Capitolo 53. Ginevra.

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Appena entriamo in casa mi butto sul divano esausta. Non so cos'abbia il mio corpo ultimamente ma mi sento sempre stanchissima e a volte ho perfino il fiatone anche per fare pochi passi.
Chiudo gli occhi per alcuni minuti e quando li riapro Edo è in piedi di fronte a me che mi fissa.
“Cosa fai li? Siediti vicino a me.”
Si guarda attorno un po' stranito e poi si siede piano sul divano, come se avesse paura di romperlo.
“Ginny, sicura che non ci sia nessuno in casa? Non vorrei incontrare tuo papà...mi fa un po' paura.” non riesco a trattenere una risata.
Mi alzo e mi siedo in braccio a lui facendo toccare i nostri bacini.
“Se ci fosse qualcuno in casa non farei questo.” gli dico avvicinandomi alla sua bocca piano. Lo bacio infinite volte e quando appoggia la schiena al divano rilassandosi mi stringo più forte che posso a lui avvolgendogli la vita con le mie gambe e senza smettere di baciarlo. Lui mi alza leggermente la maglia e mi massaggia i fianchi per poi arrivare alla cintura del mie jeans. Gli prendo la mano e mi stacco dalle sue labbra.
“Edo no. Non voglio rischiare.”
“Ma l'altra volta non è successo niente.” mi dice supplicandomi.
“Lo so ma ci hanno appena detto che va tutto bene e non voglio rovinare tutto.”
Edoardo annuisce guardando in basso deluso. Gli sollevo piano il mento costringendolo a guardarmi e quando i suoi occhi incontrano i miei avvicino il mio naso al suo sorridendogli. Quando mi sorride anche lui i suoi occhi si accendono e io mi ritrovo a pensare che siano gli occhi più belli che io abbia mai visto.

“Mi fai una cioccolata calda? Adesso mi è venuta voglia.” gli chiedo baciandogli il petto.
“E tu cosa mi dai in cambio?”
Sollevo la testa e lo guardo. Lo vedo sorridere malizioso.
“Ti sto già dando due gemelli quindi credo che tu ti sia divertito abbastanza.”
“Dai alzati và che te la vado a fare. Sappi che questa cosa dello chiedere e avere subito durerà fino a quando non partorirai quindi goditela finché puoi.” mi dice ridendo per poi darmi un bacio e sparire in cucina. Lo sento muovere un po' di padelle e aprire il frigo.
“La voglio nella tazza rosa, per favore!” gli urlo.
“Altro?” mi urla di rimando.
“Si, un cucchiaino di zucchero, un po' panna e un po' di cacao sopra. Ah se puoi portarmi anche due biscotti sarebbe perfetto.”
“Ginny!”
“Mi hai detto tu di godermela finchè posso.” gli dico ridendo.
Pochi minuti dopo arriva con due tazze di cioccolata calda fumante, una delle quali è rosa, e un piattino pieno di biscotti.
“E' di suo gradimento signorina?” mi chiede Edo.
“Non volevo questi biscotti.” gli dico prendendolo in giro.
“Ma io si e visto che l'ho fatta io mangiamo questi.” mi dice porgendomi la mia tazza e un cucchiaino.
Prendo un po' di panna con un dito e me lo lecco poi prendo un biscotto dal piattino e quando lo sto per addentare noto che Edo mi sta fissando di nuovo.
“Cosa c'è?”
“Niente, niente.” mi dice abbassando lo sguardo sulla cioccolata.
“Come niente? Mi stavi fissando!”
“Sei sempre più bella.” mi dice sollevando lo sguardo e sorridendomi.
Sorrido leggermente e distolgo lo sguardo.
Da quando ci siamo conosciuti Edoardo non ha mai smesso di ripetermi quanto io sia bella. Ricordo che la prima volta che me lo ha detto non eravamo neanche insieme.
Era un giorno di settembre e era la nostra prima uscita. Eravamo andati in centro e faceva un caldo pazzesco ma nonostante questo avevo deciso di lasciarmi i capelli sciolti sapendo che lui li preferiva così.
“Mamma che caldo che fa oggi. Sembra luglio.” gli avevo detto appoggiando il mio frullato sul tavolino del bar e spostandomi tutti i capelli da un lato. Lui non mi aveva risposto e aveva iniziato a fissarmi mettendomi in imbarazzo. Avevo subito pensato che mi stesse fissando per via della matita colata così mi ero passata una mano sotto gli occhi per toglierne l'eccesso ma la mia mano non era macchiata quindi capii che non era quello il motivo.
“Edoardo, ho qualcosa che non va?” gli avevo chiesto imbarazzatissima.
“No no, sei perfetta. E' che...sei bellissima e non riesco a staccarti gli occhi di dosso.”
Ricordo di aver abbassato lo sguardo senza rispondergli: nessuno me lo aveva mai detto prima e mi ero convinta del fatto che nessuno me lo avrebbe mai detto e, soprattutto, mi ero convinta del fatto che non lo fossi.
Non avevo niente di particolare: gli occhi erano di un castano banalissimo, i capelli dritti come spaghetti fino al sedere e le labbra troppo scure. Invidiavo un sacco quelle ragazze con le labbra di un bel rosa pallido. Neanche il mio fisico era granché anche se Edo, poco dopo, mi aveva confessato che non aveva mai visto nessuna ragazza con un corpo che lo facesse impazzire così.
“Possibile che ti imbarazzi ancora dopo due anni?” mi dice Edoardo facendomi tornare alla realtà.
“Bè si. Non mi piace sentirmelo dire.” può sembrare strano ma quella frase mi dava fastidio perchè mi sembrava falsa: non ero bella e non lo sarei mai stata quindi perchè doveva dirmelo.
Appoggia la sua cioccolata per terra e si avvicina al mio viso. Si siede sulle mie gambe aprendole e porta la sua bocca al mio orecchio.
“E io te lo dico lo stesso. Sei bellissima e niente sarà mai bella come te ai miei occhi.”

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora