Capitolo 101. Ginevra.

1.7K 65 16
                                    

“Edo vieni a letto?”
“No studio ancora un po'.”
“Ok allora sto qui con te e ti aspetto.”
Mi siedo sul divano decisa a rimanere li finchè Edoardo non chiuderà quel dannato libro e si deciderà a venire a letto con me. Lui mi fissa per un po' e poi, come se avesse letto i miei pensieri, chiude il libro e si alza in piedi.
Andiamo in camera e mentre mi metto il pigiama lo vedo scomparire in bagno per poi tornare con già il pigiama addosso.
“Posso sapere cosa sei andato a fare in bagno?” gli chiedo fissandolo.
“Sono andato a mettermi il pigiama.”
“Non te lo potevi mettere qui?”
Edoardo alza le spalle e si infila a letto, dandomi le spalle.
Mi metto a letto anche io e dopo pochi minuti decido che ne ho abbastanza di questa storia.
Mi avvicino a lui il più possibile e lo abbraccio da dietro sentendo che subito si irrigidisce infastidito da quel gesto. Gli do un paio di baci sulla schiena e quando si gira per guardarmi leggo nei suoi occhi è un'espressione che sembra chiedermi di smetterla.
“Senti adesso basta. Dobbiamo parlare.” gli dico con tono deciso e spostandomi leggermente per poterlo guardare bene in faccia.
“Mi sembra di avere un estraneo davanti a me. Preferisco che mi molli se devi comportarti così, dico sul serio.”
Edoardo mi guarda per un po' ma poi si rigira dandomi di nuovo le spalle.
Vengo travolta da un'ondata di rabbia e prima che possa ragionare su quello che sto facendo lancio via le coperte da entrambi, lo faccio girare verso di me e gli tiro uno schiaffo in piena faccia.
“Ma che cazzo fai sei impazzita?” mi urla contro alzandosi anche lui a sedere.
“Ti sto parlando.”
“E io non ho voglia di ascoltarti.”
“Te la fai venire. Non mi girare più le spalle mentre ti parlo.”
“Ginevra ma vaffanculo.”
Si alza dal letto e esce dalla stanza sbattendo la porta.

La mattina dopo quando mi alzo lui è già uscito di casa. La porta della stanza di Nico è ancora chiusa quindi decido di vestirmi e di andare a fare una passeggiata.
Appena esco noto che sta piovendo così mi metto il cappuccio e vado dritta per la mia strada.
Appena giro l'angolo un piedino insistente mi calcia la pancia come per ricordarmi che non ho fatto colazione quindi decido di entrare nel primo bar che trovo e di prendermi un muffin ma quando vado alla cassa per pagare il mio dolcetto butto un occhio sul calendario li vicino: tra poche ore ho la visita del ginecologo e io me ne ero dimenticata un'altra volta.
Pago e esco dal bar tremando come una foglia.
Provo a chiamare Edoardo ma non mi risponde, non so se sia perchè è a lezione o perchè è ancora arrabbiato ma ho bisogno di lui e so che da sola non avrò mai il coraggio di andare dal dottore.
Faccio un respiro profondo e vado verso la sua scuola cercando di smettere di tremare e quando ci sono davanti mi auguro con tutto il cuore di non trovarlo in compagnia di quella ballerina o i miei ormoni potrebbero farmi fare cose di cui poi mi pentirò.
Entro dal grande cancello e quando vi sono dentro mi rendo conto che non ho la minima idea di dove devo andare. Mi ricordo però che Edoardo mi aveva raccontato di avere un armadietto e ricordo che aveva detto che su ognuno di esso vi erano le iniziali del proprietario e il numero dell'anno che frequentava.
Mi metto quindi alla ricerca del suo armadietto contenta del fatto che il suo cognome sia composto da due parole: sarà uno dei pochi armadietti con tre lettere invece che due.
Inizio a fissare tutti gli armadietti ricevendo anche delle occhiatacce da qualcuno e in poco tempo trovo quello che mi interessa: E DG 1.
Mi fermo e aspetto li vicino sperando di vederlo arrivare da un momento all'altro. Resto ferma immobile per più di un'ora e quando butto l'occhio sul grande orologio vicino alla segreteria mi rendo conto che sta diventando tardi.
Proprio in quel momento la porta di un'aula vicino a me si spalanca e ne escono tante ragazze vestite di nero con addosso delle scarpette da danza. Tra di loro riconosco la famosa ballerina di Edoardo e decido che, anche se ne va del mio orgoglio, è l'unica che possa aiutarmi.
“Ciao. Dovrei chiederti un piacere.” le dico andandole incontro e interrompendo la conversazione che stava facendo con un'altra ragazza.
“Cosa ci fai tu qui?” mi chiede guardandosi in giro.
“Mi serve Edoardo. Ma non so dove cercarlo e pensavo che forse tu...”
“Non so dov'è il tuo ragazzo. Purtroppo non ho una telecamera interna che mi permette di vedere dove sono le persone, mi dispiace.”
Desirée fa per andarsene così le blocco il passaggio rendendomi conto che sono davvero disperata.
“Mi serve sul serio. So che più o meno sai dove sono le sue aule e...non ti chiederei niente se non fossi davvero disperata, lo sai.”
Mi punta gli occhi contro e dopo aver sbuffato mi dice di seguirla. Ha un passo decisamente più veloce del mio ma decido che è meglio non chiederle di rallentare.
Entriamo in una specie di biblioteca e ad un tavolo vedo finalmente Edoardo sommerso dai libri che scrive qualcosa.
“Li c'è il tuo ragazzo. Ciao.” mi dice lei indicando Edoardo e andandosene con passo più veloce e deciso di prima.
Mi avvicino a lui e quando mi vede non mi rivolge neanche la parola e continua a scrivere.
“Io avrei la visita dal dottore tra un po'.” gli dico piano.
“Quindi?”
“Quindi vorrei che venissi con me.”
“Perchè non chiami Michele invece? Per quanto ne so potrebbero essere anche suoi questi bambini.”
La centesima lama mi trafigge il cuore e mi chiedo quante ancora riuscirà a sopportarne.
Me ne vado mentre le mani mi tremano all'impazzata e gli occhi mi si inumidiscono.

E' stata dura ma ce l'ho fatta!
Fa stranissimo scrivere "Capitolo 101" non mi sembra davvero possibile di aver scritto così tanto!
Un bacino <3

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora