2. Astragalo e prosecco

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Che sia diretto, ma moderato. Anzi, no, che sia delicato e abbondante, un getto fastidioso quanto basta che la investa e le spenga, in un sol colpo, la curiosità. Solo così, il poncio annacquato e il trucco semi sciolto, Madame verrà definitivamente distratta, e io potrò evitare la domanda scomoda che mi ha appena rivolto, impalata di fronte a me con le mani sui fianchi, un chiaro segnale di attesa.

Sì, così sia. Se mai - mi guardo attorno, illudendomi di scorgere il taxi 404 in arrivo, pronto a inciampare nella prima pozzanghera utile - dicevo, se mai la fortuna decidesse di passare di qui, all'Incrocio della Borsa, a quest'ora. Ci vorrebbe solo una bella spruzzata, uno schizzetto deciso. Ma niente, di quel ferro vecchio nessuna traccia. Gli è bastata una sola vittima, e quella vittima sono io.

"Tesoro, cos'è successo tra te e Alessandro? Parla!", insiste accorata Madame. "Sono mesi che ti vedo soffrire in silenzio. Eppure, non lo nomini mai. È tanto penoso, questo motivo, tanto difficile da farti chiudere in te stessa?".

Deglutisco l'amaro. Lo è, Marguerite. Penoso, e difficile, e ingiusto.

Quel nome, vorrei sapesse, quel nome taglia, e fa male. Poche lettere, un suono in una lingua che non mi appartiene, eppure quale brivido ancora sento correre lungo la schiena, al solo pronunciarlo! Ömer. Tremo. Come se quelle mani, le sue mani grandi ispessite dagli anelli in argento che calza a ogni dito, fossero rimaste lì, ad accompagnarmi, giusto un passo indietro, giusto una carezza lieve. Carne, la mia, sospinta dal calore di altra carne, la sua.

"Eravate così affiatati", si stringe le nocche, Marguerite. "Ti aveva proposto di andare a vivere con lui, alla villa. Il giorno dopo, ti sei presentata alla Garbure con gli occhi che brillavano più dei nostri diamanti...".

È successo davvero? Mi interrogo io. Aslan mi ha proposto di trasferirmi alla villa, tempo fa, durante i nostri quattro mesi insieme? Madame tira fuori un nuovo capitolo della storia, che ben conosco e che per questo sto cercando di dimenticare, e anche lei si fa triste: "Finché non è arrivata quella terribile notizia, che batosta! Ercole Re, suo padre, muore mentre passeggia lungo il Tamigi. L'intervento al cuore, l'ultimo tentato qui nella Metropoli, gli ha regalato solamente due mesi di agonia in avanzo, povero Ercole".

I suoi occhi si spostano sul traffico, che anima la strada. "Corrado era a pezzi. E lui! In tanti anni, non avevo mai visto Aslan soffrire. Sembrava così... indifeso. Ma tu - il poncio mi scuote e Madame torna a fissarmi, ipnotica - Tu, Rossella Mossetti, non l'hai mai abbandonato; gli sei stata, anzi, accanto come solo una donna innamorata è capace".

Gli sono stata accanto, sì, questo non me lo scordo: ho nitida ogni riga tracciata dalle sue lacrime, gliele ho asciugate tutte, una a una. A che è servito? E adesso, lui, dov'è?

"Al funerale di Ercole eri il suo nord. Tutti a farsi avanti per esprimergli le condoglianze, tutti a cercare una sua spalla da sfiorare, tutti protesi verso il suo viso per strappargli un saluto, e Aslan non faceva che cercare te, te soltanto, con lo sguardo, con le dita. Fino a quel momento, Alessandro era conosciuto come il braccio destro del patron dell'Agenzia Re, qualcuno di estremamente vicino a Ercole. Pochi di noi sapevano che era un figlio rimasto orfano, da allora più solo di quanto non fosse stato prima". Un sospiro lungo, e poi: "Io e Corrado credevamo di poter contare sul vostro amore, l'avrebbe aiutato pensavamo. Eppure, dal giorno del funerale di Ercole, qualcosa tra voi è cambiato. Come mai?". Soffiato fuori il suo sgomento, Madame ora mi guarda, e di nuovo attende. Ha parlato fin troppo. Forse spera di ottenere, finalmente, la spiegazione che tanto cerca.

Cara Marguerite, è tutto vero. Le cose sono andate proprio come ricordi, vorrei dirle. Ma tu non sai tutto, non immagini, e io non ho il coraggio di parlare. Non posso proprio.

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora