La mente di Mordecai non era mai stata particolarmente predisposta ad aprirsi a situazioni nuove, e ciò che vide svoltando l'angolo del suo negozio, l'immagine che si trovò davanti agli occhi era un film già visto nei suoi incubi da perseguitato. La sua interpretazione fu: hanno provato a sfondare le serrande del mio negozio usando una macchina come ariete. Mentre formulava questo pensiero Mordecai avanzò ancora, girò intorno alla macchina per vedere chi aveva osato tanto e una volta arrivato in prossimità del posto del guidatore giunse la prima sorpresa. Una donna, bionda, si protese fuori dal finestrino con un impeto che pietrificò Mordecai che, fucile in mano, assistette alla scena della bionda che gli mordeva l'avambraccio con un distacco che durò un'eternità, finché la scossa di dolore non lo fece rinvenire, scattare indietro urlando e quasi involontariamente sparare contro la donna. Terrorizzato da quanto subìto e fatto, l'ebreo si guardò intorno inebetito, come a cercare conforto nel parere di qualcuno che avesse visto la scena. Ma il suo sguardo si posò su due persone che, come se non avessero visto né sentito nulla, cosa impossibile, si avvicinavano con passo incerto. Il più vicino era un anziano, Mordecai pensò di riconoscere in lui un suo cliente saltuario, mentre il secondo era uno sconosciuto, con una brutta ferita sul collo.
- Avete visto che ha fatto? Mi ha morso, guardate! Ehi... EHI!
Ma le due persone parevano indifferenti alle sue parole e continuavano ad avvicinarsi. La ferita era molto dolorosa, ma Mordecai era come anestetizzato dalla situazione: stupore, incredulità, rabbia e paura prevalevano sulle fitte che provenivano dall'avambraccio morso. Vedendo che i due non rispondevano alle sue parole, e che inesorabili puntavano su di lui, Mordecai iniziò ad arretrare, puntando contemporaneamente il fucile nella loro direzione.
- Ehi che volete? Chi diamine siete? Fermi, fermi o sparo! Fermi!
E Mordecai sparò al primo, che ormai gli era addosso e puntò sul secondo la canna del suo fucile, facendo fuoco non appena messa a fuoco la sua faccia. Gli occhi erano lattiginosi, come quelli di un animale delle caverne divenuto cieco. La bocca era serrata in un ghigno mostrato dalle labbra contratte e bluastre. Il volto era quello di un morto, di un mostro, di un demone.
In un altro momento di lucidità e di freddo distacco ricaricò il fucile, appena in tempo per sentire un rumore alle proprie spalle e fare nuovamente fuoco verso un altro assalitore. Questa volta lo mancò, sia per via della torsione che aveva dovuto fare, sia perché ora il dolore era molto più forte e diffuso, al punto da rendere difficile reggere il fucile. L'uomo che aveva mancato era sparito dietro ad un cassonetto, ma la sua attenzione era stata già attirata nuovamente in direzione opposta, da dove arrivavano altre persone che puntavano dritto su di lui e il suo negozio.
- Fermi dannazione, fermi! Che cosa volete da me?
A quel punto anche urlare divenne faticoso, puntare il fucile era come sollevare un albero, premere il duro grilletto come cercare di piegare l'acciaio. Sparò, ancora e ancora, ma ormai la vista iniziava ad annebbiarsi e l'udito era reso inutile dagli spari che rimbombavano nella sua testa. E quasi senza accorgersene si trovò a cadere, braccato alle spalle da qualcuno. Oltre agli occhi e alle orecchie, ora anche la sua mente si stava annebbiando, si sentiva, pensò, come quando lo stavano anestetizzando per la sua operazione alla prostata, qualche anno prima. Capì che a breve avrebbe perso conoscenza e il fatto di essere coinvolto in una colluttazione lo sfiorò appena come anche la consapevolezza di aver appena ucciso alcuni uomini, alcuni ladri. Il suo negozio, le sue cose, mentre rotolava a terra pensava a questo, e al fatto che doveva difendere ciò che era suo. E poi un grido lo ridestò per un istante da quel torpore appiccicoso. Era uomo, che in piedi sopra di lui, gli puntava qualcosa contro - il suo fucile? - e gli urlò qualcosa; ci fu un istante di calma, anche l'aggressore si fermò, ma subito lo sguardo dell'uomo armato cambiò in una smorfia di terrore e questi scappò via.
Ora Mordecai era sicuro di essere in un incubo, c'era la classica confusione che precede il risveglio, e aspettava solo di uscirne. Ma all'improvviso sentì un dolore accecante al fianco destro, le sue dita toccarono qualcosa di caldo e umido. Capì che era il suo sangue, capì che stava soffrendo realmente, e che non si sarebbe svegliato. Ebbe l'impressione di vedere altre ombre su di lui, ma ormai erano solo sensazioni, era lontano, era quasi morto.
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Assedio zombie
Science FictionI più fortunati, forse, non sono i sopravvissuti, costretti a sudarsi ogni istante, ma gli altri, le vittime, quelli che non dovrebbero camminare ma lo fanno.