Capitolo 47. Edoardo.

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“Edoardo sei arrivato giusto! Ho appena messo in forno le melanzane e la pasta è quasi pronta. Va a chiamare Nico e venite giù.”
Annuisco leggermente a Daniela e vado verso la camera di Nico. Lo trovo sdraiato sul suo letto che fissa il soffitto, di nuovo, e quasi non si accorge che sono entrato.
“Tua mamma dice che c'è pronto. Vieni giù.” gli dico togliendomi le scarpe con un calcio.
“Qualcosa mi dice che anche a sto giro non te l'ha data.”
“Qualcosa mi dice che anche a sto giro devi fare lo stronzo. Vieni giù.”
Vado in bagno e mi lavo le mani velocemente. Mi strofino le mani con la saponetta viola che si trova vicino al lavandino in un porta sapone a forma di fiore e sento che ha un profumo famigliare: lavanda. Anche Ginevra ha un profumo così.
Sciacquo via la schiuma e mi asciugo le mani poi esco dal bagno e vado giù in cucina.
Osservo Daniela che mescola la pasta immersa nell'acqua e guarda l'orologio attenta. E' così concentrata su quello che sta facendo che mi chiedo se dentro quella pentola ci sia veramente della semplice pasta che si sta cuocendo o una specie di pozione magica.
“Allora? Com'è andata con Ginevra? Era contenta di vederti?” mi chiede senza togliere gli occhi di dosso dalla sua pentola.
“Si, era contenta.”
“Pronta, adesso la scolo. Nico sta scendendo?”
Sento i passi del mio amico che si avvicinano per poi andare a sedersi nel suo solito posto a tavola e annuisco.
“Bene allora vai a sederti anche tu e preparati a mangiare proprio tanto.”

“Edoardo, ma non hai mangiato niente. Stai male? Vieni che ti provo la febbre.” mi dice preoccupata Daniela mettendomi una mano sulla fronte.
“Ma che mamma, non ha la febbre. Ha solo carenza d'affetto quello che ci vuole in questi casi è una bella scopata. Vedrai che stasera te lo riporto a casa come nuovo.” gli risponde Nico dandomi una pacca sulla spalla.
“Nico!” lo ammollisce sua mamma.
“Mamma è vero. Da quando Ginevra è incinta è sempre mogio mogio e secondo te perchè? Guarda, gli è passato anche il suo appetito da animale. Il vecchio Edo avrebbe divorato quelle patate che ha nel piatto nel giro di mezzo secondo e poi sarebbe passato all'intera teglia. Ma adesso non riesce neanche più a mangiarle poverino perchè...”
Gli tiro un calcio sotto al tavolo che non sembra fargli più di tanto male ma basta per zittirlo. In quel momento suonano alla porta e Daniela si alza per andare ad aprire.
“Smettila di fare il cretino o almeno smettila di farlo davanti a tua mamma che mi vergogno.” gli dico sottovoce ma l'unica risposta che ricevo è una forte risata.
“Edoardo guarda chi è venuto a trovarci.” dice Daniela tutta entusiasta così mi giro verso la porta e guardo anche io ma quando vedo che alla porta c'è Ginevra lo stomaco mi si chiude ancora di più.
“Ginevra hai pranzato? Dai siediti qui con noi che magari a Edoardo torna l'appetito.” la invita Daniela facendole l'occhiolino.
“Veramente non ho molta fame...scusate non sapevo che foste a tavola non ho neanche guardato l'orario.”
La mamma di Nico fa sedere Ginevra vicino a me e le riempe un piatto con le melanzane alla parmigiana ancora fumanti poi sparisce in cucina, probabilmente apposta per lasciarci soli.
Sulla tavola cala il silenzio.
Guardo le patate nel mio piatto e vedo che anche Ginevra fissa il suo piatto mentre Nico è impegnato a mandare un messaggio a chissà quale ragazza. Quando ha finito blocca la tastiera del cellulare e lo appoggia vicino al suo piatto vuoto.
“Vabbè rompo io il ghiaccio. Allora Ginevra, com'è andata senza Edo? Ti sei divertita in queste due settimane?” dice Nico con tono provocatorio.
“A dire il vero per niente. Le uniche volte che sono uscita di casa sono state per accompagnare Lucrezia a fare shopping per i suoi appuntamenti.”
Nel giro di un secondo il sorriso divertito di Nico scompare. Vedo che sta stringendo i denti ma poi la sua espressione si rilassa.
“Ah si? Bene, chi è stato lo sfortunato stavolta?”
“Chi è semmai. Ci esce ancora...anzi. Domani sera vanno al cinema insieme e io e Edo andiamo con loro.”
Alzo lo sguardo sorpreso: credo che sia completamente fuori di testa se crede che io uscirò con Lucrezia e il suo belloccio.
“Tu e Edo andate con loro?” ripete Nico guardandomi.
“Ah non credo proprio che tu e Edo andrete via con quei due.” dico guardando Ginevra.
“Io credo di si.” dice lei poco convinta continuando a guardare il suo piatto.
Sposto lo sguardo su Nico che mi guarda come se lo avessi appena pugnalato.
“Nico non ci andrò è inutile che mi guardi così.”
“Allora ci andrò da sola.” dice convinta Ginevra alzando gli occhi su di me.
“Bene. Nico di agli altri che domani sera siamo liberi.”
“Perchè devi fare il bambino? Non puoi per una volta fare quello che voglio io?”
“Io faccio sempre quello che vuoi tu.”
“Lo dici come se ti comandassi sempre.”
Nico esplode in una forte risata e per darle maggiore enfasi sbatte anche un pugno sul tavolo facendo cadere il barattolino del sale. Ginevra lo fulmina con lo sguardo e io mi preparo ad assistere a una bella litigata.
“Che cazzo hai da ridere tu?” gli dice con voce furiosa.
“Tu vivi per comandare Edo. E non so neanche come faccia a sopportare una ragazzina viziata come te che passe le sue giornate a insultarlo e a dirgli cosa deve fare.”
“Cos'hai detto?” Ginevra diventa rossa in viso e sento che da un momento all'altro esploderà.
“Ho detto che sei una viziata e Edo si merita di molto meglio.”
“Tipo una delle puttane che ti scopi tu?”
“Tipo. Almeno loro qualcosa di buono lo fanno.”
Ginevra mi guarda furiosa e so che si aspetta che io dica qualcosa in sua difesa.
“Nico credo che...”
“E ti dico un'altra cosa.” dice il mio amico alzandosi dalla sedia per andare verso la sua.
“Quando Edo si stuferà di te, perchè si stuferà, spero che tu ti metta con uno stronzo come te che ti tratta come tu tratti Edo e che quando gli girano i cinque minuti ti faccia sentire una merda come tu fai con lui.”
Il telefono di Nico squilla così lui si allontana da Ginevra sorridendo soddisfatto e va di sopra a rispondere.
Vedo Ginevra fissare il vuoto sconvolta e noto che il suo labbro inferiore trema leggermente.
“Ginevra, va tutto bene?” gli chiedo sentendomi improvvisamente in colpa per non aver detto niente mentre il mio amico le diceva quelle cose.
“La pensi come lui, vero?” mi dice senza guardarmi con la voce leggermente incrinata dal pianto.
“Penso che a volta esageri un po'.”
Annuisce e abbassa lo sguardo lasciandosi sfuggire una lacrima che le cade sui jeans.
“Ma non ti cambierei con nessun'altra al mondo.” aggiungo.
“Davvero?” mi dice con la testa bassa e gli occhi chiusi.
Le prendo la testa fra le mani e la costringo a guardarmi. Quando finalmente apre gli occhi si fa sfuggire un' altra lacrima che veloce le corre giù per la guancia. Fermo la sua corsa con un bacio e poi le bacio la punta del naso. La sua bocca si apre leggermente e si lascia sfuggire un sospiro così mi avvicino di più a lei e finalmente la bacio. In quel bacio sento quanto mi è mancata e quanto sono mancato io a lei. Sento le sue labbra che smettono di tremare e che vogliono le mie sempre di più. Sento la sua paura e anche la mia.
Le tocco i fianchi e poi la pancia e sento che quel contatto mi è mancato più di tutto.
Mi morde il labbro inferiore e poi me lo lecca dolcemente. Quando la sua lingua si fa spazio tra le mie labbra per arrivare alla mia vorrei che quel momento non finisse mai. Poi si ferma, esce dalla mia bocca e si sposta un po' indietro guardandomi divertita.
“Bentornato amore.”

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