29. Le tante spine

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E, così, la rosa punse l'usignolo. Quell'esserino solitario dal cuore puro, che le si era avvicinato troppo, sfidandone la natura ammaliatrice e pericolosa. Le tante spine.

Aslan si scosta dal mio corpo, ancora avvolto dal tepore della nostra intimità. Quel corpo tornato finalmente suo, e ancora pregno del profumo che porta e che mi si è fermato sul collo, tra i palmi, tra le cosce, attorno alle caviglie.

Si scosta, gli occhi grandi pieni di paura. S'è già punto una volta, lui - è quel che mi pare di leggerci dentro - eppure sono proprio le sue insopportabili croci e le migliori delizie, queste mie sottili, puntutissime, spine. Forse - stringo i pugni - non s'aspettava altro, Ömer: venire ferito e, sanguinante, tornare a porgermi comunque il petto. Anzi, forse ci ha fatto il callo, il mio dolce usignolo: sa che non ha che da sciogliersi dal mio abbraccio, per mettere distanza tra me e la verità. E, nonostante tutto, sono la sua rosa. 

Nudo, la pelle olivastra che alla luce delle candele pare ambrata, i capelli sciolti in disordine sulle spalle larghe, le labbra arrossate dai baci e dalle carezze che mi hanno percorsa tutta, a lungo, instancabili. Se non fosse per questi particolari, che provano l'amore che abbiamo appena rinsaldato, non vedrei che quelle isole scure, cementificate dalla rabbia, puntare dritte nelle mie, che invece sento molli per l'imbarazzo.

Quegli occhi si induriscono, e il suo bel viso assume l'espressione indecifrabile che gli viene naturale, quando fiuta una minaccia.

"In realtà, non c'è nessun fidanzamento", mi affretto a precisare. "Mi ha difesa, non c'era altro modo per tenere lontano Le...". E subito m'interrompo, inspiro, cerco il buio che tutto schiaccia, là fuori. Non oso più guardare l'uomo per il quale darei la vita, prima di pronunciare quel nome e con quel nome confessargli che sì, gli ho mentito e che no, non ho rispettato i patti, non mi sono tenuta alla larga dal viscido Jacques. E questo è il risultato.

"Tenere lontano chi?". Scuote il capo, Aslan. Sembra avere capito e con quel gesto negare l'evidenza. Non può essere, gli leggo in faccia, non puoi avermi disobbedito.

Il nero della notte mi cala sul cuore. Abbasso le palpebre e, in un rantolo di vergogna, finalmente mi libero dalla colpa: "Le Fèvre", gli confermo.

Il silenzio che segue è pura apnea. Quanti secondi sono? Passano e io vedo nel buio soltanto più buio. Non respiro.

Finalmente, trovo il coraggio di posare il mio sguardo da penitente su di lui. Mi costa fatica, ho il terrore che mi venga restituito un colpo che mi soffochi qui e per sempre. Ma non ci trovo nulla, non una lacrima, non un tic nervoso, neppure una reazione di stizza, magari un calcio al bicchiere vuoto che un'ora fa ha posato sul pavimento. Niente. Ömer non tradisce emozione.

Ho la gola secca e il vino mi ribolle nello stomaco mentre aggiungo: "Non è solo Le Fèvre, e questo ti piacerà ancora meno".

Un risolino amaro. "Perché il nobile difensore, il finto fidanzato, sarebbe Damiano". Alza leggermente la voce, quasi a domandare, ma è chiaro che Aslan ha capito anche questo, e afferma - vorrebbe negare, ma afferma - quel che a me viene difficile esprimere. Fidanzarmi con Damiano Re è troppo, forse più dell'acconsentire a un accordo per prestare il mio volto pulito a un villano come Jacques Le Fèvre. Perché Damiano mi ha ferita, con intenzione e cattiveria; mentre Jacques sfrutta e basta, e i suoi torti restano in superficie.

"L'ho fatto per l'Agenzia Re", mi alzo perché lui s'è alzato. "Non voglio che tu venda la villa, non è giusto. Avete bisogno di un socio". Si sta infilando la maglietta e, senza prestare attenzione alle mie parole, mi lancia il dolcevita. Potrebbe essere uno schiaffo, non è che lana.

Esce dal salotto, per tornare poco dopo con il mio cappotto in mano. Mi lancia anche quello. "Rivestiti", scandisce secco, e comincia a soffiare sulle candele. Le spegne una dietro l'altra, e io mi spengo con loro. "Non farlo...", anche il mio è un comando, anche io pretendo di dire la mia, questa volta. "Puoi cacciarmi, se vuoi. Ma sappi che non intendo uscire da questa casa, dovrai ascoltarmi".

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora