La sensazione di fuga immediata che offre l'auto è quasi disorientante. Murray Clevon era terrorizzato, con dosi di adrenalina rilasciate da pochissimo che gli scorrevano nelle vene come un propellente in un motore sovralimentato, respiro affannoso, era aggrappato al volante della sua auto come se fosse l'unico appiglio per fuggire da quella situazione, ma tutto questo strideva con il contesto della macchina: ambiente fresco, musica in sottofondo (ora erano i Muse), profumo di legni e spezie dal deodorante. E una donna sanguinante riversa sul sedile del passeggero. La scena era ai limiti del tragicomico, con lui sull'orlo di una crisi di nervi, in totale affanno, che cercava dopo ogni sterzata verso destra di rialzare il corpo della povera dottoressa Hatwood che gli finiva addosso come una ragazzina sbronza. E provava a pensare a dove fosse l'ospedale più vicino.
L'ospedale, si, era ad almeno 14 miglia da lì. Doveva sbrigarsi, la donna era coperta di sangue e lui guidando non riusciva a fare nulla per contenere l'emorragia.
Fortunatamente il traffico era quasi assente, dovette di tanto in tanto evitare qualche auto ferma in mezzo alla carreggiata, ed ebbe l'impressione di vedere ai margini della strada qualche persona a piedi ma la velocità e la tensione gli permettevano di focalizzare l'attenzione solo sulla strada, come i paraocchi di un cavallo, facendo passare in secondo piano i dettagli che scorrevano veloci a destra e sinistra. La sua sensazione che qualcosa non tornasse in ciò che era accaduto si rafforzò quando tramite i comandi al volante passò all'ascolto degli mp3 alla radio, in cerca di qualche radiogiornale o comunque di una voce reale che parlasse di qualsiasi cosa. Non trovò nessun programma in diretta, solo musica o pubblicità, compresi i canali di notizie: alcuni non trasmettevano altro che il cosiddetto disco tampone a oltranza.
A quel punto spense del tutto la radio per poter pensare più tranquillamente, ma in quel silenzio si sentiva come uno che vuole studiare filosofia durante un party in piscina, dove tutti parlano tra di loro, ti fanno domande e ti raccontano cose. In effetti era decisamente confuso al punto da non accorgersi che la dottoressa Hatwood si stava muovendo. Dapprima solo qualche tremolio, come se lentamente riprendesse sensibilità alle dita di mani e piedi, poi in modo più evidente, movimenti della testa e del braccio sinistro, finché non emise un suono che Murray scambiò per un profondo sospiro. A quel punto la guardò stupito e concentrò la sua attenzione su di lei, lasciando che fosse la sua visione periferica a badare alla strada sgombra. La donna si stava risvegliando, si stava muovendo, era viva! Murray era indeciso se accelerare o se fermarsi per occuparsi della donna che, non fosse stato per la mancanza di un bel po' di carne dalla parte destra del collo da cui partiva una cascata di sangue ormai arrestatasi, sembrava fosse in procinto di svegliarsi da un sonnellino.
Ma quando la dottoressa Hatwood aprì gli occhi Murray si sentì in pericolo come mai gli era capitato prima.
La scossa che dalla base del collo si propagò lungo la spina dorsale per irraggiarsi verso gli arti e le estremità del corpo di Murray non partì da qualche parte del suo cervello, ma direttamente dai suoi nervi ottici, dalle sue retine, nello stesso istante in cui queste si allinearono con quelle della dottoressa Hatwood, ormai quasi morta.
Con gli occhi fissi in quelli della cosa che fino a qualche minuto prima era una donna, una dottoressa che aveva investito un uomo, Murray cercava di capire cosa stesse succedendo, cercava di reagire, ma era impotente, e quella cosa si stava rapidamente riattivando e stava per afferrare il suo braccio destro senza che lui riuscisse a fare nulla.
E poi fu il buio. Murray sentì un suono molto forte e una forza enorme che lo spingeva avanti, e immediatamente un'altra che lo tratteneva, come una mano gigantesca che spingeva il suo torace indietro. Una sensazione di torpore, qualcosa di pastoso e denso dentro il quale sprofondava fu l'ultima sensazione che riuscì a ricordare.
A guardare dall'esterno la scena fu pressapoco questa: un'auto, precisamente una Chevrolet verde che viaggia a velocità sostenuta; un'altra auto, una Toyota Prius, è ferma, accesa, al suo interno un rappresentante di profumazioni per ambienti di ritorno da Tucson è già diventato uno zombie, bloccato dalla cintura di sicurezza; il suono del motore dell'auto di Murray in avvicinamento attira la sua attenzione ma non può far altro che agitarsi a vuoto; i giri del motore della Ford scendono, è il momento in cui Murray distoglie la sua attenzione dalla strada per catalizzarla sulla dottoressa; da che l'auto procedeva sicura su traiettorie rettilinee interrotte solo per schivare le auto ferme lungo la statale 89, ora questa procede quasi per inerzia mentre il suo conducente passa da confuso a terrorizzato; l'auto di Murray, ora ad una velocità di 68km/h, si schianta contro la Prius senza che nessuno dei due occupanti se ne accorga; la cintura di sicurezza salva Murray in collaborazione con l'airbag; quella che fino a poco prima era la dottoressa Hatwood, senza cintura, viene catapultata fuori dal parabrezza compiendo una ampia parabola che termina alcuni metri oltre la Prius.
Dopo alcuni minuti Murray riprese conoscenza, si guardò intorno e nonostante la macchina distrutta e i dolori che iniziavano a farsi intensi un po' ovunque era sollevato dal non avere più quella donna al suo fianco. Si chiese se fosse stato un sogno, un incubo, una allucinazione ma le macchie di sangue sul sedile al suo fianco ed il vetro sfondato contribuirono a rendere i suoi confusi ricordi molto reali.
Doveva uscire da quell'auto, chiamare aiuto, capire che cosa stava accadendo. Con qualche spallata riuscì ad aprire la porta e a scendere dalla Chevrolet, quindi diede un'occhiata all'auto che aveva tamponato per sincerarsi di non aver ferito nessuno. Quando fu vicino al finestrino, sfondato, del guidatore della Toyota, per la terza volta in meno di mezz'ora, venne investito da un treno di terrore: il rappresentante di prodotti per la pulizia, ciò che era diventato, si protese verso Murray che istintivamente arretrò inciampando. Mani e sedere a terra, spaventato e disorientato, guardava quella maschera orrenda che si dimenava verso di lui, bloccato dalla cintura di sicurezza, e poco oltre la macchina, una sagoma che strisciava pesantemente verso di lui: la dottoressa, capì, era stata sbalzata fuori e sembrava messa ancora peggio di poco prima. Con qualche incertezza dovuta alla foga si girò su se stesso e rialzandosi iniziò a correre verso ovest, nella direzione in cui stava andando prima di assistere e poi partecipare a quella serie di eventi incomprensibili, verso casa. Voltandosi capì che non sarebbe stato inseguito da quei... non seppe come definirli, ma continuò a mettere strada tra lui e loro, finché non dovette passare dalla corsa ad un passo veloce, e mentre il suo passo rallentava, nella sua testa le domande e i pensieri si susseguivano sempre più velocemente. Che cosa stava succedendo? Si accorse troppo tardi di non essersi ricordato di prendere il cellulare dall'auto, ma già dalla sera prima non era riuscito ad effettuare chiamate nè a riceverne. Che cosa aveva reso così aggressivi prima quel tizio investito dalla dottoressa, poi la dottoressa stessa e poi quell'uomo che aveva tamponato? E tutte quelle auto ferme lungo la statale? Aveva incrociato pochissime auto quel giorno, e poi le stazioni radio di notizie che non trasmettevano nulla: non tornavano troppe cose. Intanto camminava verso casa, sapendo che avrebbe dovuto camminare almeno un paio d'ore per arrivarci.
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Assedio zombie
Science FictionI più fortunati, forse, non sono i sopravvissuti, costretti a sudarsi ogni istante, ma gli altri, le vittime, quelli che non dovrebbero camminare ma lo fanno.