Ventesimo capitolo. Ginevra.

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“Grazie.” mi dice Nico guardandosi i piedi imbarazzato.
“Grazie un cazzo. Ti ho parato il culo solo perchè era troppo contento ma tra due settimane torna e sarà la prima cosa che gli dirò.”
“Non lo faresti mai.”
“Scommetti?”
Nico mi guarda negli occhi sperando di farmi pena ma mi fa tutto tranne che pena. Mi giro e riprendo a camminare per la mia strada mettendomi le mani in tasca. Oggi fa veramente freddo, credo che ci siano 2° e io non sono vestita molto pesante.
Cammino guardando davanti a me quando una macchina mi affianca e rallenta.
“Dai Ginevra, non fare la bambina. Lascia che ti porti a casa.”
“Non salirei su quella macchina con te neanche se stessi morendo.”
“Ma non senti che freddo che c'è? Casa tua è lontana. Ti accompagno solo a casa e poi ti lascio stare.”
“Nico va al diavolo.”
“Ma si può sapere perchè sei così arrabbiata con me?”
“Forse perchè un minuto fa mi tenevi sospesa per aria?”
“Ti ho già chiesto scusa.”
“E io ti ho detto di andare al diavolo.”
“Io non capisco di cosa si è innamorato Edo. Oltre del tuo culo, quello posso dargli ragione.”
“Non hai altro da fare che guardare il culo delle altre? Se non te lo ricordi hai una ragazza, perchè non ti limiti a guardare il suo?”
Nico fa una risatina e mette in prima seguendomi sempre con la macchina. Io non smetto di camminare.
“Cosa credi, che Edo guardi solo il tuo di culo?”
“Io non lo credo, ne sono convinta.”
Stavolta ride più forte, sinceramente divertito.
“Forse non lo fa quando è con te, ma quando è con noi si dà alla pazza gioia. E non parlo solo di guardare.”
All'improvviso sento un dolore alla pancia che mi fa mancare il respiro. Il cuore inizia a martellarmi nel petto e la vista mi si appanna.
Mi fermo di colpo e mi stringo la pancia con le mani sperando di placare il dolore ma è tutto inutile.
“Ginevra cos'hai?”
Un'altra fitta, stavolta più forte. Sento un bruciore terribile, come se qualcuno da dentro mi stesse incidendo la pancia. Il cuore batte sempre più forte e la vista è sempre più confusa.
Sento lo sportello di una macchina aprirsi e richiudersi e delle mani toccarmi le spalle e poi...il buio.

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora