Capitolo 107.

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Edoardo

Pasqua e pasquetta passarono più velocemente di quello che credevo: i miei amici e Nico si divertirono un sacco a parer loro e io li passai a lavorare.

Ginevra li passò a casa e mi sentii parecchio in colpa ma lei mi disse che era contenta così e che così si sarebbe riposata.

Il martedì i miei amici decisero che dovevamo assolutamente andare a fare un picnic e, non so come, ma convinsi Ginevra a venire con noi.

"Solo perchè è l'ultimo giorno e domani se ne vanno. Ma ti avverto: alla prima battuta passo ai pugni." mi dice tutta imbronciata mentre si passa il mascara fra le ciglia.

La osservo con cura: ha addosso un vestito giallo pieno di margherite che le mette in evidenza la pancia. Sembra la primavera in persona.

Alle orecchie ha due piccole perle bianche e i capelli lisci e lunghi le cadono sulle spalle delicatamente mentre sulla testa porta un cerchietto anch'esso giallo.

"Ma quanto bella sei oggi?" mi lascio sfuggire.

"Voglio fare bella impressione. Anche se credo che ormai sarà tutto inutile." mi dice sorridendomi per poi tornare a concentrarsi sui suoi occhi.

"Bè la cosa sicura è che su di me hai fatto una bellissima impressione." le dico prendendola per la vita e tirandola verso di me anche se il pancione non ci permette di avvicinarci piu di tanto.

"Ah si?"

Annuisco e appoggio le mie labbra sulle sue.


Ginevra


"Ginevra guarda cos'ho preparato stamattina per te: una bella macedonia di frutta disinfettata. Mi sono alzato bene dieci minuti prima per fartela."

"Sono commossa Nico, veramente."

Nico mi sorride orgoglioso più che mai e continua a tirare fuori dal borsone ogni tipo di contenitore pieno di cibo.

Cerco con lo sguardo Edoardo che sta giocando a calcio con i suoi amici: sarà una mia sensazione ma mi sembra che stiano facendo di tutto per tenerlo il più lontano possibile da me.

Tutto sommato mi sta bene dal momento che non li vede mai.

Mi siedo sulla coperta e chiudo gli occhi godendomi il poco sole che c'è.

"Ma lo sai che la tua pancia si muove?"

Apro gli occhi e fisso la mia pancia: ci sono talmente abituata che spesso non le sento neanche le bambine quando si muovono.

"Eh si. Si vede che hanno fame. Mi dai un pezzo di pane?"

Nico mi allunga un grissino e io lo addento aspettando che la mia pancia smetta di aver vita propria. Pochi minuti dopo si ferma.

Una pallonata arriva giusta giusta sulla bottiglia d'acqua che Nico ha appena posizionato al centro della coperta e la rovescia.

"Ops." esclama un ragazzo castano con gli occhiali da sole. Nico prende la palla e gliela rilancia.

"Ma tu non vai a giocare?" gli chiedo mentre lo osservo.

"Non mi piace tanto il calcio. E poi se mi faccio male Lucrezia me ne dice un sacco. Non sopporta di vedere le sbucciature, quindi." mi risponde alzando le spalle.

"E poi è Edoardo che si fa comandare da me." dico facendo roteare gli occhi.

"Guarda che lei non mi comanda."

"Perchè non è stata qua con noi per Pasqua?"

"Perchè è giusto che la passi con i suoi genitori. E poi non si sarebbe trovata bene con loro." mi dice indicando i suoi amici.

Resto in silenzio non sapendo cosa dire: nessuno si troverebbe bene con quella specie di animali ma io ci sto provando.

"Bè allora si mangia?" chiede il ragazzo di prima con gli occhiali seguito da tutti gli altri mentre Edoardo si siede vicino a me baciandomi la testa.


Edoardo


Mentre guardo i miei amici allontanarsi e sparire dietro a una porta mi scende un po' di tristezza: la sensazione di famiglia che sento con loro la sento solo con loro.

Sento un braccio posarsi sulle mie spalle e vedo il sorriso di Nico brillare al mio fianco così gli sorrido anche io e, ancora una volta, mi sento grato del fatto che almeno lui stia li con me.

Torniamo a casa senza dirci nulla, calciando qualche sassolino quando lo troviamo e alzando gli occhi al cielo quando sentiamo il rumore di qualche aereo.

Saliamo le scale di casa sempre in silenzio e quando entriamo vedo Ginevra che dorme sul divano coperta fino al naso. Sorrido alla scena.

"E adesso?" mi chiede Nico guardandola.

"La porto in braccio. Era distrutta, mi dispiace svegliarla."

"Ma sai quante peserà lei e la sua panciona?"

"Ma dai, cosa vuoi che sia. Mi vai a disfare il letto intanto?"

Nico annuisce e fa come gli ho detto.

Mi avvicino a Ginevra e quando provo ad alzarla mi rendo conto che pesa molto più di quello che pensavo: è successo parecchie volte che la portassi in braccio fino a letto quando si addormentava sul divano di casa sua e non ho mai fatto alcuna fatica. Oltretutto a casa sua c'era anche una bella rampa di scale da fare e non ho mai trovato difficoltà.

La sollevo piano e prego le mie gambe di sorreggerci. Per fortuna la nostra stanza è attaccata al salotto.

Appena l'appoggio sul letto lei si sistema sul cuscino e si avvolge nelle coperte continuando a dormire beatamente.

La guardo per un istante e mi rendo conto che non riesco a immaginarmi con nessun'altra donna che dorme al mio fianco.




Buongiorno!<3

Nel prossimo capitolo saprete i nomi delle bambine, vi dico solo questo!

Un bacio <3

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora