Capitolo 64. Edoardo.

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Mai come oggi sono contento di uscire da scuola.
Metto giù i libri nel mio armadietto poi ci ripenso e decido di portare a casa con me quello di storia della musica.
“Senti, se mi fai abbassare la media o se mi metti in imbarazzo io ti userò come sacco da box per i miei allenamenti giornalieri, hai capito?”
Mi giro di scatto e trovo la ragazza di prima in piedi davanti a me che mi guarda arrabbiata. Si è cambiata e adesso porta un paio di jeans stretti e strappati sulle ginocchia e una felpa rosa confetto che le nasconde tutti i muscoli scolpiti. Vista così sembra una normale ragazza, nessuno sospetterebbe mai che sotto a quel corpicino ci sono una tonnellata di muscoli.
“Bè, cosa c'è?” mi chiede infastidita vedendo che non le rispondo.
Decido che è meglio non farla arrabbiare o potrebbe essere l'ultima cosa che farò.
“Mi dispiace che abbia scelto proprio te, io non ti conosco neanche. Ma lo hai sentito, la colpa ricadrebbe tutta su di me se dovesse andare male qualcosa.”
“Certo, ma lo sbattimento di dover stare a scuola di più me lo prendo anche io.” mi dice sbuffando e incrociando le braccia al petto.
“Mi dispiace, non so che altro dire.”
Sbuffa di nuovo e se ne va con passo deciso ma allo stesso tempo posato. Saranno due settimane impegnative.
Esco finalmente da scuola e inizio a camminare verso l'hotel. Sono le quattro del pomeriggio ma inizia già ad esserci piuttosto scuro.
New York è bellissima a Natale: le luci azzurre illuminano ogni via e il grande albero in centro è il più grosso e luminoso che io abbia mai visto.
Passo di fianco a una folla di bambini che scrive su un pezzo di carta il regalo che desidera a Natale e lo ripongono in una scatola di latta rossa. Sorrido.

“Mamma,ma siamo sicuri che Babbo Natale la viene a prendere la mia letterina? E se si dimentica?”
“Se sei stato buono tutto l'anno non se ne dimenticherà, vedrai.”
“Ok allora la scrivo. Però non guardare, la può leggere solo lui.”
Mia mamma se ne va in cucina sorridendo e io inizio a scrivere. Quell'anno chiesi le macchinine telecomandate e la pista come quella di Nico. Poi chiesi anche quelle scarpe che sotto hanno le rotelle che le fanno sembrare dei pattini. Nico le aveva e le invidiavo da morire. Chiusi la letterina e l'appoggiai sotto l'albero di Natale raggiungendo mia mamma in cucina.
“Mamma, ma Babbo Natale ci porta tutto quello che chiediamo?”
“Fa il possibile, ma ha tanti bambini da accontentare.”
“E tu quando la scrivi la tua letterina?”
“Babbo Natale sa già cosa voglio io, tesoro.”
“Cioè?”
Mia mamma appoggia la teglia di biscotti sul gas e si avvicina a me prendendomi in braccio.
“Tu e tuo papà siete già il mio regalo di Natale, non desidero di meglio.” mi dice dandomi un bacio sul naso per poi rimettermi a terra.
La porta si aprì e mio padre entrò scuotendosi via la neve di dosso.
“Fuori c'è una bufera di neve. Vieni Edoardo, andiamo a costruire un pupazzo!” mi dice con l'entusiasmo di un bambino.
“Eh no ragazzi, non andrete fuori con questo tempo!” provò a fermarlo mia mamma ma inutilmente. Mio padre le diede un bacio sulla bocca e corse fuori prendendomi per mano.
Alla fine si arrese anche mia mamma e costruimmo tre pupazzi di varie grandezze.
Quella sera, quando i miei genitori furono a letto, sgusciai fuori dal letto e aprii la mia letterina. Tirai un segno e scrissi:
caro Babbo Natale, ho cambiato idea. Voglio quello che desidera la mia mamma. Noi tre insieme per sempre.

Scuoto la testa e torno alla realtà.
Riprendo a camminare e passo davanti a una pasticceria. Decido di entrare e prendere un paio di cupcakes per Ginny che li adora. Ne prendo uno alla vaniglia e uno al cioccolato, poi vedo delle fette di torta al limone e ne compro due per Nico.
Esco dalla pasticceria e il freddo mi travolge di nuovo facendomi rabbrividire.
Mentre ricomincio a camminare qualche fiocco di neve inizia a scendere dal cielo grigio e io aumento il passo mettendomi un mano in tasca mentre con l'altra tengo la sporta con i dolci.
Entro in albergo, saluto il ragazzo alla reception e corro in camera con la voglia enorme di farmi una doccia bollente.
Appena entro vedo Ginny che guarda fuori dalla finestra come una bambina e Nico sul suo letto che parla al telefono.
“Aspetta mamma è appena arrivato Edo, te lo passo?” dice all'apparecchio prima di passarmelo.
“Ciao Daniela. Si tutto bene. A scuola tutto bene, un po' stanco ma sto riuscendo a far conciliare tutto. Certo che mangiamo. Va bene allora a domani. Te lo bacio, non ti preoccupare. Ciao.”
Termino la chiamata e lancio il telefono a Nico che chiude gli occhi.
“Cosa stai facendo?” gli chiedo.
“Eh aspetto il bacio no?”
“Non era per te il bacio, mi ha detto di baciare il pancione di Ginny.”
“Ah.” mi dice deluso riaprendo gli occhi. “E comunque quello non è un pancione, non sembra neanche incinta. Non è che ti ha fregato per fare la bella vita e avere qualche coccola in più?”
“C'eri anche tu alla visita, cretino.” gli risponde Ginevra venendomi incontro.
“Vi ho portato la merenda.” dico a entrambi porgendo le due scatoline. Gli occhi di Ginny si illuminano quando vede quei cosini ricoperti di glassa colorata e subito ne addenta uno leccandosi le labbra.
“E per te non hai preso niente Edo?” mi dice Nico sorridendo nel vedere le due fette di torta gialle.
“No, io non ho molta fame. Adesso vado a farmi una doccia e poi studio un'oretta prima di andare al lavoro.” rispondo buttando per terra lo zaino con i libri.
“Lavori anche stasera?” mi chiede Ginevra triste. Annuisco e mi tolgo la felpa buttandola in un angolo della stanza poi mi avvicino a lei e le do due baci sulla pancia.
Mi spoglio completamente e entro in doccia. Sento Ginevra e Nico borbottare qualcosa e scommetto che stanno litigando per l'ennesima cazzata.

“Torni tardi?”
“Non credo, per mezzanotte sarò a casa vedrai.”
“Allora ti aspetto sveglia così poi parliamo un po'.”
“Di cosa dobbiamo parlare?”
“Bè di niente in particolare. Mi sembra di vederti sempre meno e di parlarti solo qualche minuto.”
Ginevra abbassa gli occhi dispiaciuta mentre io la raggiungo sul letto. Mi inginocchio tra le sue gambe e le bacio il naso e la bocca.
“Allora a stanotte.”


Oggio doppio capitolo!
Speriamo di riuscire a scrivere in tempo quello per domani mattina..ora scappo al lavoro! Un bacio grande <3

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora