Capitolo 73. Edoardo.

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"Ma merda! Possibile che non ho niente da mettermi?"
"Edoardo hai rotto, adesso te lo devo proprio dire! I suoi li conosci già, non è che te li deve presentare per la prima volta. Mettiti la prima cosa che trovi."
"Io però ti aiuto sempre quando non sai cosa metterti."
Nico alza gli occhi al cielo e si alza dal suo letto con un lamento. Viene vicino a me e guarda l'armadio. Mi lancia un maglione nero e torna a sdraiarsi.
"Tutto qua?"
"Mettici sotto la camicia quella a quadretti bianchi e neri. Jeans, Vans e farai un figurone." mi risponde sdraiandosi a pancia in su e leggendo un messaggio.
Mi vesto come mi ha detto poi mi guardo allo specchio indeciso.
"Sembro un coglione?" gli chiedo cercando un po' della sua attenzione.
"Non più del solito."
Sbuffo e torno dentro l'armadio.
"Nico ti va di...Edoardo ma sei ancora a casa?" chiede Daniela entrando in camera.
"Eh non so cosa mettermi." gli rispondo continuando a frugare nell'armadio.
"Cos'hanno che non vanno i vestiti che hai addosso? Secondo me stai molto bene."
"Dici? Sembro una persona affidabile?"
"Edo non ti devono lasciare il loro cane per un paio di settimane. E poi è chiaro che non sei affidabile: quante volte te l'ho detto di metterti il preservativo? Non puoi sperare di sembrare affidabile con un maglione se hai appena messo incinta la loro figlia."
"Nico smettila con le tue battute almeno oggi o ti gonfio la faccia." gli dico senza guardarlo e spruzzandomi un po' di profumo.
"Mamma cosa mi stavi dicendo?"
"Si, ti stavo chiedendo se vuoi invitare Lucrezia a pranzo da noi visto che è Natale."
Mi giro a guardare Nico che subito abbassa lo sguardo alle parole di sua madre. A quanto pare non glielo ha ancora detto.
"No mamma, preferisco passarlo solo con voi."
"Sei sicuro? A noi fa piacere se..."
"No, davvero. Vado da lei dopo."
Sua madre annuisce e esce dalla stanza.
Studio l'espressione del mio migliore amico che passa dal triste al perso.
"Ehi, tutto bene?" gli chiedo fissandolo ma lui non accenna ad alzare lo sguardo.
"Tutto bene, non ti preoccupare."
"Perchè non glielo hai ancora detto?"
"Perchè...ammetterlo a voce alta mi fa credere che è successo davvero e non voglio."
Mi avvicino a lui e mi siedo sul letto accanto a lui.
"Vuoi che stia a casa? Ho visto che tua mamma ha fatto i tortellini e l'idea di mangiare qui con voi non mi dispiace."
"Eh no bello, non mi userai come scusa per saltare il pranzo con i suoceri! Davvero Edo, sto bene."

Busso alla porta contornata da tante lucine dorate e faccio un respiro per cercare di calmarmi. Appena la porta si apre e vedo Ginevra più bella che mai l'ansia si scioglie.
"Buon Natale Edo."
"Buon Natale bellezza."
La bacio e affondo le mani nei suoi capelli lunghi. La tengo stretta a me mentre sento la bocca cercare sempre di più la sua e quando lei mi sfiora la guancia con la mano trattengo a stento la voglia di strapparle i vestiti.
"Pensi di lasciarla respirare?"
Sento una voce alle spalle di Ginevra che mi fa sobbalzare e quando apro gli occhi vedo suo padre che mi guarda in cagnesco.
"Ehm...buon Natale signor Lombardi." gli dico staccandomi il più possibile da Ginevra imbarazzato. Come risposta ricevo un grugnito ma mi va bene così.
Appena ci sediamo a tavola la mamma di Ginevra inizia a servire la prima portata.
"Edoardo te le ho fatte con il ragù va bene? Ginevra mi ha detto che sei allergico ai piselli." mi dice gentilmente riempiendomi il piatto di pasta.
"Grazie ma non doveva disturbarsi."
"E invece abbiamo deciso di disturbarci." sussurra tra i denti suoi padre meritandosi un'occhiataccia da parte di Ginevra e sua madre.
"Mamma anche io le voglio come quelle di Edo." esclama Daisy che ha addosso un vestitino bianco che le risalta ancora di più il rosso dei capelli e le lentiggini aranciate.
"Si Daisy, te le ho fatte uguali." sospira sua madre.
"Allora Edoardo,come va la tua scuola? Ti piace?" mi chiede la donna dopo essersi seduta anche lei.
"Si, molto. E' un po' dura far conciliare la scuola e il lavoro ma ce la sto mettendo tutta."
"Hai trovato un lavoro?" mi chiede suo padre alzando gli occhi dal piatto. Annuisco piano sapendo che tutto quello che dirò probabilmente lo farà innervosire.
"E di cosa si tratta?"
"Io lavoro in un ristorante come cameriere. Non è il massimo ma per adesso è l'unico lavoro che ho trovato che mi permetta di conciliare tutto."
Suo padre mi guarda meravigliato e io gli sorrido timidamente sperando di aver detto qualcosa che sia stato di suo gradimento.
Il pranzo sembra procedere bene. Niente battutine cattive da parte di suo padre, niente litigate con Ginevra e niente occhiatacce.
Anche la seconda portata viene consumata e quando la madre di Ginevra ripassa con il vassoio di carne siamo talmente pieni da rifiutare nonostante fosse tutto eccellente.
"Edoardo cosa c'è nel pacchetto che hai portato?"
"Ah si, me lo stavo dimenticando. Vi ho portato un tronchetto. A casa mia si è sempre mangiato per Natale, guai se mancava."
Ginevra si alza e va a prendere il dolce in frigo. Toglie l'involucro e scopre il pan di Spagna arrotolato su sé stesso e ricoperto di panna montata.
"Oddio che meraviglia ha le fragole dentro!" esclama con gli occhi che si illuminano.
"A casa nostra non si è mai mangiato questo affare." dice suo padre guardando il dolce di traverso.
"Dice davvero? Mia mamma e mio papà lo adoravano. Pensi che una volta mio padre si è dimenticato di comprarlo e quando è arrivato in pasticceria erano già finiti tutti così abbiamo provato a farlo noi tre ma non ne è uscito niente di buono. Alla fine abbiamo mangiato solo una grande ciotola di panna montata dal momento che era l'unica cosa che si salvava." dico sorridendo al ricordo di mia madre e mio padre che si tiravano pezzi di pan di Spagna bruciato mentre io li guardavo ridendo.
"Edoardo perchè non hai portato anche la tua mamma e il tuo papà oggi?" mi chiede Daisy con l'innocenza che solo un bambino può avere.
"E tu perchè non ti fai gli affari tuoi?" gli risponde Ginevra infuriata.
"Bè cos'ho detto di male?"
"Non hai detto niente di male Daisy, non preoccuparti. Loro non sono qua adesso, per questo non sono venuti." gli rispondo sorridendo mentre colgo degli sguardi dispiaciuti tra gli altri tre.
"Sono in vacanza?"
"Qualcosa di simile, si."
"Fortunati loro. Mamma quando ci andiamo noi in vacanza?"
"Daisy sta zitta." la fulmina di nuovo Ginevra tagliando finalmente il dolce.

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora