Capitolo 67. Ginevra.

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“Ginevra, hai due secondi per alzarti e vestirti. Dobbiamo andare.”
Sento una voce famigliare in lontananza ma non riesco a capire chi è. Poi sento qualcosa che cade a peso morto sul letto e mi alzo spaventata.
“Cos'è successo?”
“Niente, non ti svegliavi. Dai dobbiamo andare.” mi dice Nico alzandosi dal letto ridendo.
“Ma sei impazzito? Stavo per fare un infarto cretino!” gli dico mettendomi una mano sul cuore.
“Ti aspetto giù.”
Se ne va chiudendosi la porta alle spalle. Resto a fissare la porta per un po' sconvolta: non solo non ho idea di dove voglia andare ma soprattutto non capisco cosa voglia da me.
Mi sfrego gli occhi e sbadiglio assonata. Lancio un'occhiata alla sveglia e vedo che sono le nove anche se guardando fuori dalla finestra non si direbbe: il cielo è scuro e minaccioso e qua e la si vedono dei flash di luce che illuminano il cielo facendo rumore.
Sospiro mettendomi un paio di jeans e una felpa. Mi faccio una coda di cavallo e mi metto le Nike sbuffando.
Quando arrivo giù sorprendo Nico a provarci con la stronza ma la cosa non mi stupisce più.
“Spero che tu abbia un motivo valido per avermi fatto alzare così presto.” mi lamento interrompendo il loro discorso.
La ragazza mi guarda sorridendo e mi saluta mentre io mi chiedo cos'abbia da sorridere.
Quando usciamo dall'hotel un vento forte e freddo mi fa rabbrividire.
“Cazzo Nico, sta per venire su il temporale! Mi spieghi dove vuoi andare?”
“Devo prendere un regalo a Lucrezia. E tu devi venire con me. Dai se ci muoviamo arriveremo prima che inizi a piovere.”
Lo seguo sapendo di non avere altra scelta.
“Cosa pensi di prenderle?” gli chiedo raggiungendolo e stringendomi nella mia sciarpa il più possibile.
“Non so. Hai qualche idea? Non me ne intendo molto di regali.” mi risponde alzando le spalle.
“Io e Lucrezia abbiamo gusti completamente diversi e poi non la conosco più di tanto.”
“Credevo foste amiche.”
“Non esattamente. Le amiche per me sono altre.”
“Tipo?”

“Ginny dimmi che stai scherzando.”
“No, purtroppo no.”
“E non puoi fare niente?”
Scossi la testa senza avere il coraggio di guardarla negli occhi. Sapevo che se l'avessi fatto sarei scoppiata a piangere.
“E io cosa farò?”
Amanda mi guardò con le lacrime agli occhi e quando alzai gli occhi per guardarla provai una stretta al cuore vedendo i suoi occhi azzurri pieni di lacrime.
“Mi verrai a trovare. E poi non saremo così lontane. Sono solo 5 ore di treno.” le dissi cercando di consolare più me stessa che lei.
“Non è giusto cazzo.”
Amanda si portò le mani agli occhi e iniziò a piangere. Le andai vicino e la strinsi forte.
Era la mia migliore amica dalla prima elementare. Abitavamo nello stesso palazzo e non passavamo mai un giorno senza vederci.
Eravamo sempre state insieme, in qualsiasi occasione, e ora ci ritrovavamo a doverci separare.
“Non puoi lasciarmi qui da sola. Io...vengo con te.”
Le accarezzai la guancia cercando di sorriderle.
“Non puoi, lo sai. Ma vedrai che non sarà così terribile. Verrai a passare le vacanze da me e io verrò a trovare te.”
Avevamo quindici anni e ci sembrava che il mondo ce l'avesse con noi.
Mio padre era stato trasferito in un'altra regione e io, mia madre e mia sorella dovevamo seguirlo e, per quanto io mi fossi ribellata, non avevo nessuna voce in capitolo.
Amanda si asciugò le lacrime e mi guardò poi si tolse la collana che aveva al collo e me la porse.
“Tieni. Così non ti dimenticherai di me.”
“Scema, non mi dimenticherò mai di te.” gli dissi prendendo il ciondolo a forma di triangolo. Mi tolsi il mio braccialetto rosa e glielo regalai.
Il mattino seguente io e la mia famiglia caricammo la macchina con le valigie e, dopo aver salutato e abbracciato Amanda, partimmo.
Quella fu l'ultima volta che la vidi.
Tre giorni dopo sua mamma chiamò mia mamma in lacrime: Amanda era stata investita da una macchina mentre andava a scuola. Sua mamma spiegò alla mia che il guidatore era ubriaco nonostante fossero le sette della mattina e io mi sentii in colpa per anni: se io fossi stata la con lei non sarebbe successo perchè l'avrei protetta a qualsiasi costo.

“Se non ti va di parlare basta dirlo.”
“Eh?”
“Niente, lascia perdere. Cosa ne dici di una collana?” mi chiede Nico sbuffando.
“Credo che l'apprezzerebbe molto. Soprattutto se è costosa.” gli dico facendo roteare gli occhi.
“Ok allora andiamo in gioielleria. E tu hai pensato a cosa regalare a Edo?”
“No. Abbiamo deciso di non farceli quest'anno, avremo già un sacco di spese.”
“Voi siete strani.” conclude Nico.

Sempre più tardi questi capitoli!
Vi annuncio già che neanche domani mattina riuscirò a pubblicare un capitolo ma per domani sera dovrebbe esserci o almeno me lo auguro!
Vi auguro un buon inizio settimana!

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora