascolto? - chiese Walt aggiungendo dopo alcuni secondi un - passo! -
- Già domani mattina, cazzo se vai di fretta Walt! Io mi stavo appena iniziando ad ambientare in questa casa, che tu mi proponi già di levare le tende... per andare fuori città, ok, ma dove? Spero non verso Augsburg... passo - Goran ora era agitato, non poteva perdere quel treno, ma era un treno che poteva portarlo in bocca a quegli zombie.
- Assolutamente no, rilassati amico; andiamo verso sud, speriamo che stando lontano dalle città staremo anche lontani da quei bastardi. Adesso vado da Martha, mangiamo qualcosa e ci rilassiamo. Ci sentiamo tra qualche ora, facciamo verso le otto, così tu hai tempo per pensarci ed eventualmente per organizzarti... diciamo così. Passo. - Walt era molto tranquillo e sicuro di sé, cosa che non aveva un effetto positivo su Goran che invece aveva mille dubbi.
- Ok amico, a dopo, passo e chiudo. - Goran guardò l'ora, erano le 14:43. Si sentì molto stanco, chiuse gli occhi ritornando nella posizione di poco prima, portando un braccio dietro la nuca. Dormì poco più di due ore, svegliandosi di soprassalto sudato e con il fiatone: non ricordava i dettagli ma aveva sognato qualcosa di brutto. Poco dopo si alzò e si lavò la faccia con il filo d'acqua che ancora usciva dal rubinetto. Con una rapida associazione d'idee -devo usare l'acqua con parsimonia, idem per il cibo, stamattina mi ero ripromesso di inventariare scorte e risorse in generale, ho conosciuto Walt - ricordò ciò che proprio Walt gli aveva proposto: abbandonare quel rifugio e sperare di trovare un posto sicuro andando verso sud. Anche il ricordare quella proposta lo spiazzò, perché era effettivamente un'idea che non aveva preso in considerazione. Ma più ci pensava, più era convinto che fosse la cosa giusta da fare, o da provare a fare. Con tutta calma si dedicò ad una meticolosa ricerca, stanza per stanza, mobile per mobile, cassetto per cassetto, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse rivelarsi utile per la fuga. Dopo aver rivoltato l'appartamento dei Brok come un calzino, ed aver disposto sul tavolo della cucina tutto ciò che ritenne utile, si spostò al piano di sotto, setacciando il minuscolo retro del minimarket kosher prima e il minimarket stesso poi. Quasi un'ora di lavoro meticoloso e ben tre selezioni man mano sempre più oculate lo portarono ad avere una sorta di equipaggiamento composto da: borsa da tennis grande, che nelle sue intenzioni sarebbe stata usata a mò di zaino, usando le maniglie come bretelle; tutti i proiettili per il fucile di cui era già entrato in possesso il primo giorno, il fucile stesso e tre coltelli trovati tra cucina e banco frigo; tre accendini, due scatole di fiammiferi, alcune pile prese dai telecomandi e da altri piccoli apparecchi, una grossa torcia nuova di zecca e carica, con batteria ricaricabile; 6 chili di scatolette di carne e tonno, verdure e legumi e frutta; 6 litri d'acqua, suddivisi in tre bottiglie, una quarta vuota accartocciata per ridurne l'ingombro; una piccola cassetta del pronto soccorso ricavata da un astuccio riempito con cerotti, acqua ossigenata, qualche analgesico e sonnifero trovati in bagno; dentifricio, un sapone, tre rotoli di carta igienica, due pentolini di acciaio, una forchetta ed un cucchiaio. La borsa era piena, Goran temendo che potesse strapparsi o scucirsi a causa del peso eccessivo la legò con un cordino dall'esterno, facendone una sorta di arrosto. Pesava quasi 20 chili, ma Goran considerò che non sarebbe stato un problema salire alla svelta sulla macchina di Walt con quel peso, aveva fatto cose ben più faticose. Erano alcuni giorni che non si lavava, si convinse quindi ad andare in bagno e, dopo essersi spogliato, iniziò lentamente a lavarsi usando la poca acqua che ancora usciva dal rubinetto del lavabo, e un sapone nuovo che aveva trovato nell'armadietto. Provava una repulsione, uno schifo per tutto ciò che riguardava quella casa, ma il bagno in particolare lo repelleva: il pensiero di usare i sanitari di estranei, peraltro ebrei, lo portava al limite della nausea e dei conati, lui che aveva mangiato topi e insetti e dormito per terra durante gli addestramenti. Finito di lavarsi si stese nuovamente sul divano, con la testa vicino al tavolino dove aveva poggiato la radio, in modo che Walt l'avrebbe svegliato alle 8. E così accadde, la voce di Walt fece trasalire Goran che aveva nuovamente fatto sogni tormentati e nonostante un risveglio così improvviso, provò comunque una sensazione di liberazione.
- Amico, Goran, ci sei? Passo. - la voce di Walt era meno tranquilla rispetto a prima, c'era una nota di impazienza nel suo tono, era evidente che l'imminente partenza, o fuga, era alla base di tutto.
- Ehi si sono qui Walt, sono già le otto? Mi hai svegliato, stavo facendo un sogno bellissimo e tu l'hai interrotto sul più bello... - Goran sapeva che Walt non avrebbe colto la sua ironia, ma fece ugualmente quella battuta per sorridere tra sé e sé. - Ho riflettuto sulla tua proposta e ho deciso di accettare, mi sono anche organizzato sai? Passo. - I battiti del suo cuore stavano iniziando a rallentare, si asciugò la fronte e si rese conto di avere la gola secca.
- Fantastico, anche se non ti conosco sapevo che avresti accettato, e comunque non ti avrei lasciato da solo in questo lago di merda. Noi siamo pronti, abbiamo fatto i bagagli, diciamo, e come prima delle vacanze ho quella sensazione di aver dimenticato qualcosa... pazienza, speriamo di salvare il culo. Passo. - Walt dopo aver passato la comunicazione a Goran venne chiamato a tavola dalla moglie, la cena e lei lo stavano aspettando.
- Si, anche se non avevo ancora pensato a levare le tende fino ad oggi quando me ne hai parlato, col cazzo che rimango qui da solo. Come pensi di fare per salire in macchina? E per prendermi? Passo - Goran, ponendo quell'ultima domanda, iniziò a sentirsi ancor meno tranquillo.
- Bè come ti dicevo pensavo di usare un diversivo per allontanarli, mandare un elicottero radiocomandato verso nord, verso il centro, a circa duecento metri da qui. Quello fa un gran casino, ha il motore a scoppio e di sicuro questi fottuti lo sentiranno e lo seguiranno, lasciandoci, spero, il tempo di caricare la macchina e venire da te. Tu, amico, devi essere veloce, io passo, mi fermo, tu voli dentro e via a tutta velocità. Che ne dici? Semplice ed efficace! Passo - Walt adesso era quasi euforico, tipico di un vero ottimista.
- Dico che l'unico modo per capirlo è farlo, cazzo. Non mi piace l'idea di uscire ma mi piace ancor meno quella di rimanere qui a marcire aspettando qualcuno che venga a salvarmi il culo. Passo - Goran era preoccupato dall'approssimazione di quel piano, era stato abituato a pianificare molto meglio situazioni molto meno pericolose, e temeva che Walt o la moglie potessero essere presi dal panico al primo imprevisto. Gli era stato insegnato che la pianificazione di una missione non serve solo a prevedere tutti gli scenari che si potrebbero verificare, ma anche a dare tranquillità a chi deve portare a termine la missione stessa: la convinzione di essere preparati a tutte le evenienze, aiuta anche nel caso si verificasse una situazione imprevista, lucidità e calma aiutano in caso di necessità a ragionare meglio e a trovare soluzioni migliori, mentre il panico è la porta verso il disastro.
- Amico, hai ragione da vendere. Adesso riposiamo, domani sarà una giornata lunga, avremo tempo per parlare. Domattina all'alba inizierò ad allontanare quei bastardi, e non appena saremo tranquilli di non averne in mezzo ai piedi si parte. Buonanotte Goran! Passo - Walt salutò Goran pronunciando le ultime parole sbadigliando.
- Buonanotte amico, passo e chiudo - Goran posò radio sul tavolino e si stese sul divano a pensare alla giornata che lo aspettava.
La mattina seguente fu svegliato dal ronzio acuto del piccolo motore a scoppio dell'elicottero radiocomandato di Walt. Uscito sul terrazzino Goran vide che la giornata non era delle migliori e la luce del sole era filtrata da una coltre di nubi uniformi e alte, che davano all'ambiente un'aria di tensione sospesa, come se il tempo si fosse fermato. Riuscì dopo qualche difficoltà ad individuare il piccolo velivolo giallo e verde muoversi in modo apparentemente casuale intorno alla casa di Walt come un'ape intorno ad un bel fiore, con la differenza che alla base di quel fiore c'era almeno un centinaio di zombie attirati dal suono di quell'ape di plastica e metallo. Walt con la sigaretta fumante in bocca comandava con abilità il piccolo elicottero e non appena si accorse della presenza di Goran lo salutò, si affacciò a guardare la massa di zombie sotto di lui e con un cenno a Goran gli fece capire che il gioco, per Walt era quasi un gioco, stava iniziando. Con il grosso radiocomando tra le mani e la sigaretta piantata in bocca, Walt iniziò a portare l'elicottero in mezzo alla strada, proprio davanti a lui, ad un'altezza di poco più di due metri; passati alcuni secondi di attesa, per fare in modo che tutti gli zombie lo raggiungessero come una lenta processione, il piccolo velivolo partì lentamente verso Nord, verso il centro della città. Ogni dieci o quindici metri si fermava per dare il tempo ai suoi lenti inseguitori di essergli di nuovo sotto, attratti dall'appetitoso suono che produceva. Il gruppo che andava crescendo alimentato da tutte le direzioni, era ora composto probabilmente da trecento individui, ai quali passo dopo passo se ne aggiungevano altri. I suoni prodotti dalla massa strisciante e ringhiante iniziava quasi a sovrastare il rumore del piccolo elicottero: sia Goran sia Walt erano stupiti dalla quantità di zombie, che stavano ora convergendo verso nord, che fino a quel momento erano stati intorno a loro. Il piano, apparentemente, stava funzionando, al punto che Walt decise di passare alla fase successiva: fece posare non senza qualche difficoltà l'elicottero che era ormai a più di cento metri da lui, su un'edicola e lasciò il motorino acceso. Nel giro di un minuto il piccolo prefabbricato metallico era circondato da una vera e propria orda di zombie, accalcati nella vana ricerca di quella preda irraggiungibile. Goran vedeva da lontano la scena ed era ipnotizzato dalla massa che un così piccolo oggetto aveva smosso; si rese anche conto che Walt era sparito, sicuramente stava per uscire, e nel giro di pochissimo sarebbe stato anche il suono turno. Si precipitò in cucina e prese tutto ciò che aveva preparato, borsa, fucile e un grosso coltello da cucina infilato in un fodero improvvisato fissato alla cintura dei pantaloni. Vide in quel momento la cornetta del telefono ancora appoggiata sul piano, provò un senso di tristezza e colpa, cosa che lo obbligò a prenderla in mano e a mettersi in ascolto. Nulla, dopotutto era l'alba, pensò, ma il senso di colpa per essersi dimenticato di quell'uomo, anche se non avrebbe mai potuto fare nulla per lui, lo colpì come un pugno in pieno stomaco. Doveva andare.

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