Capitolo nove. Ginevra.

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“Scusa ho avuto un problema...non so se riesco a venire. Lo so è che...è difficile da spiegare ma proprio non posso. No che non vado via senza salutarvi però...dai Nico non ti arrabbiare.”
Sono distesa a letto e dal profumo delle lenzuola capisco subito che è il letto di Edo. Lo cerco nel letto ma non lo trovo però lo sento parlare al telefono a bassa voce.
“Ma cosa stai dicendo? Si che ci tengo a salutarvi. Davvero non posso spiegarti ma è importante che io stia qui con Ginny adesso.”
Lo sento sospirare come se fosse veramente disperato. Come se si trovasse tra due fuochi.
“Nico non dire cazzate adesso. Non ho detto che è più importante di voi o di te. Però...ha bisogno di me.”
Apro gli occhi e lo trovo seduto sulla sedia della sua scrivania in mutande. Ha il telefono in una mano e con l'altra si strofina la fronte.
“Edo?”
“Nico aspetta un attimo. Ehi, ti ho svegliata?”
“Se vuoi andare puoi andare.”
Sta un attimo in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto. Lo vedo in difficoltà e mi fa tanta tenerezza.
“Nico ti richiamo.”
Mette giù il telefono e si avvicina a me. Si infila sotto le coperte e mi avvolge con le sue braccia. Mi bacia la testa più e più volte e io non riesco a non pensare a come farò senza di lui.
“Anche io vorrei passare le ultime ore con te, credimi. Però voglio salutare anche loro. Lo sai, sono la mia famiglia.”
“Si lo so.”
“Vieni con me, ti prego.”
“No, non chiedermi questo. Vai pure con loro io...io vado a trovare Lucrezia.”
Lucrezia è una delle poche amiche che ho qui nonché la fidanzata di Nico, il migliore amico di Edo. So che lui non la sopporta ma non mi resta molta scelta dal momento che non ho per niente voglia di tornare a casa dai miei genitori.
“No ti porto a casa.”
“Scordatelo.”
“Per favore Ginny...”
“Per favore un cazzo. Sto già sopportando fin troppo fammi almeno decidere dove devo andare io.”
“Va bene.”
Mi lascia e si alza dal letto per andare verso il bagno. Lo sento sbattere le ante del mobiletto e muovere le spazzole.
Torna in camera e prende dall'armadio un paio di jeans scuri e una felpa bianca e dopo essersi vestito prende una grossa valigia rossa che si trova ai piedi del letto.
“Andiamo?”
Senza dire una parola mi alzo dal letto e mi infilo le scarpe.
“E il resto dei vestiti?”
“Me li farò mandare, non ci stavano tutti.”
Entriamo in macchina e dopo esserci messi le cinture cala il silenzio. La macchina si accende, mette la prima e parte. Dopo pochi minuti siamo davanti alla casa di Lucrezia.
“Ho cambiato idea, mi porti a casa?”
Mi guarda come se fossi pazza e senza neanche rispondermi riparte e va verso casa mia.
So che appena mi metterà giù e ripartirà scoppierò a piangere e so che Lucrezia non mi sarebbe di conforto, anzi. Voglio chiudermi in camera mia e piangere finché non avrò più forze. O lacrime.

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora