11 - Goran, primo contatto

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Come detto, Goran era bloccato, ma stava pensando, stava elaborando un piano con l'aiuto del flusso di adrenalina che, tra le altre cose, lo stava rendendo al contempo tranquillo ed euforico.

La situazione: alle sue spalle, oltre al cassonetto, la strada e al di là di questa il dannato ebreo impazzito, armato di fucile, intento a sparare, oltre che a lui, a chissà chi o cos'altro; di fronte a Goran, una lunga cancellata, alta almeno quattro metri, lungo la quale correva una fitta e ancor più alta siepe, rendendo impensabile una fuga o un tentativo di arrampicarsi sopra ad essa; alla sua destra e sinistra, lungo il marciapiede una fila di macchine parcheggiate, alternate a molti posti liberi, troppi per pensare di scappare sia da una parte sia dall'altra. E quindi? Quindi come gli avevano insegnato, quando ci si trova a non avere vie di fuga, bisogna avere pazienza e attendere che qualche elemento subisca una qualche variazione, e sfruttarla a proprio vantaggio.

E l'elemento in questione fu Mordecai Brok.

Goran aveva capito che l'attenzione del "dannato ebreo" non era più su di lui, e la cosa lo spinse a sbirciare da dietro il cassonetto, per cercare di capire meglio cosa stava accadendo. Il pazzo era in vestaglia, ciabatte, e aveva uno sguardo più terrorizzato che folle. Agli occhi del serbo però questi erano dettagli secondari, rispetto ad elementi ben più stupefacenti: una macchina era schiantata contro l'angolo del negozio kosher, dal finestrino del guidatore spuntava per metà il corpo di una donna, corpo comunque riverso sulla fiancata della macchina, come se fosse stata freddata durante il tentativo di uscire dal finestrino stesso. Freddata perché dalla testa, lungo i capelli biondi, colava sangue misto a qualcos'altro, materia cerebrale pensò Goran. Anche la vestaglia dell'ebreo era insanguinata. Goran si ritrasse e cercò di riordinare quanto visto per avere un quadro chiaro... impossibile. Ad un secondo sguardo non sfuggirono le cose sparse a terra a pochi metri da Mordecai: erano tre cadaveri stesi tra strada e marciapiede. E fu in quel momento che la situazione subì la svolta che Goran inconsciamente aspettava: Mordecai il pazzo, l'ebreo, venne attaccato alle spalle da qualcuno, che gli fece perdere la presa sul fucile mentre lo trascinava a terra in una sorta di goffo placcaggio.

E Goran semplicemente agì. Senza pensare, si trovò a correre verso Mordecai, verso il fucile in realtà, e prima di accorgersene era in piedi col fucile puntato sui due contendenti che si rotolavano a terra. E gridò:

-Non muoverti sporco ebreo!

A quest'ordine entrambi gli uomini si bloccarono, e l'aggressore-salvatore alzò lo sguardo su Goran, mostrandogli i denti e la bocca insanguinata, lo sguardo pallido e vuoto, seguito da un ringhio gutturale. Il terrore assalì Goran, che, ancora senza riflettere, corse oltre, fucile in mano, cercando un riparo. Ma da cosa stava scappando?

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