Capitolo 91. Edoardo.

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Sento un rumore stridulo che mi martella nella testa e mi lamento girandomi.
“Edo il telefono.”
“Rispondi tu, io sto dormendo.” dico con la faccia spiaccicata al cuscino ancora non completamente sveglio.
“Pronto? Desirèe. Ah ciao. Eh sta dormendo.”
Balzo in piedi come una molla svegliandomi del tutto e prendo il telefono dalle mani di una Desirèe sconvolta.
“Pronto?” dico con il cuore che martella.
“Pronto? Pronto un cazzo! Che cazzo ci fa quella a casa nostra? Anzi cosa ci fai tu con quella a quest'ora?”
“Ehi ciao tesoro, scusa stavo...”
“Rispondimi!”
“Ti posso spiegare. Ehm...ieri sera siamo andati in discoteca e quando siamo tornati...”
“Dov'è che sei andato ieri sera? Edoardo ma sei impazzito?!”
La voce di Ginevra è terribilmente arrabbiata e, anche se non posso vederla, scommetto che è tutta rossa in viso.
Lancio un'occhiata a Desirèe che è seduta sul letto tutta spettinata e so che stavolta l'ho combinata grossa.
Mi alzo e vado sul balcone per non farmi sentire mentre supplico Ginevra di perdonarmi, ne va della mia reputazione.
“Ascolta Ginny, se ti calmi ti spiego. Però calmati per favore, fallo per i bambini.”
La sento tirare due grandi sospiri e spero che si sia calmata veramente.
“Sono calma.” mi dice con tono duro ma decisamente più rilassato.
“Bene. Ieri sera io non volevo ma me la sono trovata sotto casa e ha insistito fino all'esaurimento di andare a questa festa con lei e poi quando siamo tornati a casa eravamo stanchi morti e alla fine ci siamo addormentati. Tutto qui.”
“Tutto qui?”
Sento dell'umorismo nella sua frase e so che in questo momento Ginevra è una bomba pronta ad esplodere.
“Non sarei mai dovuta partire.” esclama poi a bassa voce quasi per non farsi sentire.
“Cos'è non ti fidi?”
“Ti lascio da solo un attimo e tu ti porti a casa una e la fai pure dormire li.”
“Non me la sono portata a casa, ci siamo addormentati.” puntualizzo.
“Certo, la differenza è netta. Io me ne vado a letto, volevo solo sapere come stavi ma mi sembra di capire che stai benone quindi, buonanotte.”
Non mi dà neanche il tempo di rispondere che interrompe la chiamata, come sempre. Ricordo che le prime volte ci rimanevo malissimo, adesso invece mi sembra quasi anormale se non mi butta giù il telefono in faccia.
Sbuffo e mi appoggio alla ringhiera del balcone: sono le otto di mattina e New York è splendida. L'aria non sembra neanche così inquinata come in realtà è e il cielo oggi è quasi decente.
“Stai pensando di buttarti giù?”
Una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare e quando mi giro la prima cosa che penso è che questa ragazza è un vero e proprio casino.
“Sto cercando di rilassarmi.” gli dico tornando a guardare la città che si sveglia.
“Ti sei preso una bella cazziata vero?” mi dice leggermente divertita. Non rispondo.
“Io non voglio fare la Ginevra della situazione però se ti vai a mettere una maglia è meglio. Non che non apprezzi lo spettacolo.” mi dice prima di scomparire dietro la porta-finestra.

“Ti va di venire a fare una corsetta con me?” mi chiede prima di uscire dalla porta.
“Io e l'attività fisica non andiamo d'accordo.” gli dico sfregandomi gli occhi e sbadigliando.
“Peccato sai? Ti starebbero bene un po' di addominali. Credo che poi saresti perfetto. Di sicuro faresti girare la testa a un bel po' di fanciulle.”
“Io ho già la mia bella fanciulla e a lei ho già fatto girare la testa, non mi serve altro.”
Desirèe mi fa una linguaccia e poi scompare dietro la porta. Pochi minuti dopo sento la sua macchina mettersi in moto e partire.
Guardo l'orologio verde menta attaccato alla parete e vedo che la lancetta più corta è sul fiore viola che è al posto del nove.

“Oddio voglio questo!” esclama Ginevra indicandoci un orologio verde pieno di fiori.
“Ma dai fa schifo. Non si capiscono neanche i numeri con tutti quei fiori.” gli risponde Nico disgustato.
“Ma dai a me piace tanto. E poi guarda che bel colore.”
“Si abbina perfettamente al resto della casa in effetti.” esclama Nico sbuffando.
“Edo ti prego prendiamo questo? Dai ti prego, almeno una cosa fatela scegliere a me.” mi dice supplicandomi e mettendo su un broncio che mi fa ridere.
“Dai Nico, ha ragione. Almeno l'orologio potrebbe sceglierlo lei.”
Nico sbuffa e grugnisce mettendo l'orologio nel carrello.
Ginevra mi butta le braccia al collo e mi bacia provocando un “Ruffiana” da parte di Nico che fa ridere tutti e due.

Sono le nove del sabato mattina e mancano ancora nove ore prima di andare a lavorare.
La mia coscienza mi dice di studiare ma la mia mente mi dice che non ne ha proprio voglia.
Prendo un po' di vestiti che ci sono nel cestino dei panni sporchi e li butto in lavatrice facendola partire. Rifaccio il letto e tiro su le tapparelle permettendo al poco sole che c'è di entrare. Mi faccio un caffè e spalmo di marmellata anche due fette di pane decidendo che mi metterò a studiare.

Nove mesi per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora