13 - Elemento mancante

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Anche se l'attenzione di Randy era ricaduta su Fuster, ciò che stava accadendo all'esterno ormai stava diventando sempre più difficile da ignorare. Dopo alcuni minuti dedicati a redarguire Fuster, del tutto indifferente ad ogni richiamo, contemplare il frigorifero e visitare il bagno per urinare, bevendo latte al cioccolato direttamente dalla bottiglia, e pensando all'ironia di assumere ed espellere liquidi contemporaneamente, Randy si diresse alla scrivania nella sua stanza, passando davanti alla finestra e lì si fermò. Dal secondo piano aveva una visuale abbastanza ampia sugli isolati circostanti, e questa comprendeva: villette a schiera disposte su file ordinate (ne aveva apprezzato la simmetria da google maps qualche mese prima, quando era impegnato a sviluppare diversi piani e vie di fuga) a est; altre palazzine simili alla sua, scorrendo con lo sguardo verso sud, e qui si notavano alcuni strani bagliori provenire probabilmente dalle vie tra le abitazioni;  proseguendo con la panoramica verso ovest si trovavano il parco del quartiere e un paio di chioschi, silenziosi e bui; oltre il parco il centro cittadino, visto da Randy solo in parte, ma comunque era ben chiaro che almeno un incendio stava divampando oltre la sua visuale.

Alle sue orecchie giungeva una sorta di brusio diffuso, ma non regolare come quello creato dal traffico serale, era decisamente diverso. Molti di quei suoni erano lontani, difficili da decifrare, ma altri, erano più vicini, più chiari, erano grida. O cos'altro?
Oltre a questo, la cosa che come altre in quelle ore di intontimento, attivava solo il suo subconscio, era la totale assenza di traffico, fatta eccezione per qualche sirena.

Ora, finendo i fagioli dal barattolo usato come pentolino sorride ripensando a quanto fosse stato distratto, e sente ancora nel naso l'odore di bruciato che, come quando un refolo di vento fa sbattere una finestra e riporta alla realtà e al presente una mente assorta, lo aveva fatto precipitare nella realtà, stava succedendo qualcosa di grosso. Adesso ripensa al grande errore che commise, forse per curiosità o forse per semplice imprudenza: scendere in strada a vedere che diavolo stava succedendo. E ricorda ancora il disagio che provò a stare all'aperto, disagio dovuto ad una sensazione di insicurezza, che però ancora e di nuovo non riusci ad assimilare subito.

Randy scese di corsa le scale, aprì il portone e si trovò in mezzo alla via che fino a un minuto prima dominava dalla finestra; la prospettiva era diversa, più limitata, ma anche ciò che sentiva era diverso, più definito e strano. Il silenzio, non assoluto, contaminato da echi lontani, ma assolutamente eccessivo per le dieci di un Sabato sera. Questo lo portò a incamminarsi lungo la via in direzione del corso che divideva le palazzine dal parco e lì iniziarono a vedersi delle persone camminare nel corso: letteralmente, come se fosse un'area pedonale, le due coppie di corsie divise dallo spartitraffico erano popolate da gente a... spasso. Randy, stupito e incuriosito da quella scena, fu riportato alla realtà, di nuovo, dal rombo di un'auto che, almeno ai 70 all'ora, usciva dalla via parallela alla sua e si immetteva svoltando a destra verso di lui nel corso-area pedonale falciando due persone. La scena nel cervello di Randy era incompleta, assurda e scioccante, ma curiosamente incompleta. La macchina gli sfrecciò davanti, a pochi metri, mentre lui ancora stava elaborando quello che era appena accaduto: due persone investite da un'auto pirata, ok, ma cosa attirava la sua attenzione? Cosa mancava?

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