Capitolo 74. Edoardo.

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“Sicuro di non voler restare anche a cena?”
“No, grazie. Voglio stare con Nico stasera. Oggi quando sono andato via era un po' giù e poi ci tengo a cenare con Davide e Daniela.”
Ginevra annuisce e mi accarezza piano una guancia come se avesse paura di rompermi.
“Dai, dimmi.”
“Che cosa?” mi chiede spalancando gli occhi sorpresa.
“Hai qualcosa che ti tormenta, lo vedo.”
“Volevo solo chiederti scusa per mia sorella. Quella bambina è un totale disastro...”
“Non ti preoccupare, non può sapere. Ci vediamo domani pomeriggio?”
Conferma la mia proposta dandomi un bacio delicato sulle labbra.
Mentre torno a casa non riesco a non pensare a quanto diverso sarà il Natale dell'anno prossimo: mi immagino io e Ginevra che addobbiamo un grande albero di Natale con delle canzoni natalizie in sottofondo. Lei che mette la punta dell'albero e io che la bacio poi un pianto che ci interrompe e noi che ci fiondiamo dai bambini. Sorrido istintivamente.

Apro la porta della stanza di Nico e quando lo trovo sdraiato sul letto mi lancio su di lui facendo scricchiolare le reti del letto pericolosamente. Quelle reti ci hanno visto crescere e non si sono mai rotte né quando da piccoli facevamo a gara a chi saltava più in alto né quando da più grandi ci facevamo la lotta sopra. Hanno sempre resistito a tutto, proprio come la nostra amicizia.
“Buon Natale coglione!” gli urlo baciandogli le orecchie, l'unica parte di viso scoperto, ma non ricevo risposta.
“Nico? Dai cosa fai li messo così? E' Natale. Andiamo giù a rimpinzarci di noccioline e giocare a tombola. Su!” gli dico dandogli una sberla sul sedere.
Mi alzo dal suo corpo e mi metto in piedi vicino al letto fissandolo. Poi vedo la schiena muoversi di scatto e un respiro esasperato, leggermente tremolante. Sento una fitta al cuore e mi avvicino piano.
“Nico, che ti prende?”
All'improvviso esplode: un singhiozzo gli fa tremare tutto il corpo e inizia un pianto disperato che mi lacera il cuore.
Mi sdraio piano vicino a lui e subito si stringe a me aggrappandosi alla mia maglia e affondandoci la faccia sopra. Gli accarezzo piano la schiena e lo sento sospirare e rilassarsi un po'.
“L'ho vista con un altro.” dice piano, così piano che credo di essermelo immaginato.
“Le ho portato il mio regalo, sono salito dalla finestra e lei...era a letto con...” si stringe di più alla mia maglia e sento le sue lacrime trapassare il tessuto e bagnarmi la pelle fino ad arrivarmi al cuore.
“Non valgo un cazzo.” mi dice con la voce incrinata.
“Si che vali. Per me vali mille.”
“E tu chi cazzo sei?” mi dice con una risata amara.
“Sono quello che ti sopporta da una vita e che ti conosce meglio di te stesso. E io senza di te non riesco neanche a immaginarmela la vita.”
Alza piano la testa e mi guarda con quegli occhi che sembra che si stiano scolorendo dalle lacrime, ma ancora ce l'hanno la forza di brillare.
Sbatte le palpebre lasciando che l'ultima lacrima si stacchi dalle ciglia e poi se l'asciuga con una mano senza staccare gli occhi dai miei. Poi muove la labbra e quando le apre in un sorriso mi meraviglio di quanto io possa amare il mio migliore amico. Di quanto io non riesca a trovare un difetto in lui. Di quanto il suo carattere scontroso sia solo una maschera per me perchè io riesco a vederci sotto a quella maschera. Di quanto bene mi faccia la sua vicinanza e il suo sorriso perchè se sorride lui so di poterlo fare anche io.
“Dai andiamo a cercare papà e preparati a perdere.”
“A cosa?”
“Come a cosa? A tombola.” esclama saltando giù dal letto.
“Chi arriva ultimo stasera paga da bere!” urla mentre corre giù dalle scale talmente forte da far rimbombare i passi per tutta la casa.
Sospiro sorridendo: eccolo il mio migliore amico.

Buongiorno in ritardo! In questo capitolo volevo raccontare un pò meglio il rapporto tra Nico e Edoardo che secondo me è unico.
E niente io per oggi ho finito qua, un bacio grande a tutte voi che leggete ogni capitolo e mi fate capire che lo apprezzate.
A domani!

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