25. Barbosa

2K 229 163
                                    

Come un lamento stanco, le onde del mare si infrangono contro gli scogli. Rumoreggiano, e intanto non smettono di sbattere, perseverando nel loro moto insano, che le spinge ora avanti ora indietro, fino a trascinarsi sulla battigia.

La Costiera ci corre attorno avvolta in un silenzio irreale. Giusto due gabbiani in volo. E il mare d'inverno sembra aver perso la forza che gli ribolle dentro, quando gli pesa addosso la calura. Non è che un mugolio sommesso alle mie spalle, quello che sento e che riesco a vedere, riflesso nelle iridi acquose di Aslan.

"Damiano Re vive nascosto al quarto piano, sotto casa mia". Termino questa frase maledetta, e i suoi occhi si induriscono di colpo. Due gusci completamente scuri, inanimati, corrono sul mio viso, per leggermi in faccia questa verità. Difficile credermi: forse trovarlo scritto da qualche parte, magari fissato in qualsivoglia forma, e un simile segreto sembrerebbe più accettabile, meno vigliacco.

Schiude le labbra di un filo, Ömer. Quel poco che basta per buttare fuori lo stupore. Le mani, attraversate da un tremore nervoso, passano tra i suoi capelli, poi si fissano ai fianchi, una scalcia e si chiude a pugno.

"Non ti preoccupare, figliolo", la sua voce si è fatta tagliente. Capisco che è Corrado a cui sta pensando; sì, la ricordo anch'io, è di Coco la raccomandazione che Aslan ora recita con il sorrisetto duro del disincanto: "Damiano è al sicuro e, per ora, è meglio che tu non sappia dove si trova". Una pausa quindi, secco deciso arrabbiato, sferra un calcio alle onde e frantuma in spruzzi salati una cresta spumosa arrischiatasi ad allungarsi più lontano delle altre, quasi ai nostri piedi.

"Corrado non voleva, io non volevo...", provo a discolparci. Ho la pelle d'oca e le guance che scottano. "Non abbiamo potuto opporci, Daniela era irremovibile e gli ha addirittura trovato due stanze libere, nel nostro palazzo. Devi credermi, Ömer: se fossi stata sola in piazza, quella sera...".

"Avresti fatto esattamente come lei, Rossella".

No, non lo avrei fatto. Non sono poi così speciale, io.

"Hai soccorso una persona in difficoltà, e va bene". Si sistema il collo del giaccone, infastidito. E prosegue in un sibilo: "Quell'idiota! Come ringraziamento, ha messo in pericolo tutti, te Daniela Corrado Madame, persino me. Credimi, gli farò pagare anche questo".

"Come... aspetta... vuoi davvero vederlo?".

"Non chiedo di meglio. Finirò il lavoro che quei due hanno lasciato a metà".

"Non puoi, non puoi proprio".

Aslan mi squadra, interdetto: "E perché no? Ti sei affezionata, per caso?".

"Ma che dici..." gonfio le guance, piccata.

Questa sera Jacques Le Fèvre verrà a casa mia, è a questo che penso in realtà. E Damiano Re lo accoglierà nel mio salotto. Non riesco a mantenere la calma, comincio a voltarmi da una parte - la scogliera deserta - e dall'altra - il Barbosa che spande profumo di pesce dalle cucine - e intanto spero di nascondere questo disagio che mi manda in fibrillazione. Se lui, Aslan, suonasse il campanello proprio al momento dell'incontro? E ci trovasse là, tutti quanti? Ecco: come reagirebbe? Si metterebbe contro l'accordo; e Coco lo stesso, temo. Finiremmo col perdere la possibilità di salvare l'Agenzia Re, ne sono certa.

"Più tardi andrò alla tenuta a parlare con Corrado. Venderemo le ville e salderemo il debito di quel...".

Più tardi, dice. Torno a respirare.

"Le ville? Non essere precipitoso". Un balzo e gli sono davanti. "Perché non trovare un altro socio? Qualcuno, con un certo patrimonio, che voglia investire sulla pubblicità?".

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora