Capitolo 110. Edoardo.

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I giorni successivi cercai di impegnarmi a fare come mi aveva detto Nico: andare d'accordo con Lucrezia. Questo si basava sul cercare di non parlarle e di restare in silenzio quando diceva qualcosa che mi dava fastidio.

Il momento più difficile della giornata era di sicuro la cena dove per forza dovevo passare del tempo con lei. Ogni volta che apriva bocca mi ripetevo mentalmente di stare zitto e di non fare espressioni o gesti che avrebbero fatto capire quanto potessi disprezzarla e devo ammettere che me la cavai abbastanza bene.

Tuttavia non c'era una cosa di lei che non mi facesse saltare i nervi: la sua voce che sembrava sempre essere falsa, l'abbigliamento sempre super corto, super stretto e super scollato, la sua camminata come se fosse costantemente su una passerella di chissà quale stilista famoso.

"Edo, la stai di nuovo guardando male."

"Che cosa?"

"Lucrezia. La stai guardando male."

"Oh. Non ci faccio neanche caso." dico a Ginevra tornando a guardare i miei libri mentre Lucrezia sembra volersi mangiare il lobo del mio migliore amico.

Dopo una serie di risatine di entrambi decidono di sparire in camera, facendo finalmente rilassare i miei nervi.

Nonostante Nico continui a ripetermi di quanto sia felice eccetera io continuo a ribadire che lei non fa per lui e che dovrebbe guardarsi attorno. Ovviamente ogni volta che pronuncio queste parole iniziamo a litigare così ho iniziato a smettere di pronunciarle ma a pensarle solo.

Quando eravamo piccoli non litigavamo mai. Era raro vederci arrabbiati e, nonostante Nico sia sempre stato anche da piccolo piuttosto violento, noi due non ci siamo mai picchiati. Ricordo addirittura che le maestre sostenevamo che la nostra amicizia fosse quasi morbosa e che era meglio dividerci e metterci in due classi diverse ma i nostri genitori, grazie a Dio, si sono sempre rifiutati.

"Edo guarda la mia pancia!" esclama Ginevra.

Mi giro a guardarla e vedo che dentro la sua pancia sembra sia scoppiata una guerra. Sorrido e vi poggio entrambe le mani sopra e subito riconosco la testa di una delle bimbe che sbatte contro le pareti della pancia di Ginny. Bacio delicatamente la sua pelle e sembra che le bimbe si calmino all'istante.

"Non vedo l'ora che escano da li dentro." mi lascio sfuggire sorridendo.

"Anche io. Chissà come saranno." mi dice Ginevra toccandosi la pancia.

Ormai manca poco più di un mese e entrambi siamo costantemente agitati: la notte non dormo quasi e ogni volta che sento Ginevra lamentarsi spalanco gli occhi terrorizzato. Ho salvato il numero dell'ambulanza nei numeri rapidi e la borsa dell'ospedale è già pronta da un po' di settimane. Tuttavia mancano ancora passeggino, culle e cose varie che abbiamo deciso di prendere nel momento in cui nasceranno. Se qualcosa dovesse andare storto non voglio avere in giro per casa cose che me lo ricordino.

"Edo non abbiamo neanche una foto di noi due insieme con la mia pancia." mi dice ad un tratto.

"Ma te ne ho fatte un sacco. Te ne ho fatta una bellissima dove..."

"Si ma tu non ci sei. Dai facciamola adesso." mi dice alzandosi dal divano e posizionando il cellulare sul tavolino davanti a noi.

Torna a sedersi accanto a me a gambe incrociate mentre il suo telefono inizia a lampeggiare. Le metto un braccio sulle spalle e una mano sul pancione e proprio mentre il telefono scatta la foto sento un piedino che mi tocca la mano. Nessuna foto venne più bella di quella.

"Ma io ho davvero questa brutta cera?" mi chiede Ginevra fissando lo schermo del cellulare.

"Ma cosa dici stupida. Non vedi che sei bellissima?"

"Ma che occhiaie nere. E poi perché ho la pelle così bianca? E anche le..."

Non finisce la frase che la bacio ritrovando quel sapore di casa che solo lei ha. Provo a ad avvicinarmi di più a lei ma il suo pancione me lo impedisce così mi sposto di lato e non mi stacco dalle sue labbra che sento che stanno sorridendo.

Le accarezzo piano la pancia ma quando le sfioro l'ombelico lei si stacca di colpo da me e si alza.

"Ahia Edo cazzo. Fa piano." mi dice massaggiandosi la pancia.

"Guarda che ti ho appena sfiorato." le dico alzandomi anche io.

"Si ma mi hai fatto malissimo mi è sembrato..."

La frase resta in sospeso. Ginevra corre in bagno e pochi secondi dopo la sento chiamare il mio nome urlando. Mi precipito in bagno con una velocità impressionante e quando spalanco la porta per poco non mi si ferma il cuore.

"Mi sa che è meglio se chiami l'ambulanza."





Capitolo super mini ma serviva. So che ora tutte mi odierete per aver interrotto il capitolo proprio in questo momento ma era necessario.

Odio dirvi che non so quando riuscirò a pubblicarlo purtroppo ma sto facendo del mio meglio, giuro.

Vi mando un bacio e vi auguro buona giornata come sempre <3

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora