Tredicesimo capitolo. Edoardo.

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“Edo, finalmente! Credevamo che non saresti più venuto.”
Mi avvicino al tavolo del bar in cui sono seduti i miei amici e mi siedo anche io.
“Ma dov'eri finito?”
“Mi ero addormentato. Scusate, il tempo in questi giorni mi è proprio volato.”
Rivolgo un'occhiata a Nico che mi guarda male. Lui sa benissimo che ero con Ginevra ma se lo dicessi agli altri inizierebbero le battutine su cosa stessimo facendo tutto il pomeriggio a casa da soli ed è l'ultima cosa di cui ho voglia adesso.
“Allora sei pronto per partire?”
“Si abbastanza. Credo.”
“E Ginevra come l'ha presa? Scommetto che sono settimane che non te la dà per punizione!”
I miei amici ridono divertiti da quest'ultima battuta e io mi limito a non rispondere.
Quando ho portato Ginevra a conoscere i miei amici due anni fa non si sono piaciuti per niente.

Ricordo che lei era piuttosto tesa di essere messa sotto esame da dieci ragazzi che avrebbero fatto di tutto per metterla in imbarazzo ma io le avevo detto di stare tranquilla e che si sarebbero comportati bene. O almeno così credevo.
Avevamo appuntamento con loro al Philù, un ristorante molto carino fuori paese e quando passai a prendere Ginevra la rassicurai sul fatto che sarebbe piaciuta di sicuro.
“Non sono una gran chiacchierona.”
“Ma se non stai zitta un attimo!”
Mi diede un pizzicotto su un fianco facendomi sobbalzare e poi tornò seria.
“Stammi vicino Edo, ti prego.”
“Ginny stai tranquilla sono solo i miei amici. Non ti mollerò un secondo, promesso.”
“Vado bene vestita così?”
Mi girai a guardarla: portava dei jeans stretti un po' scoloriti e una camicetta bianca. Aveva lasciato i primi bottoni della camicia aperti e questo le dava un'aria estremamente sexy.
“Quella camicia mi piacerebbe un pochino più sbottonata.”
“Se farai il bravo al ritorno potresti sbottonarla tu.”
Ci scambiammo un sorriso d'intesa e partimmo.
Arrivati al ristorante mi accorsi che era veramente nervosa così le presi la mano e le diedi un bacio sulla fronte ripetendoli fino allo sfinimento quanto era bella e che sarebbe piaciuta a tutti.
Quando ci sedemmo a tavola iniziarono le presentazioni: ebbi cura di iniziare da quelli che sapevo sarebbero stati più tranquilli e più educati ma inevitabilmente alla fine arrivammo a quelli che sapevo sarebbero stati più diretti e li iniziarono i problemi.
“E loro sono Stefano, Pietro e Nico.”
“Piacere.”
Ginevra fece per stringere la mano anche a loro tre come aveva fatto con gli altri ma loro restarono immobili a fissarla finché lei non ritrasse la mano imbarazzata. Lanciai un'occhiataccia a tutti e tre facendogli segno di dire qualcosa. Fu la peggiore idea che potessi avere.
“Edoardo ci ha detto che hai fatto delle sfilate di moda.” disse Stefano.
“Bè si due o tre. Mia mamma le organizza e qualche volta le modelle si ritirano all'ultimo così quando non ha nessun altra le dà una mano.”
“Ah capisco. Insomma sei la ruota di scorta.”
“Bè in un certo senso. Ma mi va bene così, non è questo che voglio fare nella vita.”
“Cosa vorresti fare?” chiese Pietro.
“Mi piacerebbe diventare chirurgo.”
“Chirurgo? Oh non ti ci vedo proprio.” incalzò Stefano.
“E perché?”
“Ti ci vedo di più a fare la Barbie.”
“Scusami?”
“Bene ordiniamo?” intervenni io.
Dopo aver ordinato cercai di parlare il più possibile per evitare che Ginny avesse un dialogo con i miei tre amici stronzi, ma fu tutto inutile.
“Ginevra, ti piace sciare?” le chiese Nico.
“Non ci ho mai provato ma mi piacerebbe imparare.”
“Sai, Pietro ha una casa in montagna e ogni anno andiamo a farci la settimana bianca. E' un po' piccola per tutti ma per una settimana va più che bene.”
“Più che piccola non è tanto insonorizzata. Vero Edo?”
Guardo Stefano e lo supplico con gli occhi di non proseguire ma lui distoglie lo sguardo appena se ne accorge.
“Giuro Ginevra si sente ogni singola cosa che sta facendo uno nella stanza accanto. Pensa che l'anno scorso Edo e Sara hanno scopato nella stanza vicino alla cucina e si sentivano le urla mentre preparavamo il pollo. Ti ha mai parlato di Sara?”
“No lui...non me ne ha mai parlato.”
“Bè ordiniamo il dolce? Qui ne fanno di buonissimi c'è la zuppa inglese, la torta al cioccolato e...” sto iniziando a sudare e cerco di dire le prime cazzate che mi vengono in mente pur di cambiare discorso ma sembra che nessuno mi presti attenzione.
“Ma invece di pensare al dolce perché non ci dici perché non le hai mai parlato di Sara, Edo?” Pietro mi guarda con un sorrisino e io penso a tutto quello che potrei fargli appena usciremo di qui.
“Te lo raccontiamo noi Ginevra.” salta su Nico. “Sara era la fidanzata di Edo prima che arrivassi tu. Oh dovevi vederla, aveva un culo da urlo. Credo che fosse una pallavolista, vero Edo?”
Mi limito a guardarlo in cagnesco mentre sento Ginevra che trattiene il respiro.
“Con le tette che aveva tu gli guardavi il culo, Nico?” dice ridendo Stefano. “Penso che portasse qualcosa come una quinta. Si facevano delle grandi scopate quei due. A qualsiasi ora e in qualsiasi posto. A proposito...tu Ginevra ogni quanto gliela dai?”
“Scusami?”
“Si voglio dire...in una settimana quante volte gliela concedi? Perché lei gliela dava...”
“Non me ne frega un cazzo di cosa faceva lei. E non me ne frega un cazzo di conoscere delle persone così vuote e squallide.”
Ginny si alzò e se ne andò. La seguii ma venni spinto via con tanto di vaffanculo.
Mi ci vollero settimane perché Ginevra riprese a parlarmi normalmente e da quel giorno mi fece giurare che non l'avrei mai più riportata in mezzo a “quella gente” e così fu fatta eccezione per il mio compleanno.
“Edo, ci stai ascoltando?”
“Si, scusate. Cosa stavate dicendo?”
“Stavamo dicendo se vuoi che ti portiamo noi all'aeroporto. Ormai è quasi ora di andare.”
“Ah. Si, mi farebbe molto piacere se veniste con me.”
“Allora andiamo.”
Ci alziamo e montiamo in macchina diretti verso l'aeroporto.

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora