Con la schiena schiacciata contro al metallo del cassone per la raccolta del vetro, il respiro affannoso e l'adrenalina che iniziava a dargli quella sensazione di lucida confusione, Goran pensava a tutta velocità:
- Che cazzo fa quel dannato ebreo? Che cosa sta succedendo laggiù? Che ci faccio qui dietro e come cazzo ne posso uscire? Calmati, inspira profondamente, espira, avanti dai si ok. Analizza la dannata situazione, apri gli occhi, osserva. Ecco ok affacciati piano, sembra che quel porco ebreo non ce l'abbia più con me, ma sta continuando a sparare. Spara verso il fondo della via, sembra impazzito, che cazzo sta facendo? Ok ok, qui sono al sicuro e non mi pare che si stia preoccupando di me... ok rifletti Goran, rifletti, devi uscire da questa situazione e devi farlo in fretta.
La situazione in cui Goran era precipitato era una conseguenza diretta della mentalità di Mordecai Brok, un ebreo in Germania, una persona costantemente sull'orlo della paranoia, vittima di persecuzioni immaginarie, convinto di essere stato preso di mira, ma vittima soprattutto dei suoi pregiudizi. Gli unici clienti degni del suo negozio erano i membri della comunità ebrea della cittadina, mentre chiunque altro si trovasse per caso nel suo minimarket, veniva maltrattato, guardato con sospetto, intimorito dai modi bruschi e scortesi del padrone. Quasi tutti vedevano quindi Mordecai come un maleducato e un razzista, mentre lui percepiva questa diffidenza da parte dei concittadini come una forma di emarginazione. La volta in cui capitò a Goran imbattersi nella rinomata cortesia e disponibilità di Mordecai, i due vennero quasi - per fortuna dell'esercente solo quasi - alle mani, semplicemente perché Goran era uno sconosciuto, e aveva chiesto dove trovare il latte con il suo accento slavo, apparendo a Mordecai come l'ennesimo zingaro in cerca di qualcosa da rubare nel suo minimarket.
Quel Sabato Mordecai si trovava davanti al suo negozio, ovviamente chiuso, imbracciando il fucile, con le tasche piene di proiettili. Poche ore prima, seduto in poltrona nella sua casa sopra al minimarket, aveva anche lui udito quel frastuono, ma aveva solo colto l'occasione per alzare il volume della TV, per ignorare le chiacchiere della moglie che provenivano dalla cucina. Quando però spense la TV un paio d'ore dopo, la stanza non piombò nel silenzio come si sarebbe aspettato. Da fuori provenivano diversi rumori, urla lontane, sirene ancor più lontane e di colpo uno schianto. Un istante prima del suono, percepì la vibrazione attraverso la poltrona, come se qualcosa si fosse schiantato contro la casa, o meglio, contro il suo minimarket. Mordecai non pensò quasi a quali fossero le varie possibilità, capì subito: qualcuno voleva derubarlo, sfondando le serrande del suo negozio. Ignorando come al solito la moglie, aveva imbracciato il fucile, preso due manciate di proiettili, facendone cadere alcuni a terra, aperto la porta che dava sulle scale e sceso di corsa le scale che portavano nel retro del negozio, mezzo ufficio, mezzo magazzino. Arrivato lì si era voltato per guardare da dietro la porta a soffietto l'interno del negozio. Nessuno. Silenzio, a parte il suo respiro. Incredulo e furente si precipitò fuori dell'uscita secondaria, e di corsa girò intorno al piccolo edificio che ospitava la sua attività, puntando davanti a se il fucile, carico. Svoltato l'ultimo angolo gli si parò davanti una scena complessa e difficile da assimilare in un colpo solo.
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Assedio zombie
Science FictionI più fortunati, forse, non sono i sopravvissuti, costretti a sudarsi ogni istante, ma gli altri, le vittime, quelli che non dovrebbero camminare ma lo fanno.