Capitolo 61. Edoardo.

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Ok, adesso avete tutti i motivi di pensare che mi sono rimbecillita. Ho pubblicato di nuovo il capitolo perchè mi ero dimenticata di aggiungergi il pezzetto iniziale. Questa è sicuramente la vecchiaia che avanza.

“Amore non torni in albergo con noi?”
“No ho lezione tra un po'.”
“A che ora torni?”
“Per le cinque massimo sono in camera.”
“Io stasera sono via. Ve la caverete senza di me?” ci chiede Nico.
“Ci proveremo.” lo prende in giro Ginevra.
Saluto entrambi e vado verso scuola. In realtà non ho lezione fino alle tre ma sono deciso a studiare tutto quello che non ho studiato nel fine settimana e a recuperare il brutto voto che mi verrà assegnato.
Entro in biblioteca e scelgo un tavolo vicino alla finestra. Tiro fuori i miei libri e mi metto a studiare fino alle tre senza mai alzare gli occhi dai libri dopodiché vado a lezione.
Cerco di concentrarmi il più possibile per non perdermi neanche una parola del professore e per la prima volta prendo anche appunti.

Apro la porta della mia stanza e sento l'acqua della doccia che va. Supero il bagno e vedo Ginevra seduta sul letto con il computer aperto davanti a lei. Appena mi vede mi corre in contro sorridendo e mi abbraccia forte.
“Mi sei mancato tanto.” mi dice all'orecchio.
“Sono passate solo un paio d'ore.”
“Si ma a me sei mancato. Stasera abbiamo la stanza tutta per noi.” mi sussurra poi con tono malizioso.
Guardo i vestiti sparsi per tutta la stanza e capisco subito.
“Nico ha un appuntamento?”
“Si, ce lo ha detto oggi a pranzo, ricordi?”
“Si mi ricordo.” in realtà non ricordo proprio questo particolare. Le sorrido sperando che basti per non fare iniziare la sua ramanzina sul fatto che dobbiamo dirci tutto, ma non è così.
“Edoardo ascolta. Se c'è qualcosa che ti preoccupa voglio saperlo, esigo di saperlo. Perchè non mi dici mai niente?”
“Ginny va tutto bene. Sul serio. Sono solo un po' preoccupato per la scuola, ho paura di non farcela. Tutto qui.”
Ginevra mi squadra un attimo come se volesse leggermi i pensieri, poi si allontana un po' e mi sorride trascinandomi sul letto vicino a lei. Non fa in tempo a darmi neanche un bacio che Nico esce dal bagno con i capelli bagnati e un asciugamano avvolto intorno alla vita. Lo fisso un attimo: i pettorali scolpiti fanno da base al suo tatuaggio a forma di scorpione nero mentre il collo fa da base al neo scuro che ha proprio sulla parte destra. I capelli bagnati sembrano più scuri con l'acqua facendo sembrare il suo biondo cenere un castano scuro. Ma la parte che preferisco di lui sono senza dubbio gli occhio: due smeraldi intensi che danno luce al tutto viso da tanto che sono belli.
Ho sempre voluto essere come lui. Fin da piccolissimi ho sempre cercato di fare quello che faceva lui. Nico provava un nuovo taglio di capelli? Dovevo farmelo anche io. Nico prendeva un brutto voto a scuola? Supplicavo la maestra di abbassare anche il mio.
Crescendo ho cercato di ridimensionare questa fissa per lui, ma quando lo guardo mi ritrovo sempre a invidiare ogni parte del suo corpo e la sua sicurezza.
Nico si guarda la pancia confuso quando vede che lo sto fissando e poi mi guarda perplesso.
“Cosa c'è? Ho qualcosa che non va?” mi chiede preoccupato.
“No, scusa. Mi ero incantato, stavo pensando ad altro.”
Nico alza le spalle e si friziona i capelli con un asciugamani bianco mentre va verso il suo armadio, poi prende un paio di boxer neri e torna in bagno.
“Edo ma stai bene?” mi chiede Ginevra scuotendomi leggermente.
“Non lo trovi...perfetto?” mi lascio sfuggire.
“Sinceramente no. E' un bel ragazzo ma niente di più.” mi dice con tono neutro.
Si alza dalla sua posizione e si siede sulla mia vita sorridendo.
“Sai chi trovo perfetto? Tu.” sigilla il tutto con un bacio lungo.

“Allora io vado. Sicuri che vado bene così?”
Nico si guarda di nuovo allo specchio e si tocca un po' i capelli biondi per farli stare più su. Indossa dei jeans neri e una camicia a quadretti bianchi e neri. Annuiamo entrambi sfiniti: quando Nico deve uscire sa essere peggio di una donna per prepararsi.
“Divertitevi.” ci dice prima di uscire dalla porta.
“Credevo che non se ne sarebbe più andato.” mi dice Ginevra tirando un sospiro di sollievo.
Mi guardo attorno scrutando il disastro che ha lasciato Nico: nel piccolo corridoio tra i letti e la porta ci sono tre asciugamani di varie grandezze lasciati per terra. Sul letto del mio amico ci sono vestiti ovunque buttati a caso e anche un paio di scarpe. L'anta dell'armadio è aperta e lascia intravedere altre scarpe ammucchiate l'una sopra l'altra.
“Ginny, non pensi che questa stanza sia troppo piccola? Pensa quando arriveranno i bambini.” gli dico preoccupato. Si guarda anche lei attorno e alza le spalle come se la cosa non la riguardasse.
“Mancano ancora sette mesi Edo, ci penseremo. Adesso pensiamo a noi.”
Si alza e si risiede su di me baciandomi piano la bocca. Si fa spazio tra le mie labbra e trova la mia lingua. Ci gioca per un po' poi esce e inizia a baciarmi la guancia destra avvicinandosi agli occhi.
Si sposta un po' sedendosi più in basso e mi alza la maglia ma quando sta per togliermela la fermo.
“Scusa, non ho proprio voglia.” le dico sforzandomi di sorridere. Vedo i suoi occhi passare dallo stupore alla rabbia e sento che adesso esploderà.
“Adesso basta. Mi dici che cazzo succede?”
“Non succede niente, te l'ho già detto.” gli dico cercando di mantenere un tono neutro per non farla arrabbiare.
“Ah allora peggio ancora. Cos'è sono io il problema? E' perchè sono ingrassata vero?” mi dice con voce spezzata. Prima ancora che pronunciasse quelle parole sapevo che lo avrebbe detto prima o poi.
Ginevra ha sempre avuto una vera e propria fobia di ingrassare e sapevo che la gravidanza l'avrebbe messa in crisi prima o poi. Solo non credevo le succedesse già al secondo mese.
Il suo corpo non era cambiato per niente. Le sue gambe erano ancora magrissime e anche la sua pancia sembrava non avesse avuto nessun tipo di cambiamento, era rimasta piatta e perfetta come sempre.
Una lacrima le scende lungo la guancia sinistra e io gliela asciugo con il pollice.
“Vieni qua scema.” le dico tirandola a me e dando inizio al suo piangere più forte.
La stringo più forte che posso accarezzandole la testa mentre lei piange contro il mio petto.
“Non sei ingrassata, sei perfetta come sempre.” le sussurro.
“E allora cos'ho che non va?” mi chiede tra i singhiozzi. La stringo più forte.
“Non hai niente che non va. Non c'entri tu Ginny, sono solo un po' preoccupato.”
“Per cosa?”
“Per tutto. Per la scuola, per i bambini...per te.”
“Io sto benissimo.” mi dice decisa.
“Si ma tra qualche mese non si può sapere come andrà. E io non voglio perderti, non voglio perdere più nessuno.”
Solleva un po' la testa per guardarmi negli occhi e io sposto lo sguardo guardando fuori dalla finestra. Lei mi costringe a guardarla negli occhi e in quel momento cambia espressione: so che guardandomi negli occhi ha visto tutta la mia fragilità e questa cosa la odio.
“Ti giuro che non mi perderai mai.”
“Non puoi promettermi cose che non sai se potrai mantenere.”
“Si invece. Te lo giuro.” mi sussurra baciandomi il cuore.

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora