Ronald Caster non diede mai una conferma a Tevray. Dopo più di tre mesi dedicati ad approfondire le sue conoscenze di tutto il materiale a disposizione, un mattino, mentre percorreva la strada che lo portava a lavoro, giunse alla conclusione che la gestione di un numero così elevato di siti non faceva altro che moltiplicare le probabilità che ci fossero imprevisti, guasti, incidenti e quant'altro. Gestire tutti gli impianti, gli apparati e le apparecchiature necessarie ad un sito per essere sicuro, efficiente ed autonomo sarebbe stato di per sé un lavoro impegnativo dal punto di vista organizzativo, tecnico e del personale. Moltiplicando il tutto per i ventidue siti, che avrebbero avuto caratteristiche peculiari, rischiava di diventare un lavoro troppo difficile e rischioso. Quando arrivò in ufficio lesse un articolo sul New Yorker che riguardava un giovane olandese, dipendente statale, al quale era stato dato il compito di sterminare le oche nei pressi dell'aeroporto Schipol, vicino ad Amsterdam. Ebbene questo olandese, per svolgere al meglio il suo lavoro aveva trasformato il suo furgoncino in una piccola ed efficiente camera a gas per oche, attirandosi le ire degli animalisti e pure di alcuni sopravvissuti alle vere camere a gas naziste. Il punto che fece riflettere Caster era molto semplice: fino a che punto è giusto eseguire gli ordini? Domanda che in molti, per esempio in ambienti militari, si sono posti da che esistono gerarchie, ma nel caso di Caster il peso del suo eseguire un ordine, o meglio, accettare di svolgere un lavoro era la causa di tutti i suoi turbamenti di quei mesi. Fare la cosa giusta, fare la cosa migliore per la comunità, per sé stessi, fare la cosa più conveniente, fare qualsiasi cosa pur di sopravvivere, a costo di fare qualcosa di terribile. A lui ormai era chiaro e limpido, spettava il compito di costruire un'arca, di caricarla e condurla in salvo da un diluvio che altri, che loro, stavano preparando. Ma per un uomo come Ronald Caster la consapevolezza di non dover premere il grilletto non lo avrebbe mai esentato dal sentirsi comunque responsabile, partecipe di quella che senza mezzi termini sarebbe stata la quasi totale eliminazione della razza umana. Le lungimiranti motivazioni, le rosee prospettive, il fine che giustifica i mezzi erano solo una facciata, i fatti erano ben meno nobili. Sedutosi alla sua scrivania aprì quello che, come Tevray aveva predetto, era diventato un suo compagno di lavoro insostituibile, e per la prima volta da quando l'aveva trovato, con tanto di messaggio video di spiegazione, cliccò sull'icona Intnex, ed attese. Si aprì una schermata minimale e risuonò dalle casse il classico suono di squillo di una telefonata. Dopo pochi secondi il faccione di Tevray comparve nella finestrella e rispose alla videochiamata esordendo con un sorriso.
- Ronald, buongiorno, dopo tutto questo tempo pensavo che non avresti mai chiamato... - il tono era allegro e come al solito molto cordiale - come stai? Hai avuto molto lavoro in questi mesi? - Tevray sapeva benissimo a che cosa si era dedicato in quei mesi Caster, il laptop aveva un sistema che comunicava costantemente a loro cosa veniva fatto, quali informazioni venivano consultate, quali appunti venivano presi, qualsiasi cosa.
- Buongiorno Samuel, io sto bene, e tu? Posso darti anch'io del tu, vero? - Caster si rese conto che era la prima volta che effettivamente dialogava con Samuel Tevray, e ne rimase quasi stupito.
- Ovviamente Ronald, anzi, mi offenderei del contrario, non mi piacciono quelli che si ostinano a dare del lei solo per mantenere un'inutile distanza di sicurezza. - rispose sorridente Tevray.
- Andando subito al dunque, temo di aver lavorato a vuoto in questi mesi... sia chiaro, ho preso visione di buona parte delle informazioni che mi avete messo a disposizione, avete fatto un lavoro eccellente, devo riconoscerlo, ma stamattina, senza preavviso, senza averci riflettuto su, mi sono reso conto che organizzare ciò che mi avete richiesto, così come me lo avete proposto, sarebbe una follia. - Caster vide per la prima volta negli occhi di Tevray una qualche preoccupazione, e ciò era dovuto al fatto che questi era stato spiazzato da quanto appena sentito: Tevray era sempre molto preparato, abituato ad essere sempre un passo avanti - Non fraintendere, non sto dicendo che sia una follia per colpa vostra ma... in sostanza, Samuel, dobbiamo rivedere il tutto. Ventidue siti, voglio dire, hai idea di quanti problemi potrebbero saltare fuori in un solo sito? Moltiplicali per ventidue... problemi logistici, tecnici, di sicurezza... quello che voglio dire, semplicemente è: la cosa più logica è creare un solo, unico, semplice, sito. - Caster avrebbe voluto argomentare meglio, aveva preso interi blocchetti di appunti su cui erano elencate criticità da superare e altro, cercando di trovare una sintesi, uno schema adattabile a tutte le strutture prese in considerazione, ma la soluzione era ancor più semplice: soltanto una struttura. L'idea era ancora un embrione, Ronald non aveva ancora neanche avuto il tempo di approfondirla, ma da subito aveva capito che quella era la soluzione ideale.
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Assedio zombie
Science FictionI più fortunati, forse, non sono i sopravvissuti, costretti a sudarsi ogni istante, ma gli altri, le vittime, quelli che non dovrebbero camminare ma lo fanno.