Capitolo 79. Ginevra.

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Dopo cena io e Edo ci mettiamo sul divano a guardare un programma di musica. A me non interessa più di tanto ma Edo è estremamente preso a tal punto che ignora i baci che gli lascio ogni tanto sul collo.
Ad un tratto il suo cellulare si illumina ma lui non se ne accorge neanche.
“Edo mi sa che ti stanno chiamando.”
“Mi passi il telefono?” mi dice senza staccare gli occhi dal televisore.
Appena glielo prendo leggo il nome di Stefano e subito mi si contrae lo stomaco.
“Pronto? Ciao Ste. Sono a casa...si sono con Ginevra. No, non vengo ma vi vengo a salutare domani prima di ripartire. Non ho proprio voglia e poi te l'ho detto, sono qui con Ginny. Portare anche lei?”
Edoardo mi guarda e io scuoto la testa convinta.
“Edo se vuoi andare vai, sul serio. Mi riaccompagni a casa e io vado a letto tanto sono anche stanca.” gli dico sottovoce.
“Va bene, venti minuti e arriviamo.”
Interrompe la chiamata e spegne la televisione mettendosi le scarpe.
“Scusa Edo, mi sa che ti sei sbagliato. Hai parlato al plurale.” gli faccio notare.
“Non ho sbagliato. Tu vieni con me.”

“Edoardo ti prego, portami a casa. Ti prego.”
Cerco di usare il tono più supplichevole che riesco ma lui sembra non darmi retta e gira per una via che ci porta ancora più lontani da casa mia.
Sospiro incrociando le braccia al petto e sento che dei brividi mi percorrono tutta la schiena.
Pochi minuti dopo la macchina si ferma davanti a un bar dall'aria per niente accogliente.
“Andiamo.”
“Io non scendo.”
Edoardo mi guarda cercando di fare un'espressione dura che mi fa sorridere.
“Ginevra, per favore. Non sono dei mostri sono...”
“Sono dei maleducati senza principi e io non voglio averci niente a che fare.” gli dico guardando fisso davanti a me.
Edoardo mi guarda per un attimo poi sospira e si rimette le cinture mettendo in moto la macchina.
Lo guardo sorpresa: non credevo si sarebbe arreso così in fretta.
“Tutto qui?” gli chiedo lasciandomi sfuggire una risata. Edoardo non mi risponde e continua a guidare fissando la strada.
“Mi rispondi?”
“Fidati, è meglio se non ti dico quello che penso.” mi dice con voce arrabbiata.
“Che palle, di nuovo.”
Edoardo mette la freccia a destra e ferma la macchina di colpo, tanto che il mio corpo viene spinto in avanti.
“Di nuovo si! Sembra che tu ultimamente ti diverta a farmi incazzare!” mi urla contro. Resto zitta, scioccata dal tono di voce che solitamente non usa mai.
“Io ci sono uscito con il tuo cazzo di amico e non mi sono divertito sai? Ma l'ho fatto perchè per te era importante, ho fatto uno sforzo per te! Possibile che tu non possa mai farlo per me?”
“Edoardo calmati.”
“No non mi calmo! Sono la mia famiglia, l'unica cosa che mi resta e tu non sei neanche capace di provarci ad andare d'accordo con loro! Credi che io mi diverta a venire a casa tua e farmi insultare da tuo papà? Ti assicuro di no ma lo faccio, per te!”
Adesso è completamente rosso in viso e gli occhi sembrano quelli di un'altra persona.
“Va bene se vuoi...”
“No adesso è tardi! Adesso sono io che non voglio portarti da loro. Visto che ti fa così tanto schifo uscire con loro ti riporto a casa anche perchè non meriti di starci con loro. Stai rifiutando una parte di me, stai facendo proprio come tuo papà.”
Edoardo sposta con violenza la marcia in prima e riparte.
Resto in silenzio scioccata e pochi minuti dopo siamo già davanti a casa mia. Mi sento terribilmente in colpa e quando mi giro a guardarlo vedo che è un misto tra l'arrabbiato e il deluso.
Esco dalla macchina senza dire una parola e me ne vado a letto.

Il mattino seguente non trovo nessun messaggio di Edo e mi si strige il cuore.
“Ginny, posso venire a letto con te?”
Alzo gli occhi e vedo Daisy ancora in pigiama sulla soglia della porta.
“No Daisy, adesso mi alzo.” gli dico poco interessata fissando lo schermo del cellulare.
“Ok allora vado a prepararti la colazione.”
Scuoto la testa mentre sento i suoi piedini che fanno le scale velocemente.

Dopo pranzo provo a chiamare Edo ma lui non mi risponde così provo con Nico.
“Pronto?”
“Ciao. Ma dov'è Edo?”
“L'ho lasciato che stava studiando. Mi ha detto di passarti a prendere alle quattro che andiamo in aeroporto se sei ancora dell'idea di tornare con noi.”
“Certo che torno con voi.”
“Oh bene. Allora alle quattro sono li.”
Il tono della voce di Nico mi sembrava piuttosto strano ma decido di non indagare troppo.
Prendo una valigia e ci metto dentro i vestiti che non ho fatto in tempo a mettere la prima volta anche se so che pochi di essi mi entreranno ancora.
“Ginevra, vieni giù,” sento mia mamma urlarmi dalle scale.
“Mamma sto facendo la valigia, dimmi.”
“Hai una visita.”
“Chiunque sia digli di venire su.”
Prendo una felpa rosa e la ripiego nella valigia soffermandomi a pensare dove posso averla comprata.
“Ciao.”
Sento una voce alle mie spalle e mi giro ma quando vedo da chi proviene resto stupita.
“Michele. Ciao. Cavolo scusa, ieri sera non ti ho più richiamato.”
“Si ho visto. Edoardo non voleva vero?”
“A dire il vero non gli ho più chiesto.”
“Oh. Parti di nuovo?” mi chiede avvicinandosi con l'aria di un bambino dispiaciuto. Mi limito ad annuire e a mettere nella valigia le mie Converse azzurre.
“Cosa ci fai qui?”
“Te l'ho detto. Volevo vederti prima che partivi.”
“Mi prendi la collana che c'è sulla scrivania?” gli chiedo mentre mi siedo per terra e sistemo i vestiti nella valigia. Michele fa come gli ho detto e si siede vicino a me porgendomi la collana a forma di cuore di Edo.
“Perchè vai via?” mi chiede poi fissandomi.
“Perchè Edo va via e io non sto a fare niente qui.” gli rispondo senza guardarlo.
“Mi sei mancata.”
Non gli rispondo e continuo a dedicarmi alla mia valigia.
“Puoi guardarmi un attimo?” mi dice poi alzando un po' il tono.
Mi giro e quando lo guardo vedo che è più vicino a me di quello che credevo. I ricci per quanto ribelli siano sono tutti perfettamente al loro posto e gli ricadono leggermente su quegli occhi di un azzurro accesissimo.
Li vedo incollarsi ai miei quei due pezzi di mare e non mi mollano neanche per un secondo. Abbasso lo sguardo istintivamente sulla sua bocca e vedo che le sue labbra sono di un rosa chiarissimo e stanno leggermente tremando.
In una frazione di secondi me le ritrovo sulle mie e la sua mano si posiziona dietro al mio orecchio. Preme forte la sua bocca sulla mia e il suo sapore di sigarette sembra non farmi rendere conto di quello che sta succedendo. Quando la sua lingua si fa largo tra le mie labbra però torno in me.
“Che cazzo fai?” gli chiedo staccandomi di scatto.
Michele mi fissa con quell'azzurro forte e non mi risponde.
“Vattene. Per favore.” gli dico arrabbiata.
Mi guarda per un altro po' e poi si alza uscendo dalla stanza.

Colpo di scena ragazzi!
Credo che questo sarà l'ultimo capitolo che metterò fino a venerdì quindi vi lascio con il fiato sospeso fino a venerdi :)
E niente..buona domenica e Buona settimana a tutte dolcezze!

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora