Capitolo 112. Ginevra.

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"Ecco qui tesoro. Attenta che il thè è caldo. Come stai oggi?"

"Sono solo contenta che questo sia il mio ultimo pasto in ospedale. Ho una voglia di mangiare una bella pizza fatta da Edo."

"Il tuo ragazzo cucina?"

"Si ed è anche molto bravo."

"Sei molto fortunata allora tesoro."

"Si lo sono." sorrido.

Odette, l'infermiera, mi lascia il mio vassoio della colazione e se ne va, sorridendo anche lei.

E' passata una settimana da quando mi hanno operato e oggi finalmente tornerò a casa.

Le bimbe dovranno stare qui ancora un paio di giorni ma da un lato è meglio così dal momento che non hanno ancora né un passeggino né una culla.

Dò un sorso al mio thè e socchiudo gli occhi: non vedo l'ora di essere di nuovo a casa con Edo e poter dormire con lui ogni notte.

"Buongiorno signorina Lombardi, ha dormito bene?" mi chiede il dottore che mi ha operato entrando in camera.

"Abbastanza ma so che stanotte dormirò decisamente meglio nel mio letto."

Il dottore mi scruta da sopra gli occhiali e poi sospira togliendoseli.

"E' proprio sicura? Non preferisce stare qui ancora qualche giorno per precauzione?"

"Sicurissima." rispondo convinta.

"Signorina lei lo sa quanto delicata sia stata la sua operazione? Stava per morire, se lo ricorda?" il suo tono è più severo di quello che servirebbe e questo mi infastidisce leggermente.

"Ma adesso sto benissimo e voglio solo tornare a casa mia."

Il dottore mi fissa ancora un po' e poi sospirando mi consegna una carta da firmare. Prendo il foglio entusiasta e firmo per poi ripassargli il foglio. Appena esce dalla stanza chiamo subito Edoardo per farmi venire a prendere.


"Casa dolce casa." esclamo buttandomi sul divano mentre Edoardo mi guarda sorridendo.

Mi guardo attorno e vedo che la casa è rimasta come l'avevo lasciata: mi aspettavo polvere ovunque e vestiti nei posti più disparati, invece è tutto perfettamente in ordine.

"L'ho messa a posto stanotte quando sono tornato da lavoro perché sapevo che oggi saresti tornata. Ma questa casa ha visto tempi duri in questi giorni." mi dice Edo come se mi avesse letto nel pensiero.

"Non avevo dubbi. Nico e Lucrezia dove sono?" gli chiedo togliendomi le scarpe per stare più comoda.

"Li ho mandati via." mi risponde lui avvicinandosi e sedendosi vicino a me.

"E perchè?"

"Adesso te lo faccio vedere il perchè." mi sussurra avvicinandosi alle mie labbra e prima ancora che le tocchi con le sue un brivido mi percorre la schiena.


Sento il rumore delle chiavi nella toppa della porta di casa e sbuffo.

"Allora dove sono le mie nipotine?" esclama Nico entrando in casa e guardandosi attorno come se le bambine potessero essere nascoste in qualche armadio o sotto al divano.

"In ospedale. Però ci sono io se vuoi." gli dico sperando in un minimo di entusiasmo per il mio ritorno a casa.

"Ma chi se ne frega, tu ci vivi qui. Ma perchè le avete lasciate la?" ci dice come se fossimo i genitori peggiori del mondo.

"Devono stare la ancora per qualche giorno. Ed è meglio così, queste bambine non hanno neanche un letto ancora." sussurra Edoardo un po' preoccupato.

So quanto sia felice per le bambine ma il fatto di avere così tante spese lo preoccupa anche se non lo ammetterà mai.

Gli prendo una mano e gliela bacio sorridendo e lui ricambia il mio sorriso mentre vedo che il suo viso si rilassa.

"Bè noi vi abbiamo preso un regalo! Dai Nico vai a prenderlo!" esclama tutta contenta Lucrezia battendo addirittura le mani.

Nico esegue gli ordini e sparisce per qualche minuto per poi tornare in casa con un pacco enorme rosa.

"Dai dai apritelo!" trilla Lucrezia più felice che mai. Io e Edo ci guardiamo un attimo e poi ci decidiamo ad aprirlo.

Appena tolgo la carta capisco subito cos'è senza il bisogno di aprire la scatola: un passeggino doppio, rosa confetto e rifinito con dei fiocchi qua e la bianchi.

"Ma è...è molto..."

"Scommetto che lo hai scelto tu, vero Lucrezia?" mi interrompe Edo.

"Come lo sai?"

"Sembra ci sia scritto il tuo nome sopra." esclama lui con una risata amara.

"Non vi piace? Lo possiamo cambiare se..."

"Ma no, certo che ci piace. Non dovevate ragazzi." provo a salvare la situazione mentre pizzico il braccio di Edoardo per farlo stare zitto.

"Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto." mi dice abbracciandomi Lucrezia.

"Edo non ti piace?" chiede Nico fissando il suo amico deluso.

Lancio un'occhiataccia al ragazzo infuriato che ho accanto a me e lui alza gli occhi al cielo.

"Mi piace, molto."


La sera stessa, quando ci mettiamo a letto, Edoardo ha ancora il muso il ché lo rende estremamente attraente.

"Ehi, cos'è quel musetto arrabbiato?" gli chiedo avvicinandomi al suo petto per poi baciarglielo.

"Sembra il passeggino di Barbie." grugnisce lui.

"Edo i regali vanno apprezzati, sempre. Avranno anche speso un sacco di soldi per quel..."

"Nico avrà speso un sacco di soldi. E io mi vergogno ad andare in giro con quel coso scelto da quella li." mi dice muovendosi un po' per fare in modo che scenda dal suo petto.

Lo guardo in faccia ma lui tiene lo sguardo duro fisso sul muro.

"Edoardo, quella li è la ragazza del tuo migliore amico. Devi imparare ad accettarla e devi farlo per Nico. Provaci almeno, lui..."

"Si ok, ok ho capito." grugnisce di nuovo unendo ancora di più le sopracciglia.

"Bene. Adesso te lo togli quel muso lungo o devo pensarci io?"

"Pensaci tu."

Non aspettavo altro: mi siedo sopra di lui facendo attenzione a non sforzare troppo il taglio che ho sulla pancia e tocco le sue labbra con le mie mille volte quella notte ma alla mattina, quando mi sveglio, mi rendo conto che sono state troppo poche e che potrei baciarlo anche miliardi di volte al giorno ma non sarebbero mai sufficienti.



Ecco qua un nuovo capitolo! Me lo avete chiesto in tante e vi assicuro che ho fatto il possibile per pubblicarlo in fretta.

Qui sta spuntando finalmente il sole perciò, buona giornata <3

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora