24 - Dr. Stix, l'incontro

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La settimana successiva Alan Stix la trascorse come al solito immerso nel suo laboratorio, dal quale usciva solo per tornare a casa la sera e per qualche commissione comunque sempre all'interno del campus universitario. Di tanto in tanto durante quei giorni tornava a pensare a quell'appuntamento ma la mole di lavoro da svolgere e la sua abnegazione lo riportavano subito al presente. La sera precedente, il 14 Febbraio portò la moglie in un ristorante che per loro era molto speciale: il Mainzhalle Restaurant era il piccolo ristorante dove Alan portò a cena Maia la prima volta che uscirono insieme. Mentre consultavano i menu ad Alan arrivò una mail:

Buonasera Dr. Alan Stix,

con la presente intendiamo comunicarle che nella mattinata di domani 15 Febbraio arriverà alle ore 8:45 un'auto a disposizione per portarla al luogo del nostro appuntamento. Se ci fossero problemi a proposito preghiamo di comunicarcelo  chiamando la casella vocale della quale è già a conoscenza.

F.T.G. governo confederazione centro-nordamericana

Quando sorridendo lo disse alla moglie, lei, che aveva dimenticato la questione, si affrettò a chiedergli aggiornamenti, soprattutto a proposito della meta prescelta.

- Al Radisson di Francoforte, ti ricordi, quello che si vede dall'autostrada, il cerchio!

-Ah fantastico - disse Maia con un tono tutt'altro che entusiasta -  poco più di due ore di strada, potevi almeno scegliere Berlino... - aggiunse punzacchiandolo con il tono della voce e lo sguardo.

- Amore, non si tratta di vacanze, è solo un incontro come tutti gli altri, la differenza è che a cercarmi sono gli americani, i pezzi grossi. - rispose Alan, il suo tono era conciliante.

Sulle note vellutate del pianoforte a coda in fondo alla sala, Maia cambiò discorso per parlare della vicina impicciona della quale ogni tanto ascoltava gli sproloqui.

- Tecnicamente, stando ad ascoltare quella che grida al marito, sei tu la vicina impicciona - disse Alan cercando di trattenere una risata.

- Ma come ti permetti? Io impicciona? - ora oltre al tono, anche la postura di Maia era ostentatamente sdegnata. - Io lo faccio perché è pazza e ci odia e non vorrei mai che tramasse qualcosa, e poi ti tengo aggiornato sulle sue frasi da pazza che ripete come un'ossessa. E poi ti fa ridere, ammettilo.

- No! - Alan stava già ridendo.

Quella fu l'ultima cena davvero felice e serena di Alan e Maia insieme.

La mattina dopo, alle 8:40, Alan era già pronto e sbirciava dalla finestra il vialetto che la macchina mandata a prenderlo avrebbe dovuto imboccare; dopo un paio di minuti comparve una berlina nera, vetri oscurati e una targa diversa dalle solite, ad una prima occhiata Alan non riuscì a capire di che nazionalità fosse. Uscì di casa dopo aver salutato la moglie e preso la valigetta con alcune dispense che si era ripromesso di leggere durante il viaggio, mentre l'autista era sceso e lo aspettava impassibile tenendo aperta la portiera della macchina.

- Dr. Alan Stix, buongiorno, sono Safin, prego, si accomodi. - disse l'uomo, un vero energumeno sulla cinquantina in abito da chauffeur, senza cappello, con un accento che sorprese non poco il dr. Stix, un accento russo.

- Grazie Safin, mi chiami solo Alan... - disse il dr. Stix anche se in cuor suo sperava di non dover intrattenere conversazioni con quel gorilla.

Una volta salito, Safin chiuse la portiera e dal suono che questa fece nell'impattare contro la scocca, Alan capì che l'auto era blindata. I vetri erano sorprendentemente spessi, al punto da deformare leggermente l'ambiente esterno. Era la prima volta che saliva, anzi che vedeva un'auto simile. Dopo alcuni minuti trascorsi sulla difensiva guardandosi attorno per capire che strada avrebbero fatto, Alan si lasciò andare e si mise comodo, pensando alle dispense che avrebbe voluto, dovuto soprattutto, leggere. Sorrise quando ripensò a Maia che gli diceva di non addormentarsi in macchina, come spesso gli capitava quando lasciava guidare lei.

Arrivati a destinazione dopo un viaggio silenzioso, Safin non aveva mai neanche provato a iniziare una conversazione, il dr. Stix scese dall'auto ed entrò nell'hotel da lui scelto per l'appuntamento. Qui ad attenderlo c'era un altro gigante in giacca e cravatta.

- Benvenuto dr. Alan Stix, sono Sergej, come è andato il viaggio? - chiese l'energumeno, anche lui  con un accento russo.

- Molto bene, grazie. - rispose Alan, che aggiunse, voltandosi verso l'auto - È stato un piacere, Safin. - con un tono velatamente sarcastico, sicuro che il suo autista non lo avrebbe colto.

- Prego, dr. Stix, mi segua, la stanno aspettando. - Sergej gli teneva aperta la porta e appena fu dentro la hall gli passò davanti conducendolo in una sala dove, attorno ad un grande tavolo, lo attendevano quattro persone sorridenti. Per la precisone erano tre quelle sorridenti, la quarta era seria, assolutamente immobile e lo guardava fisso negli occhi, come per studiarlo.

I quattro uomini che sedevano intorno al tavolo erano: Hermann Veilen, Jason Hoiser, Noel Dannen e il signor D.

Hermann Veilen: il suo ruolo al tavolo è fondamentalmente quello di interprete. Formalmente rappresenta i servizi segreti tedeschi, contentino concesso dal governo centro-nordamericano per avere maggiori libertà di manovra. Non è al corrente delle effettive finalità del NexP, ritiene che lo scopo dell'incontro sia quello di convincere il dr. Stix a lavorare per l'esercito della confederazione centro-nordamericana per sviluppare armi e sistemi di difesa in ambito biologico.

Jason Hoiser: una delle dieci menti che hanno concepito il progetto NexP nella sua forma definitiva, uno di "loro". È la persona che invita a sedersi il dr. Stix e che in un tedesco abbastanza disinvolto si occupa delle presentazioni. Nel 2006 è stato il 58esimo uomo più ricco del mondo. Imprenditore in campo farmaceutico.

Noel Dannen: quello che " loro" definiscono amichevolmente il numero undici, in quanto è stato il primo ad essere contattato dai dieci per avviare il progetto NexP. Ufficialmente semplice funzionario presso il Campidoglio, effettivamente faccendiere con rapporti ben allacciati tra alta finanza, politica interna ed estera e un bagaglio di favori da riscuotere da far invidia a molti di "loro". È stato lui ad indicare il dr. Stix come candidato ideale per la buona riuscita della parte del progetto definita Fase B.

Signor D.: sicuramente il più anziano, sulla sessantina, capelli grigi, volto scolpito, occhi scuri e piccoli. L'unico a mettere seriamente a disagio il dr. Stix.

Durante l'incontro al dr. Stix venne spiegato che la collaborazione a lui richiesta era inerente alle sue ricerche, come già si aspettava. Gli venne indicato come obiettivo lo sviluppo di un agente prionico con caratteristiche ben precise, era evidente che conoscevamo molto bene le sue ricerche e i suoi risultati. Le loro esigenze principali erano una forte resistenza all'esposizione all'aria, una forte infettività, un rapido decorso dell'infezione e altri elementi che sarebbero stati proposti strada facendo. L'idea che si fece Alan era che da lui volessero un'arma che fosse difficile da individuare, per eliminare rapidamente piccoli gruppi o comunità, anche se non gli venne detto nulla a proposito. Dopotutto all'armaiolo si chiede di creare l'oggetto, non si spiega l'utilizzo che se ne vuole fare. Seppur con modalità diverse, era ciò che il dr. Stix già si aspettava, quindi la cosa non lo sorprese. Ciò che invece lo colpì fu il fatto che avrebbe potuto svolgere il lavoro presso i suoi laboratori, che grazie a sponsor amici, avrebbero visto aumentare in modo considerevole i fondi, e quindi le attrezzature ed il personale a disposizione.

Anche se tramite l'interprete, Dannen e Hoiser spiegarono alcuni aspetti della loro proposta, mentre il signor D. rimase per tutto il tempo impassibile e con gli occhi piantati sul dr. Stix.

Sull'autostrada che collega Francoforte a Colonia Alan rifletté a lungo su quell'incontro. Aveva già deciso, avrebbe accettato, nonostante avesse chiesto un paio di giorni per ponderare la decisione, ma il comportamento estremamente ostile di quel signor D. lo aveva fatto sentire realmente a disagio. Sicuramente era il capo, era il responsabile, era l'ufficiale più alto in carica, o chissà che altro, ma senza dubbio gli altri erano alle sue dipendenze. E non aveva detto una parola, o fatto un singolo gesto, nulla, se non fisssarlo ed ascoltare.

Di lì a qualche giorno i suoi capi sarebbero stati loro, ma lui di loro sapeva ben poco: erano emissari del governo centro-nordamericano, erano interessati alle sue ricerche e molto probabilmente ne avrebbero fatto un uso militare. Nonostante questo era di buon umore, non avrebbe cambiato posto di lavoro, nè tipo di lavoro, avrebbe avuto più personale a disposizione e fondi, quelli che fino ad allora erano mancati.

A modo suo Alan Stix era felice.

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