Parlami, Ömer. Schiudi il tuo sorriso bianco, imbarazzami come solo tu riuscivi. Non ti ho guardata, ti ho ascoltata arrivare, così mi hai detto una volta. Hai, per caso, riconosciuto di nuovo i miei passi? Magari ne hai persino immaginato le note, come già hai fatto in passato. Mille pensieri mi si accendono nella mente, ma non uno la rischiara.
Lui non dice, i begli occhi che affondano nei miei, testardi. E niente, non un gesto di più. Restiamo impalati uno di fronte all'altra senza fiatare, incapaci di rivolgerci il più innocuo saluto. D'altronde, quale parola usare per prima, dopo tanto tempo? Ciao, sorpresa!, accidenti; quale? Evidentemente, non lo sappiamo.
Ma ce l'ho in pugno, Aslan. Non si muove, non vuole: qualunque azione andrebbe a turbare questa manciata di secondi che ci è concessa, per ritrovarci o scoprirci persi per sempre. Sì, ce l'ho con me, lo avverto. E, nello stesso tempo, non posso chiedere di più.
"Lasci che mi presenti". Ahimè, interviene a distrarlo Yuri, che, nel farsi avanti, con estrema naturalezza s'azzarda a cingermi le spalle. Sento il suo palmo caldo indugiare sul mio cappotto; di rimando, la fronte di Aslan si rannuvola e gli occhi si fanno stretti, le labbra tirate.
"Avremo modo di conoscerci. In ogni caso, mi chiamo Yuri Conciarini, il disegnatore di riferimento della Garbure". L'altra sua mano, quella che non ha osato toccarmi, resta a mezz'aria. Aperta.
I due si studiano, divisi da un braccio teso. Non è il direttore dell'Agenzia Balon, l'uomo che ho di fronte. Ha il cuore esposto, non lo controlla e a stento si trattiene. Lo sguardo gli sfugge e si posa anch'esso sulla mia spalla, quella stretta lo infastidisce. Non stringe la mano di Yuri, nemmeno la sfiora; anzi, si limita a concedergli a denti stretti, mentre gli sfila davanti serio, un impersonale, gelido "Alessandro Aslan". I fogli che stava controllando sbattuti sul piano della scrivania di Le Fèvre, lo osservo mettersi comodo: "Adesso, se non vi dispiace, cominciamo".
Jacques Le Fèvre annuisce e ci prega di accomodarci. Noi tutti obbediamo, Delia subito pronta a fare propria la seduta più vicina a quello che, per lei, non è che un affascinante sconosciuto. "Avessi saputo prima che il pubblicitario era un tipo del genere, mi sarei vestita meglio!", la sento barbottare già lanciata verso di lui. Una minigonna che cammina.
Aslan nemmeno la nota, parlotta con Lu e le mostra il dossier che ha davanti. È lavoro e il lavoro viene prima di tutto; vero, Alessandro? Io, al contrario, quasi me ne stavo dimenticando.
"Bene", raschia il gargarozzo Le Fèvre. "Siamo qui riuniti per dare avvio alla fase cruciale dell'apertura della nostra Boutique". Il suo collo taurino si volta verso i due rappresentanti della Balon: "Durante il colloquio che abbiamo avuto, una decina di giorni fa, non vi ho specificato che i gioielli in questione sono quelli della Garbure di Marguerite Rochelais. Qui - le sue otto dita ci indicano: uno, due, tre - sono presenti i suoi disegnatori e la modella principale delle collezioni".
Zuccherino, Damerino e Grissino, vorrei quasi aggiungere. Sono i soprannomi che Mister Quattro Milioni ci ha affibbiato, rigorosamente studiati. A ciascuno il suo. Ma resto zitta: è già un miracolo sia rimasta in piedi, parlare sarebbe un azzardo.
"Garbure ha detto?", la risata argentina di Lu riempie la sala. "Conosciamo bene sia le creazioni che la titolare! Avrebbe dovuto dircelo, sarebbe stato un altro punto a nostro favore". Un'occhiata ad Aslan, e quello - impegnato a ruotare la penna tra le dita - preso in causa sorride: "Madame è un'amica dell'Agenzia Re, a loro si è sempre appoggiata e ancora si appoggia. Credo che non si sia informato troppo bene su di noi, signor Le Fèvre".
Il suo sorriso, mi ci perdo dentro. Non è per me, lo so; eppure, mi sembra riesca a illuminare tutto, anche il mio umore nero.
"Non lo sapevo difatti", sghignazza quello. "Marguerite è un'ottima imprenditrice, sinora mi sono limitato a fornirle gemme. Ma poco importa. Le decisioni, per questo progetto, le prenderò io. Tanto più che la nostra Madame è reclusa in casa con un piede rotto".
STAI LEGGENDO
Crisantemi fritti tutto l'anno
RomanceSeguito di Crisantemi fritti a colazione (Vincitore Wattys 2020). Quella non era una verità come tutte le altre. Cosa avreste fatto voi, se foste stati al mio posto? Avreste aperto la lettera oppure ve la sareste dimenticata, fingendo di non sapere...