Ottavo capitolo. Ginevra.

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“Edo, hai panna dappertutto perfino sul naso!”
“Mmm, dove?”
“Proprio sulla punta. Non pulirti con le lenzuola.”
Si lecca il naso e si toglie la panna prima di addentare l'ultimo pezzo di meringa che gli è rimasto, dopodiché si lecca le dita e beve l'ultimo sorso di cappuccino e soddisfatto si sdraia toccandosi la pancia.
“Sono proprio pieno. Ma tu non hai mangiato niente neanche la meringa.”
“Non ho tanta fame.”
“Ma come? Due minuti fa ce l'avevi.”
“E adesso mi è passata smettila.”
Mi guarda di traverso e mi accorgo di avergli risposto male ancora una volta. Prendo la brioches al cioccolato e gli do' un piccolo morso.
“Contento?”
Edo mi fa un sorriso e mi guarda da sdraiato. Odio essere fissata perciò mi guardo attorno sperando che anche lui si metta a guardare dell'altro ma quando sposto lo sguardo di nuovo su di lui lo sorprendo a fissarmi ancora.
“Cos'hai da guardarmi?”
“Niente.”
Dò un altro morso alla mia brioches e finalmente arrivo al cioccolato così ne lecco un po'.
“Edo smettila di guardarmi. Per favore, non lo sopporto.”
“E' che sei così bella.”
Appoggio la brioches sul piattino e mi dirigo verso la sua bocca. La bacio, la respiro e poi la ribacio. E mi sembra di non averne mai abbastanza. Di lui, delle sue labbra, del suo sapore.
Cerco la sua lingua ma lui si sposta e mi guarda serio.
“Cosa c'è adesso?”
“Finisci la tua brioches.”
“Sei incredibile.”

Due ore dopo siamo ancora distesi a letto, uno vicino all'altra, senza vestiti e in silenzio.
Il suo telefono emette un suono e lo lo prende dal comodino.
“Pronto? Ciao Nico. Sono a casa, perché? No non passare...sono con Ginevra. Ah è vero, scusa. Va bene, vi raggiungo tra un po'. A dopo.”
Mette giù e mi guarda dispiaciuto.
“Dove cazzo devi andare proprio adesso?”
“Avevo promesso agli altri che passavo a salutarli prima di partire...me ne ero dimenticato.”
“Dimmi che stai scherzando.”
“Ma puoi venire con me.”
“Edoardo, tra poche ore sarai su un aereo e io non so tra quanto ti rivedrò e tu le ultime ore che hai per stare con me le vuoi passare dai tuoi amici?”
“Sono i miei amici. Anche loro non so quando li rivedrò ed è chiaro che voglio salutarli.”
Sento una rabbia salirmi mescolata a una forte voglia di piangere. Sento gli occhi riempirsi di lacrime e le mani che tremano. Appena mi scende la prima lacrima Edo cambia espressione. Me l'asciugo velocemente e vado verso il bagno dove ho lasciato i miei vestiti.
Mi vesto cercando di non cadere a terra ma le gambe fanno fatica a sorreggermi così mi appoggio al lavandino e mi infilo la felpa e i jeans.
Mi stacco per prendere le scarpe e sento qualcuno che mi abbraccia da dietro.
Mi giro di scatto e gli tiro una sberla in piena faccia.
“Lasciami.”
“Ahia ma sei matta?”
Prendo le mie scarpe e me le infilo velocemente mentre Edoardo è in piedi sulla porta che mi fissa con una mano sulla guancia dove l'ho colpito. Non lo guardo.
Faccio per uscire dal bagno ma lui mi blocca la strada così provo a spingerlo ma è più forte di me. Inizio a colpirgli il petto con dei pugni ma sembra che non li senta neanche.
La rabbia e la disperazione di prima tornano a impossessarsi del mio corpo e subito inizio a tirargli dei pugni sempre più forti finché non mi lascio cadere per terra piangendo e senza forze.
Singhiozzo sempre più forte con le mani sulla faccia e improvvisamente mi sento così sola e triste.
Edo si siede davanti a me e mi tira a sé abbracciandomi. Piango senza sosta. Mi stringe più forte. Nascondo la faccia tra le sue braccia.
“Non devi piangere, sono qui con te.”
Singhiozzo sempre più forte e bagno la sua maglietta delle mie lacrime finché non sono sfinita. Poi mi addormento per terra e tra le sue braccia.

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora