35. Quello giusto

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"E Aslan cos'ha risposto?".

Daniela sale gli ultimi scalini con un giro di gambe goffo. Si assicura che l'asciugamano che tiene poggiato sui palmi, al centro del quale ha sistemato una ciotola d'acqua fumante, sia ancora asciutto. E in quella posizione, natiche strette e spalle allineate da equilibrista alle prime armi, mi aspetta in cima, paziente e concentrata a non lasciar cadere nemmeno una goccia.

La casa di Madame Garbure ci accoglie avvolta nel silenzio e quasi amplifica il vuoto del nostro breve dialogo: che fine ha fatto il diasporo, la pietra preziosa che la famiglia di Ömer si tramanda incastonata in un anello? Questo mi sta chiedendo, Daniela. Tanto le devo.

Sbatte gli occhi ripetutamente: "Perché Aslan ti ha risposto. Vero, Ros?".

La raggiungo, le sopracciglia che si sfiorano, pensierose. Mi guarda a sua volta, sulle spine. "Proprio no", ammetto. "Mentre eravamo in ospedale, sono entrati due poliziotti per raccogliere la mia testimonianza, e ci hanno interrotti".
In segno di resa, lascio che la spugna che ho portato con me, con il cambio di vestiti puliti per Aslan, sgretoli il filo di bollicine di sapone che galleggia sulla superficie dell'acqua. "Ero tesa. Mentire per nascondere il malaffare di Damiano è stato imbarazzante. Quando i poliziotti se ne sono andati, si era fatto tardi e voi ci stavate aspettando. Non ho insistito". Splash, la ciotola tremola e le guance di Danny si colorano di rosso: "Attenta!", perde un centimetro della sua compostezza. "O dovrò tornare in cucina a riempirla di nuovo e poi...". Si rimette in bolla: "... poi mi toccherà pulire tutto il corridoio...".

"Esagerata", le rivolgo l'occhiolino. "Piuttosto, dovresti ringraziare il tuo amico Damiano, che con una sola doccia sta prosciugando le riserve d'acqua calda di un intero anno e ci costringe a fare la spola con il pianoterra, per aiutare Ömer a lavarsi come può".

"Ecco, proprio quei due!". Madame interrompe il cicaleccio che ha sentito provenire dalle scale, comparendoci davanti saltellante su una stampella. "Ho appena visto Renard infilarsi nella camera di Alessandro. Che dite, dobbiamo preoccuparci?".

"Renard?". Le lentiggini di Daniela passano dalla padrona di casa a me con espressione disorientata. Ma la Rochelais è già presa da un'altra faccenda, che le preme condividere, e non le spiega.

"Damiano", sussurro allora alla mia amica, mentre l'altra rovista nella tasca del poncho. "Madame lo chiama così, la Volpe", imito con gli indici due lunghe orecchie pelose. "Adesso ti è chiaro?".

"Oh", la testa ricciuta di Daniela ondeggia in segno di assenso, con movenza sarcastica. Le è chiaro, eccome. Quindi, si blocca. L'espressione seria. Le volpi, evidentemente, non le dispiacciono. "Io credo che non dobbiamo preoccuparci troppo, sapete? Sono molto cambiati, entrambi" sentenzia, decisa.

Madame la scruta dalle sue iridi azzurre. Va cercando qualcosa che non so: "E chi siamo noi per non dare retta al tuo sesto senso, Daniela", ammette pronunciando a labbra strette quella che dovrebbe essere una domanda, aggiungete pure retorica, e invece ci arriva come un verdetto. "Cosa non combina questo strano muscolo", allude ancora Madame, e le porta le unghie laccate di rosso al petto. E così, la mano sul cuore incorrotto di Daniela, Marguerite Rochelais sembra capire e rasserenarsi. Ma il sollievo dura poco, la sentiamo scandire con il tono cupo di un oracolo: "Meglio imparino a volersi bene presto, perché ci serviranno uniti". E, nel lanciare la sua profezia, ci allunga il cellulare: "Date un'occhiata ai siti dei giornali della città...".

Obbedisco, confusa, e affondo nello schermo.

Conferenza stampa di sangue: il pubblicitario Alessandro Aslan accoltellato davanti al Grand Hotel.

Smetto per un istante di respirare. "Coraggio, Ros". Le ossa di Daniela si schiacciano contro le mie. Leggo un altro titolo: Prima la proposta di matrimonio, poi l'aggressione. Alessandro Aslan ferito in pieno centro davanti alla fidanzata.

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora