Capitolo 104. Ginevra.

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Edoardo e Nico sono andati a prendere i loro amici all'aeroporto.
Dal momento che Edo non sarebbe stato da solo a Pasqua mi era balenata l'idea di tornare a casa e festeggiarla con i miei come ogni anno ma visto quello che è successo l'ultima volta che sono tornata in Italia ho cambiato idea subito e anche Edoardo non mi ha proposto di passare le feste con i miei, credo per lo stesso motivo.
Guardo l'orologio: 13:30.
So che sarà un week-end molto lungo e che dovrò mandare in giù tanti rospi ma non me la sono sentita di litigare di nuovo con Edo anche perché ha ricominciato a guardarmi come una volta solo pochi giorni fa.
Sento una ginocchiata provenire dalla mia pancia e poi un'altra e un'altra ancora: oggi le bambine sembrano piuttosto agitate, forse perchè lo sono io.
Mi accarezzo piano la pancia e mi alzo dal divano per mettere sul fuoco un po' di acqua calda per farmi una camomilla.
Appena metto su il pentolino sento una serie di passi e di risate e capisco che sono arrivati.
Sospiro lieta del fatto che almeno per dormire staranno fuori da qua e mi metto a fissare l'acqua aspettando che diventi calda.
La porta si spalanca ma io non tolgo gli occhi dalla mia acqua. Sento molte voci ma non mi concentro neanche su quello che dicono, tanto non mi interessa.
“Ginny? Cosa stai facendo?” mi chiede Edo facendo capolino in cucina.
“Mi sto facendo una camomilla. Le bambine sono agitate oggi.”
“Oh. Dopo vieni a salutare?”
Sbuffo e annuisco mentre Edo torna in salotto dai suoi amici.
Verso l'acqua calda nella tazza, ci aggiungo la bustina di camomilla e un po' di limone. La mescolo e, a malincuore, vado in salotto a cercare di far finta di essere contenta di avere tutta quella gente in casa.
“Ciao ragazzi.”
Qualcuno mi saluta ma la maggior parte si limita a farmi un cenno e a fissarmi.
Mi vado a sedere con la mia tazza vicino a Edo e tengo gli occhi bassi chiaramente a disagio.
“Ma allora è vero che sei incinta!” mi dice un ragazzo biondo del quale non ricordo assolutamente il nome.
“A quanto pare.” gli rispondo sorseggiando la mia camomilla.
“Ma...posso toccarti la pancia?” mi chiede un altro ragazzo con gli occhi chiari. Annuisco anche se in realtà è una cosa che odio e lui si alza piano venendomi incontro.
Appoggia la sua mano sulla mia pancia talmente delicatamente che quasi non lo sento e subito una bambina si fa sentire provocando un sorriso del ragazzo.
“Oddio che senso ma si muovono!” esclama allontanandosi un po'.
“Si che si muovono stupido.” gli dice Stefano e solo in quel momento mi accorgo che purtroppo c'è anche lui. Ci scambiamo una rapida occhiata e quando io distolgo lo sguardo sento che comunque il suo sguardo pungente è ancora su di me.
“Ma Edo siete sicuri che siano due gemelle?” continua Stefano e dal tono di voce capisco che ha qualcosa in mente.
“Si c'ero anche io e me ne sono accorto per primo io che c'erano due battiti.” gli risponde Nico tutto orgoglioso.
“Ma tu non hai dei gemelli in famiglia, giusto Edo?” continua Stefano.
“No, a dire il vero no. E neanche Ginny da quanto ne sappiamo.” gli risponde Edoardo senza rendersi conto di dove vuole arrivare il suo amico.
“Allora è un po' strano che siano due gemelle, non vi pare?”
“Bè potremo avere dei parenti gemelli alla lontana e non lo sappiamo. E poi non è detto che sia solo genetico.” gli risponde tranquillo Edoardo mentre io sento un fuoco nel petto.
“Secondo me sarà necessario il test del DNA appena nascono.” esclama ridendo e provocando la risata anche di tutti gli altri.
Sento il fuoco divulgarsi in tutto il corpo e i nervi tesi. Mi alzo di scatto facendo cadere la tazza per terra e in meno di tre secondi sono davanti a Stefano. Non so con quale coraggio ma gli tiro uno schiaffo in piena faccia e subito le risate si fermano.
Stefano sta fermo per un po' incredulo e quando si rende conto di quello che ho appena fatto salta in piedi e mi afferra per le spalle sollevandomi leggermente da terra. Ci fissiamo negli occhi e nei suoi vedo il fuoco ma sono talmente arrabbiata che non ho paura.
Vedo la figura di Nico in penombra alzarsi e mettersi tra noi due ordinando a Stefano di mettermi giù e quando quest'ultimo obbedisce lancio un'occhiata a Edoardo e me ne vado di casa.

“Cosa vuoi?”
“Come cosa voglio? Sapere dove sei.”
“Fatti gli affari tuoi e stai con i tuoi amici.”
Sento un sospiro sconfitto dall'altra parte del telefono seguito da un minuto di silenzio.
“Dai Ginny, lo sai come sono fatti. Ti chiedo scusa io per lui.”
“Non voglio le scuse di nessuno. Hai tutto il diritto di stare con loro ma non puoi obbligare anche me a passare del tempo con quei...”
“Va bene, ho capito. Allora dimmi dove sei che ti vengo a prendere e poi noi usciamo così tu puoi stare qui a casa.”
“Sono al Riverside Park.” sbuffo.
Interrompo la telefonata e torno a guardare il fiume: adoro questo parco. Il verde del prato è contornato dalla riva del fiume e offre uno scenario perfetto per il tramonto del sole.
Qualche anatroccolo nuota sull'acqua e sembra che anche loro si stiano godendo la bella giornata.
Un paio di bici passano sulla pista ciclabile: sono due vecchietti che sembrano orgogliosi della vita che hanno fatto, glielo si legge a entrambi negli occhi.
Due scoiattoli si rincorrono poco lontani da me e io li osservo meravigliata.
Vedo un carretto che vende gelati e decido di avvicinarmi.
“Salve, volevo un cono.” dico al signore seduto dietro al carretto.
“Che gusti le faccio signorina?” mi chiede gentilmente.
“Fior di latte e vaniglia, grazie.”
Il signore mi fa il cono e, dopo che ho pagato, anche lui mi chiede di potermi toccare la pancia.
Torno a sedermi sul prato gustandomi il mio gelato e guardo il sole che sta iniziando ad abbassarsi.
“Ma cosa fai qui seduta per terra?”
Mi giro e vedo Edoardo un po' rosso in viso, segno che ha camminato a passo veloce.
“Cerco di rilassarmi.”
Lo sento sedersi vicino a me e vedo che anche lui sta guardando il sole.
“Posso assaggiarlo?” mi chiede dopo un po' indicando il mio cono.
“No, vai a prendertelo.”
Edoardo si alza e va verso il carretto dei gelati. Lo vedo gesticolare con il gelataio e alla fine indicarmi. Pochi secondi dopo torna anche lui con un cono.
“Che gusti hai preso?” gli chiedo senza guardarlo.
“Fragola e pesca. E ci ho messo su anche la panna montata.”
Alla parola “panna montata” mi giro di scatto e vedo che tra le mani ha un cono enorme pieno di panna.
“Me lo fai assaggiare?” gli chiedo supplicandolo.
“No, vai a prendertelo.” mi risponde leccandosi un dito dopo averlo intinto nella panna montata.
“Dai Edo ti prego, fallo per le bambine.”
“Ma dai Ginny non dire cazzate alle bambine non interessa il mio cono!”
“Ma alla mamma si. Dai ti prego, ti faccio assaggiare il mio.”
“Non lo voglio più il tuo.”
“Ti faccio un massaggio stasera.”
“Bè forse per un massaggio potrei anche accettare. Ma solo una leccata.” mi dice avvicinandomi un po' il suo cono.
Mi avvicino soddisfatta con la bocca ma quando sto per leccarlo lui me lo avvicina ancora di più e io ci pianto il naso dentro ricoprendomelo di panna montata.
Pochi minuti dopo siamo entrambi pieni di gelato che ci rotoliamo e ridiamo per tutto il parco.

Eccomi qui! Mi è mancato un sacco scrivere, giuro!
La settimana scorsa non soono riuscita a scrivere niente e ho paura che mi sarà sempre più difficile pubblicare spesso.
In ogni caso: ecco un nuovo capitolo scritto tutto d'un fiato!
Volevate i vecchi Edoardo e Ginevra? Vi ho accontentate!
Una buona giornata di sole a tutte <3

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